25 Novembre 2016 7 commenti

Shooter – Il buon cecchino contro il potere marcio di Washington di Marco Villa

Un ex marine che si ritrova incastrato con l’accusa di aver ucciso il Presidente

Copertina, Pilot

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Ognuno ha i suoi limiti, uno dei tanti che mi porto dietro è legato alle serie e ai film dedicati a innocenti incastrati. Non si tratta di un limite che mi impedisca do avere una vita serena, ma a volte mi impedisce di guardare serie cone Shooter. Perché mi viene ansia, mi vien voglia di mettermi a guardare Don Matteo. Ed è un peccato, perché a volte si tratta di serie fighe e Shooter sembra far parte di questo gruppo.

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Shooter è una nuova serie tv di USA Network, tratta dal libro Point of Impact di Stephen Hunter, disponibile in Italia in contemporanea su Netflix. Protagonista è Ryan Philippe, ex cecchino dei marines ormai fuori dal giro e bel contento di vivere nei boschi con moglie e figlia. Un bel giorno il capo del secret service, che si occupa della sicurezza del Presidente degli Stati Uniti, arriva da lui e gli dice: “amico, ti ricordi la tua nemesi? Ma sì, Quel cecchino russo mercenario che ha ammazzato un tuo compagno d’armi e gareggiava con te in abilità. Ecco, è tornato e vuole ammazzare il Presidente, quindi vieni via dai boschi e dacci una mano a sventare un attentato”. Segue ritrosia, ma no, ma basta, ho cambiato vita, va bene, vi aiuto. Il buon Bob Lee (lo chiamano sempre così, per esteso) allora fa sopralluoghi dove il Presidente deve parlare, fa i compiti a casa e capisce come il cecchino agirà: peccato che il Presidente finirà ammazzato e Bob Lee, che nelle settimane precedenti ha maneggiato un fucilone e comprato munizioni per studiare, viene incastrato e accusato di essere responsabile dell’assassino. Tutti contro di lui in un gran complotto, a parte una giovane agente FBI appena trasferita che non sapeva nulla.

Da questa trama avrete capito che Shooter è una serie molto classica, che in questo caso significa anche molto solida. Al di là del twist che mette sotto accusa il protagonista, che però non vale perché è il concept stesso della serie, nei primi episodi non ci sono scossoni o sorprese. Da un certo punto di vista potrebbe sembrare un giudizio negativo, in realtà non lo è: ci sono serie che vogliono innovare e rivoluzionare, altre che invece si pongono come obiettivo quello di intrattenere. Shooter fa questo e lo fa bene.

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Una serie di genere che mette al centro un eroe patriota, padre e timorato di dio che viene scelto come capro espiatorio da una classe dirigente corrotta e traditrice. Una narrazione classica che incarna un tipo di storia da America profonda e conservatrice, in cui il nucleo famigliare sano viene attaccato da agenti governativi sporchi e indegni della posizione che occupano. Non è un caso che l’unica che lo aiuti a discolparsi è anche l’unica che viene mostrata mentre prega. No, non è una serie granché liberal o progressista, ma anche chissenefrega. Anzi, pur non essendo certo la visione del mondo che ci piace, è comunque un dato che il solo fatto di provare a raccontare questa America è un valore aggiunto alla classica serie tv di genere.

È però, appunto, solo un valore aggiunto: la base è quella di una serie che dimostra di avere tutto per reggere anche sul lungo periodo. Poi a me viene ansia, ma quello è un problema mio.

Perché seguire Shooter: perché è una serie che dà l’impressione di saper fare il suo e di non deludere

Perché mollare Shooter: perché vi dà fastidio il suo essere piuttosto destrorsa

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