Nobodies – La comedy dietro le quinte di Hollywood di Marco Villa
La dura vita di tre autori che non ce la stanno facendo
Ah, quanto sono belle le special guest star! Lo sono già in quanto tali, se poi vengono inserite in un contesto di meta-televisione, il godimento si moltiplica, perché in quei casi le special guest star interpretano se stesse e il discorso si fa molto più interessante. È esattamente quello che accade in Nobodies, che fa di tutto per portare lo spettatore in una dinamica hollywoodiana.
Nobodies è una nuova serie di Tv Land, creata da Hugh Davidson, Larry Dorf e Rachel Ramras, tre autori e attori che nella serie interpretano se stessi. Più o meno, perché le loro controparti televisive sono tre amiconi storici che cercano disperatamente di trovare il proprio posto nel mondo dell’intrattenimento, vedendo amici e colleghi raggiungere il successo prima di loro. E quei colleghi si chiamano Melissa McCarthy, Maya Rudolph o Jim Rash. Gli ultimi due si vedono anche nel pilot, mentre Melissa McCarthy viene più volte evocata: è il suo nome, infatti, a permettere al trio di coltivare la speranza di ottenere la luce verde per la produzione del loro primo film. Ovviamente Melissa non sa nulla di tutto questo, perché i tre la conoscono, ma spendono il suo nome senza averla minimamente contattata.
Il gioco di Nobodies è tutto qui, un gioco un filo sadico che punta tutto sul mettere in scena situazioni in cui i protagonisti si ricoprono di imbarazzo e di vergogna nell’assurdo tentativo di svoltare. L’aggettivo “assurdo” non è scelto a caso, perché la vocazione di Nobodies è quella di puntare sull’esagerazione: in questo senso è emblematica, nel primo episodio, la scena in cui i due protagonisti maschili provano ad approcciare Jason Bateman (altra grande special guest star) durante una partita di basket in cui non c’è nulla che va per il verso giusto, anche contro ogni logica. Il comportamento dei due, infatti, è totalmente folle, così come folle era la scelta di tirare in mezzo a caso Melissa McCarthy.
Siamo quindi lontani da un mondo vagamente verosimile come quelli raccontati in 30 Rock o in Episodes. Del resto, là si raccontava l’ambiente televisivo dall’interno, mentre in Nobodies il mondo dello spettacolo viene guardato da fuori, con uno sguardo insieme affamato e rabbioso. Il concept di Nobodies potrebbe tranquillamente essere quello di una serie drama, la scelta compiuta è invece quella di una comedy al limite del non-sense.
Come detto, parte del fascino arriva dalle guest star, ma non va certo sottovalutato il ruolo dei protagonisti, mischiati in modo davvero perfetto in quanto a caratteristiche, qualità e limiti. Nobodies è una comedy con un livello altissimo di autoreferenzialità, con pregi e difetti che questo comporta: se siete malati di televisione (e se siete qui sopra ci sono buone possibilità che lo siate), sarà l’ennesima finestra su quello che succede e non succede da quelle parti. In caso contrario, potreste sentire parecchio fastidio guardando Nobodies.
Perché seguire Nobodies: per il numero di attori e attrici di livello che compariranno in ogni episodio.
Perché mollare Nobodies: perché è autoreferenzialità pura.