6 Dicembre 2016 9 commenti

Supergirl + Arrow + Flash + Legends of Tomorrow, il crossover che sa di carnevale di Francesco Martino

Classico esempio di come la tv continui a mostrare i propri limiti in alcuni generi

Copertina, On Air

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Ogni mattina Greg Berlanti si sveglia consapevole che il 70% della comunità geek di tutto il mondo aspetta un suo minimo gesto per urlare a grande voce l’unica parola in grado di dare un senso all’enorme mole di eroi in calzamaglia di casa CW: crossover. Puntuale come il Natale anche questo 2016 ci ha regalato il tanto atteso crossover tra le serie create dal nostro Greg, quel Berlantiverse che nell’ultimo anno seriale ha visto l’aggiunta di Supergirl al listino CW, arrivando così a quota quattro show basati su proprietà DC trasmessi da un unico network.

Sarò onesto, questo Heroes vs Aliens mi ha decisamente deluso, ma probabilmente la colpa è mia. Presentato come “l’evento televisivo dell’anno”, questo nuovo crossover gioca sul facile unendo gli eroi con la trovata più semplice di tutte. Una razza aliena, i Dominatori, è pronta ad invadere il nostro pianeta per eliminare la minaccia meta-umana, costringendo Flash a riunire una gigantesca squadra di eroi per cercare di fermarli.

Ed è qui che iniziano i primi problemi! Perché nella concezione del sottoscritto l’idea di crossover supereroistico richiama alla mente gruppi come gli Avengers o la Justice League, formazioni di pochi membri in cui ognuno aveva una propria utilità, ma soprattutto in cui tutti avevano il proprio ruolo. Qui invece si è optato per una super-ammucchiata, una scomoda situazione in cui a turno gli eroi scompaiono per esigenze di copione salvo poi ricomparire nella scena successiva o qualche minuto dopo. Non si crea mai un vero e proprio gruppo con una chimica, ma la sensazione è più quella di assistere ad una staffetta in cui a turno qualcuno passa il testimone all’altro. Questa sensazione non è poi aiutata dalla struttura con cui è stato composto questo mega-evento, diviso in quattro singole puntate e lontano dall’idea di un racconto coeso.

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Tolto l’episodio di Supergirl (possiamo parlare di pubblicità ingannevole?) i restanti tre episodi procedono per la loro strada, presentando la sottotrama dell’invasione aliena secondo le necessità dello show. Tutto questo appare ancora più evidente in Arrow, che dovendo festeggiare il suo 100esimo episodio utilizza un brutto escamotage per riportare in scena alcuni volti noti dello show, mettendo in piedi quella che sembra un po’ troppo la vostra rimpatriata con i compagni del liceo. Questa scelta non fa che allungare la trama, impedendo alla storia di creare un minimo di tensione e trasformando l’assalto dei Dominatori in una scampagnata in cui un’allegra combriccola di eroi in maschera si incontra, chiacchiera e fa a botte.

Ecco, parliamo un secondo dell’azione, perché è quella che mi ha ucciso dentro. Sfuggente e mal coreografata, quei pochi momenti in cui si viene alle mani hanno mostrato tutti i limiti del media televisivo rispetto a quello cinematografico. Se la tv sembra ormai essere al passo del fratello maggiore sul versante dramma e commedia, il blockbuster può dormire sogni tranquilli. Nonostante gli sforzi di strizzare l’occhio ad alcuni degli ultimi cinecomics, i momenti più concitati mettono in mostra tutti i limiti tecnici del prodotto CW, facendo cadere inesorabilmente la cosiddetta “sospensione dell’incredulità”. Passino gli alieni quasi sempre inguardabili, passi Supergirl che compare con meno frequenza della voce entrate sul mio conto, ma sarebbe una scelta saggia quella di riconoscere le proprie mancanze, evitando di gettare lo spettatore in momenti di tv di rara bruttezza. Parlo della scena finale sul tetto, anticipata da qualche trailer come una versione televisiva del celebre scontro nell’aeroporto visto in Civil War, ma rivelatasi una lenta tribolazione in slow-motion in cui Flash piazza degli ordigni addosso ai Dominatori per risolvere la trama in pochi secondi.

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Eppure la soluzione era dietro l’angolo, ed in parte arriva proprio dal crossover stesso. Una delle poche cose buone viste in questo mega evento sono le interazioni tra alcuni personaggio: Cisco che cita Stranger Things, Ray che richiama involontariamente il passato di Brandon Routh nei panni di Superman o anche Heatwave che fa Heathwave, sono la prova di come il Berlantiverse sia fatto anche di buone idee. Allora perché riempire questi episodi di personaggi secondari terribilmente insulsi? Che senso ha mostrarci l’inutile Team Arrow che combatte una razza aliena a colpi di pistola e cazzotti? Passi l’intervento di Oliver Queen, ma infilare a forza tutto il resto della gang, gettandola poi in quel revival che è stato il 100esimo episodio, è stata il manifesto di una scelta infelice.

Come detto prima, l’idea di crossover supereroistico deve rimandare ai più famosi gruppi di eroi, non ad un’accozzaglia di gente dalla dubbia utilità. Quindi passino gli effetti visivi ridicoli, passino le scene d’azione coreografate come il primo Daredevil e passi anche la trama diluita in tre ore di episodi; ma ti prego Greg Berlanti, l’anno prossimo ascoltami, ed unisci quel tuo splendido umorismo da Silver Age fumettistica ad un briciolo di raziocinio. Diciamo stop agli sprechi, diciamo stop a Thea Queen.

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