24: Legacy – Torna il thriller in tempo reale, ma senza Jack Bauer di Diego Castelli
Il reboot è ben fatto, ma da qui all’essere “necessario”…
“Altro giro altro reboot”, come soleva ripetere mia nonna ogni volta che il fruttivendolo sotto casa cambiava gestione. E lo diciamo anche noi, visto che in questi anni pieni di remake e ricicci vari siamo qui a parlare di 24: Legacy, erede ufficiale (poi vediamo se pure degno) di uno dei marchi seriali più famosi degli anni Duemila.
E sarà un caso, ma la situazione politico-cultural-militare è incasinata come allora. La prima stagione di 24 – che introdusse un modo assai innovativo di scrivere il racconto televisivo e impose all’attenzione telefilmica la figura mitica di Jack Bauer – venne trasmessa a partire dal 6 novembre 2001, nemmeno due mesi dopo l’11 settembre, e raccontò di terroristi, soldati e agenti segreti in un momento estremamente caldo della vita americana e mondiale. Oggi, in uno scenario per molti aspetti diverso ma ugualmente infuocato, la nuova 24 riprende quei temi e li rimette in campo quando tutti parlano di muri, barriere e protezionismo, e quando le frizioni religiose, razziali e culturali sono ben lungi dall’essere sopite.
In questi anni il linguaggio di 24 è diventato universalmente riconosciuto, ma non ha esattamente “fatto scuola”: troppo riconoscibile l’approccio cronometrato e multischermato per poter essere realmente riproposto paro-paro, anche se parte dell’insegnamento di 24, in termini di tensione e ritmo, è stato sicuramente recepito da altre serie più recenti (Homeland è il primo nome che mi viene in mente).
Ma i suoi cavalli di battaglia, quelli no, rimangono suoi: il racconto di una giornata in tempo reale, il cronometro a scandire l’agire dei personaggi, le descrizioni esplicitamente parallele che tengono insieme più scene nello stesso momento: questi e altri elementi rimangono propri di 24, e la loro riproposizione in 24:Legacy risulterà comunque “diversa” per i neofiti. Per i fan di lungo corso, invece, l’ambiente familiare giova sicuramente alla comodità, ma è più difficile vedere reali margini di innovazione, visto che l’impianto generale della serie è rimasto sostanzialmente identico, fino alla suoneria dei telefoni del CTU (che a suo tempo usavo come suoneria del cellulare, che nostalgia…)
Certo, una grossa novità c’è: manca Jack Bauer. In passato abbiamo già avuto modo di parlare della lenta ma netta trasformazione di 24 da serie linguisticamente innovativa e accattivante, ad altare votivo dedicato alla grandezza di Jack Bauer.
Il personaggio di Kiefer Sutherland, intriso di un patriottismo sconfinato ma mai banale, riuscì a caricarsi sulle spalle il peso tragico di un eroismo drammaticissimo, in cui i nemici arrivavano da ogni parte, anche e soprattutto dall’interno, e in cui una scrittura furbissima riusciva a giustificare qualunque efferatezza compiuta dal protagonista, proprio in virtù della loro sostanziale inevitabilità e del prezzo che Bauer doveva sempre e comunque pagare. Come dire: “puoi fare quello che ti pare, però in compenso di facciamo fare una vita di merda”.
Risultato: molto onore e poche critiche, e applausi sinceri da parte di chi con 24 poteva gustarsi un action-thriller sincopato e tamarrissimo, senza per questo sentirsi un dodicenne senza cervello.
Ora, in 24: Legacy, arriva un nuovo eroe, un ex soldato di nome Eric Carter che dopo aver eliminato una specie di erede di Bin Laden viene braccato dagli stessi uomini del vecchio nemico. I suoi ex compagni vengono uccisi, e lui si trova costretto a tornare all’azione per impedire un nuovo attacco terroristico che, ovviamente, coinvolge anche le più alte sfere dell’antiterrorismo.
Eh sì, perché può cambiare tutto, ma non il fatto che 24 prevede anche un ampio livello di tradimento, che questa volta sembra suonare ancora più velenoso, visto che il protagonista è debitamento nero (intepretato da Corey Wawkins, visto anche in The Walking Dead), e aggiunge quindi quella sfumatura di lotta delle minoranze che in questo periodo fa un sacco bene alla reputazione social della serie.
È presto per dire se Hawkins saprà entrare nel cuore dei fan come Jack Bauer (in realtà, spoiler, non ci riuscirà), ma intanto possiamo dire che questa 24: Legacy ha mandato a memoria la lezione dell’originale in modo maniacale, probabilmente troppo: se la sua dote migliore è il ritmo, con un pilot che non stanca mai e tiene sempre desta l’attenzione dello spettatore, il suo peggior difetto è proprio quello di non riuscire in alcun modo a staccarsi dallo stampino originale, fallendo nel tentativo di trovare una propria identità.
Il risultato è che gli spettatori più giovani potrebbero anche appassionarsi, mentre i fan di lungo corso, a conti fatti, si trovano per le mani una specie di replica della vecchia 24, è cui però è stato tolto Jack Bauer.
Detta così non è che invogli granché alla visione…
Perché seguire 24:Legacy: In termini di ritmo e tensione nulla da eccepire.
Perché mollare 24:Legacy: Non essendoci alcun significativo elemento di novità, la mancanza di Jack Bauer si sente eccome.