Serial Moments 244 – Dal 31 luglio al 20 agosto di Diego Castelli
Torture rimandate, famiglie problematiche e realtà contraffatte
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Visto che i Serial Moments hanno saltato qualche settimana causa vacanze, oggi facciamo una puntata speciale che vale per tutti gli ultimi venti giorni. Ci trovate quindi cose andate in onda pochi giorni fa ma anche a fine luglio. Poi dalla prossima riprendiamo come al solito.
ATTENZIONE! SPOILER POST-VACANZIERI DI ANIMAL KINGDOM, RAY DONOVAN, BRAINDEAD, PREACHER, MR. ROBOT (E IN FONDO UNREAL E FEED THE BEAST)
5.Animal Kingdom 1×09-10 – Quando gli altri lo vengono a sapere…
Nel suo essere una serie tutto sommato ordinaria, la prima stagione di Animal Kingdom mi ha comunque abbastanza divertito, tirando fuori qualche buon colpo nella descrizione di una famiglia criminal-disfunzionale dove l’amore si accompagna sempre al segreto, al sotterfugio e al rancore. Il momento migliore delle ultime settimane è l’omicidio di Catherine da parte di Pope: quest’ultimo è probabilmente il personaggio migliore dello show, la mina vagante colma di risentimento e follia da cui può emergere ogni storia e ogni ribaltamento. La morte di Catherine è un evento doloroso e imprevedibile, molto crudo, che va (o andrà) a influenzare pesantemente i rapporti interni alla famiglia, stringendo ma anche inquinando il rapporto fra Pope e la madre e quello fra lo stesso Pope e Baz. Poi succedono anche altre cose, non ultima la scelta di J di rimanere fedele alla famiglia, ma la morte di Catherine mi pare l’elemento emotivamente più carico delle ultime puntate stagionali.
4.Ray Donovan 4×06-08 – Il potere del sacrificio
Tante cose importanti in queste settimane di Ray Donovan (a proposito, festeggiamo per il rinnovo alla quinta stagione): dalla morte di Belikov ai problemi del tenerissimo Bunchy con Theresa, passando per l’incestuoso Hector e la sopravvivenza della palestra. A parte tutto questo, però, il buon vecchio Mickey ha sempre un posticino speciale nel mio cuore, per cui i serial moments migliori sono per lui: da quando si finge gay per sfuggire alla morte (cui invece incappa il suo anzianissimo compagno di cella), a quando trova infine la pace col figlio, che piazza alcuni dei suoi rarissimi sorrisi proprio a indicare che il sacrificio del padre (offertosi di andare in galera per proteggere i figli) gli ha fatto guadagnare il suo perdono. Diciamo che, deliquenza a parte, vorremmo arrivare tutti all’età di Mickey con la stessa capacità di scansare le sfighe uscendo sempre vincitore.
3.Braindead 1×06-07 – Procedura ed etica
In queste settimane Braindead ha piazzato diversi colpi di classe, a partire dal modo passional-scientifico con cui Laurel viene liberata dalle formiche sbranacervelli: a botte di amore fisico e morsi di salame.
Ma l’episodio migliore è il settimo: Laurel viene prima imprigionata dai servizi segreti che disquisiscono in maniera diabolicamente scientifica sulle torture che è più opportuno infliggerle per estrarre informazioni, e poi liberata perché i suoi amici, influenzando la mente degli infettati, riescono a impedire l’approvazione della legge che permetterebbe proprio quelle torture. Laurel viene dunque rilasciata e rispedita a casa con una cordiale stretta di mano.
Al di là del divertimento puro di queste gag, ne emerge una raffinata critica alla burocrazia di un Paese che, trasformando tutto in regolamenti e codici, smette di preoccuparsi del merito di cosa effettivamente quei codici permettano o meno, sovrapponendo incautamente procedura ed etica. Come se, rispettata la prima, la seconda sia automaticamente in una botte di ferro.
2.Preacher 1×10 – Rotta per casa di Dio
Il season finale di Preacher, al termine di una stagione piena di buone invenzioni ma un tantino carente sul fronte della narrazione più complessiva, piazza una svolta potenzialmente fortissima nell’economia dello show: dopo aver invocato Dio nella sua chiesa, Jesse riceve effettivamente la visita del Padreterno, che però si rivela ben presto essere un impostore: si scopre dunque che Dio è scomparso, introvabile, sparito da un mondo che effettivamente di divino ha sempre meno, e i nostri devono mettersi a cercarlo. L’impressione, dunque, è che nella prossima stagione Preacher possa abbandonare la staticità della prima stagione (tutta confinata in una sola città, al contrario del fumetto) per iniziare un viaggio che sia fisico oltre che spirituale, con l’implicita promessa di nuovi incontri e nuove follie. Attendiamo con fiducia.
