Anteprima The Young Pope: il papa seriale di Paolo Sorrentino [No Spoiler] di Francesco Martino
Fin dal suo annuncio ho sempre visto il destino di The Young Pope come un’immaginaria partita a braccio di ferro tra le invisibili leggi del medium televisivo e l’estro artistico di Paolo Sorrentino.
Prima di scoprire il vincitore di questo affascinante incontro, vorrei rispondere alla domanda più semplice e banale, quella che da ieri mattina mi avranno fatto almeno una decina di persone: ma è bello? La risposta semplice è sì, lo è se siete dei fan di Paolo Sorrentino, se amate i suoi tempi narrativi lunghi e prolissi, il suo amore per l’estetica e il suo smisurato ego. Perché è innegabile che questo The Young Pope sia un prodotto prettamente sorrentiniano, perfettamente calato all’interno della filmografia del regista, che ha approcciato la serie tv allo stesso modo con cui avrebbe fatto con un film.
Lo si capisce dal protagonista, quel Lenny Belardo splendidamente fuori contesto, pieno di vizi umani in un ambiente in cui l’umanità lascia spazio alla fede, alle leggi non scritte che regolano un microcosmo in cui il neo Papa Pio XIII irrompe con le proprie regole. Il personaggio di Jude Law somiglia molto a quelli già visti nei film di Sorrentino, pieno di sé ma incredibilmente solo, una maschera che nasconde un insieme di insicurezze e traumi che qui vengono raccontati con dei brevi flashback sull’infanzia di Lenny.
Questo suo corrispondere a un certo cliché narrativo finisce inevitabilmente per sgonfiare le aspettative verso il protagonista, che per alcuni tratti sembra quasi prevedibile e noioso nei suoi comportamenti, nell’alternare la sua megalomania alle insicurezze. Fortunatamente per noi (e per Sorrentino) Jude Law è circondato da un gruppo di co-protagonisti di assoluto livello, su cui spicca un Silvio Orlando capace di mettere in ombra perfino Pio XIII. Il suo Cardinal Voiello è l’eminenza grigia che tira le fila, eternamente in bilico tra l’amore per il potere e quello per la fede.
Però la connotazione politica, quella per cui qualcuno l’aveva soprannominata “House of Vatican”, in realtà non c’è, non è nemmeno cercata. Quando parli di uno Stato gettando un occhio nelle stanze del potere diventa automatico e obbligatorio raccontare tradimenti, vendette e intrighi di corte, posizionando i propri personaggi all’interno di un’immaginaria scacchiera. Sorrentino sembra però preferire l’aspetto umano a quello politico, facendoci capire fin da subito come il filo rosso che collegherà gli episodi non sarà il semplice “fatto”, quando la continua evoluzione dei personaggi che, un po’ come un composto chimico, mischiandosi di episodio in episodio, potrebbero portare ad una reazione inaspettata.
Nel portare avanti la storia, il regista sembra voler cadere di proposito nella trappola della critica alla Chiesa, quella già vista tante volte ma anche quella “inedita”, come l’odio per l’apparire e per il marketing del nostro Papa (non da poco in un’epoca in cui l’attuale Pontefice è anche un gigantesco prodotto di marketing).
Ma quindi chi ha vinto? Sorrentino si è piegato alla tv? Sicuramente no, ma non è necessariamente un bene. Mettendo da parte il lato cinematografico, la componente seriale potrebbe preoccupare più di qualcuno. Se il pilot fa le classiche veci dello spiegone, introducendoci dentro le stanze vaticane e presentandoci lo sconfinato cast, il secondo episodio prova già a portare avanti la trama. Lo fa però senza riuscire a rispettare i cosiddetti “tempi televisivi”, ma abbracciando appieno lo stile cinematografico di Sorrentino, fatto di momenti dilatati e di una sensazione di lentezza che potrebbe mettere alla prova il pubblico più inesperto o con gusti più “rapidi”.
Ma non è certo un mistero che The Young Pope sia rivolto principalmente a un pubblico di nicchia, disposto a imbarcarsi in quello che è a tutti gli effetti un importantissimo esperimento di tv in Italia, una riproposizione di quel cinema d’autore che non ha paura della sua stessa durata e grandezza. Un esperimento quindi, voluto fortemente da Wildside e Sky, a oggi già venduto in 180 paesi nel mondo e con una seconda stagione già in cantiere.
È difficile giudicare pienamente The Young Pope con i soli due episodi che abbiamo visto all’anteprima romana, soprattutto perché siamo davanti a una serie senza dubbio diversa, che si porta dietro le aspettative di un prodotto creato da un regista premio Oscar come Sorrentino, amato e odiato in egual misura dal pubblico. Il giudizio è quindi sommario, dubbioso, ma anche affascinato da quanto visto in circa due ore. Attendiamo dunque la partenza ufficiale, il 21 ottobre su Sky Atlantic, per capire se Pio XIII potrà entrare nell’Olimpo della serialità.
Perché seguire The Young Pope: una serie di un importanza storica per la nostra televisione, con un cast ed un regista di primo livello.
Perché mollare The Young Pope: se già odiate Sorrentino con tutto voi stessi, del tipo che vi vengono le bolle solamente pensando a Toni Servillo.