Timeless: la fantascienza un po’ a caso di NBC di Diego Castelli
L’ennesimo “meh” di queste settimane
Da estimatore della fantascienza, del fantasy e in generale di tutto ciò che è “altro” rispetto ai drama familiari, gli avvocati e i poliziotti, quando vengo a sapere di una nuova serie potenzialmente immaginifica mi ringalluzzisco tutto. Certo, negli anni e con l’esperienza abbiamo anche fatto il callo alle possibili fregature, e così sappiamo che se un prodotto di questo tipo arriva dalla tv generalista americana, il rischio di polpettone insipido è sempre dietro l’angolo (a parte rare eccezioni come Lost, che comunque alcuni ritengono per l’appunto un polpettone insipido).
La fantascienza, in generale, è un brutto cliente: se la fai come si deve, per venire incontro alle esigenze dei fan di lungo corso, puoi costruirti una base di fan appassionata e leale (alla Battlestar Galactica). Allo stesso tempo, quella stessa fantascienza “come si deve” rischia di essere troppo “stretta” per la tv generalista, che ha bisogno di rivolgersi a una platea più ampia e di gusti più variegati. Per questo trovare un equilibrio è sempre difficile, ed è un attimo scivolare nei flop alla Terra Nova.
Con Timeless, NBC tenta un nuovo giro di roulette, raccontando le vicende di una professoressa di storia (Lucy Preston, interpretata da Abigail Spencer) che, insieme a un soldato e un tecnico un po’ goffo, viene assoldata dai servizi segreti per entrare in una macchina del tempo e rincorrere attraverso la Storia un misterioso malvagio (interpretato da Goran Višnjić), che ha rubato una delle due macchine costruite dal geniale inventore Connor Mason e ora punta a cambiare in peggio la storia degli Stati Uniti e del mondo.
Questa la trama ridotta all’osso, a cui vanno aggiunti un po’ di piccoli misteri aggiuntivi (tipo che la professoressa non è stata affatto scelta a caso, wink wink), e tutte le conseguenze e i paradossi tipici dei viaggi nel tempo.
Ah, e magari è il caso di dire che i creatori sono Eric Kripke, padre di Supernatural e Revolution, e Shawn Ryan, co-creatore o produttore di un botto di roba da The Shield a Lie to me.
Il concept di Timeless qualche freccia da sparare ce l’ha, o ce l’avrebbe, perché è relativamente facile tirare fuori un po’ di avventura e sorpresa seguendo esploratori del tempo a caccia di cattivi. Voglio dire, una sparatoria qui, un aneddoto là, un parente carissimo che fai scomparire nel 2016 perché nel XV secolo hai pestato la zampa di un cane, quelle cose lì. Ed effettivamente nel pilot qualche momento di suspense salta anche fuori, un tantinello di forza drammatica e un cliffhanger finale tutto sommato decente.
Il problema è che manca un po’ tutto il resto. Prima di tutto il pilot ha una gran fretta: preoccupatissimi di annoiare i loro volubili spettatori generalisti, gli autori mettono la protagonista nella macchina del tempo dopo pochissimi minuti, introducendo una cosa grossa come i viaggi nel passato come se si stesse parlando di un nuovo modello di suv. Cazzarola, un attimo, fatemi comprendere il peso di quello che state raccontando, date ai personaggi il tempo di stupirsi! Invece no, pronti via e siamo nel ‘37, nel giorno della distruzione dell’Hindenburg, il famoso digiribile.
I mezzi tecnici non sono eccezionali e, se anche effetti speciali, costumi e scenografie sono tutto sommato dignitosi, quello che manca è uno stile visivo che esca dall’ordinario, che faccia sgranare un po’ gli occhi. Da questo punto di vista, meglio aveva fatto 12 Monkeys, che ha tutta una serie di altri problemi, ma che fin dall’inizio ha provato a costruire una cifra tutta sua.
Timeless scorre invece come un’avventurona abbastanza normale, in cui non mancano alcuni twist azzeccati e un pizzico di ironia, ma che di certo non impressiona né lascia chissà quale ricordo indelebile.
I più incazzati potrebbero essere proprio i puristi del genere: dal punto di vista fantascientifico Timeless si accontenta di sommare un po’ di cliché sui viaggi nel tempo, preoccupandosi soprattutto di creare una base appena appena decente per mettere i protagonisti in pericolo di vita. Le descrizioni e spiegazioni sulla macchina, sul suo funzionamento, sui paradossi temporali e tutti i classici argomenti che tanto piacciono ai nerd, vengono liquidati senza grossa spiegazione o usando tre parole in croce, senza contare la classica spiegazione dello spaziotempo tramite il foglio di carta, che credo di aver visto ottocento volte fra cinema e tv.
Come tante, troppe volte in questo paio di settimane, siamo dunque di fronte a una serie di puro intrattenimento che qualche risultato lo porta anche a casa, ma che difficilmente può diventare un punto di riferimento per qualcuno o per qualcosa. Ogni tanto ci si diverte, ogni tanto cascano le braccia, in quaranta minuti non brutti ma certo non memorabili. Se siete di bocca buona, o appassionati acritici del genere (tipo che avreste voluto i viaggi nel tempo anche in Dawson’s Creek), allora ok, altrimenti passiamo oltre.
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Perché seguire Timeless: si può anche dare un po’ di fiducia alla grande rete generalista che ingaggia due autori di un certo peso per un progetto che, concept alla mano, vuole essere di ampio respiro.
Perché mollare Timeless: il pilot mette sul piatto tanti buoni propositi, ma zoppica vistosamente in tanti, troppi elementi, specie dal punto di vista strettamente fantascientifico.