1.Mr Robot – Illusioni
Nelle scorse settimane Mr. Robot non ha fatto altro che rimarcare un elemento di cui bene o male ci eravamo già accorti tutti: nella serie di Sam Esmail lo stile e la filosofia sono (quasi) tutto, mentre la linea narrativa nuda e cruda arriva a essere semplice cornice. Simbolo di questo ragionamento è il twist sul finale del settimo episodio, quando scopriamo che dall’inizio della seconda stagione Elliot era in prigione, anche se noi continuavamo a vederlo in altri contesti. Narrativamente non è un twist poderoso: un po’ perché il giochino illusorio era già stato proposto l’anno scorso con l’identità di Mr. Robot, e un po’ perché, proprio come allora, molte persone ci erano già arrivate. D’altronde la ricorsività degli eventi, la madre misteriosa e altri elementi vagamente onirici puzzavano di finto anche oltre l’Atlantico. Ma a rendere comunque efficace questa non-sorpresa è lo stile con cui viene messa in scena e il messaggio che si porta dietro: l’eleganza registica nel passaggio dalla finzione alla realtà è roba da far venire la pelle d’oca, e soprattutto è cambiato il paradigma che sottende l’illusione: un anno fa a subire l’inganno eravamo noi e Elliot, ora invece solo noi, raggirati da un narratore inattendibile che ha fatto in qualche modo pace con se stesso e che a fine episodio arriva a scusarsi sul pubblico, spiegando che quell’illusione gli serviva per sopravvivere ma promettendo che non ce ne saranno altre: chissà se ci possiamo fidare…
Nota a parte merita l’inizio dell’episodio precedente (che a questo punto diventa illusione nell’illusione), in cui Mr. Robot decide di proteggere Elliot dai pestaggi catapultandolo per venti minuti in un’assurda sitcom di fine anni Ottanta, con le risate finte, il cameo dell’alieno Alf, e un buonismo di facciata che nasconde cinismo e violenza appena sotto la superficie del tappeto. Ancora una volta grande stile, appena un po’ sporcato dalle troppe volte in cui Rami Malek reagisce stupito alle risate preregistrate, spezzando un po’ il ritmo della narrazione. Comunque, tanta roba.
Fuori concorso perché comunque è doveroso
Unreal 2×09-10 – Sempre più criminali
Dopo l’entusiasmo iniziale, la seconda stagione di Unreal è diventata col tempo un po’ frettolosa, con tanti (troppi?) twist tutti affiancati uno in fila all’altro in nome del dio Ritmo. Non so se alla fine – pur nella piacevolezza generale, s’intende – il gioco sia valso la candela, visto che mi sembra di aver finito la stagione boccheggiando, senza essere riuscito a godermi appieno alcune dinamiche forti che pure erano presenti. Ad ogni modo, almeno fuori concorso bisogna citare il definitivo sbocco dei nostri protagonisti nel magico mondo della criminalità: ormai con le spalle al muro, di fronte al rifiuto di Coleman di stare ancora al gioco dei segreti e delle manipolazioni, i nostri lo ammazzano fisicamente, superando la barriera perlomeno legale fra Amici di Maria De Filippi e Sons of Anarchy. Oddio, per la verità ad ammazzarlo è solo Jeremy, di sua volontà, ma gli altri non è che vanno a denunciarlo in questura come bravi cittadini, no no, subito sul carro del vincitore e via di altra stagione!
Fuori concorso perché mi sa che ne riparliamo
Feed The Beast 1×10 – Parole e fiamme
Magari nei prossimi giorni riparleremo di Feed The Beast, la prima stagione mi è piaciuta parecchio. Intanto citiamo il finale in cui TJ ricomincia finalmente a parlare (buona idea non tirare questa cosa troppo per le lunghe) e il ristorante viene nuovamente dato alle fiamme da mani sconosciute, proprio quando sembrava aver trovato un minimo equilibrio. Un sacco di storie sono rimaste in sospeso e aspettano maggiori sviluppi nella seconda stagione, intanto però l’esplosione aggiunge un ulteriore carico ai problemi di questi quattro poveracci incasinati.
Un’ultima nota
In questi serial moments, dopo averli scritti, sento la mancanza di The Night Of. Il motivo, curioso, è che questo non mi sembra il posto più adatto per parlarne, perché più che la singola scena o la singola immagine mi pare che The Night Of sia nel complesso la miglior novità di questa estate. Quindi state tranquilli che ne riparleremo per bene a tempo debito.