Lemony Snicket’s A Series of Unfortunate Events: che sia il sorpasso finale della tv sul cinema? di Diego Castelli
Stiamo andando un po’ oltre
La visione del primo trailer ufficiale di Lemony Snicket’s A Series of Unfortunate Events, in partenza su Netflix il 13 gennaio, mi ha stimolato delle cose nel cervello che potrebbero anche non avere alcun senso.
Mi ha fatto pensare al fatto che, nel dibattito sempre più acceso che vede contrapposta la serialità televisiva e il cinema (e indirettamente i serialminder e gli appassionati del grande schermo che le serie tv non le guardano mai), A Series of Unfortunate Events potrebbe essere uno smacco non da poco nei confronti della Settima Arte.
Aspetta, prima riguardiamoci il trailer, uscito un paio di giorni fa:
Ecco, guardando questi due minuti e rotti il pensiero che ho fatto, semplice e istintivo, è stato: come il film, però meglio.
E subito mi viene in mente che fare un confronto fra tv e cinema, nel 2016, basandosi su una serie non ancora debuttata e che potrebbe anche fare schifo, non è particolarmente intelligente, considerando che la tv ha già succhiato le risorse attoriali del cinema (tipo Kevin Spacey o Anthony Hopkins), che la tv ha già fatto vedere muscoli visivi impensabili fino a poco tempo fa (vedi i draghi in GoT), che la tv ha già accumulato migliaia di esempi di sceneggiatura sublime (devo davvero fare degli esempi?).
Insomma, se esistono dei motivi per parlare di una battaglia al rialzo fra televisione e cinema (ed esistono), non serve cercarli per forza in A Series of Unfortunate Events.
Però qui c’è qualcosa di più, perché effettivamente entrambi i mezzi hanno lavorato sulla stessa materia, cioè la saga romanzesca di Lemony Snicket (al secolo Daniel Handler) che è peraltro accompagnata da illustrazioni che non possono non influenzare la trasposizione audiovisiva. Non si tratta di confrontare film e serie tv “dello stesso genere”, o “dello stesso autore”. Si tratta di paragonare la stessa storia, ancorata allo stesso stile, trasportata prima al cinema e poi in tv.
E se probabilmente è ingiusto tirare in ballo un film del 2004 (in 12 anni può cambiare molto in termini di possibilità espressive), è altrettanto vero che ora, e forse solo ora, abbiamo l’impressione che tredici romanzi possano trovare una compiuta rappresentazione per immagini.
L’impressione, assai stimolante, è che ormai le serie tv possano non solo tutto, ma anche “di più”, perché capaci di mettere in scena la stessa potenza visiva del 90% dei film, unendoci però la forza e la completezza della narrazione seriale.
Se così è, e se così sarà sempre di più, è facile immaginare che il cinema continuerà a rappresentare una specie di avanguardia in cui i James Cameron e i Christopher Nolan sperimenteranno nuovi linguaggi e tecnologie costotissime, a fronte però di una televisione (e affini) che ormai non ha più limiti realmente stringenti.
Il trailer di Lemony Snicket’s A Series of Unfortunate Events trasmette la sensazione che quella serie di romanzi andasse effettivamente trattata così, in questo formato e su questa piattaforma. E magari fra dieci anni saremo qui a parlare di una nuova trasposizione de Il Signore degli Anelli o di Harry Potter, in cui la forma seriale consentirà di tenere dentro tutto quello che il cinema (anche il grande cinema) ha spesso dovuto lasciare fuori.