Gomorra – La seconda stagione vuole essere ancora più grande di Angela Maiello
Abbiamo visto in anteprima le due puntate che aprono la seconda stagione di Gomorra e promettono benissimo
L’idea dell’anteprima di Gomorra al Teatro dell’Opera di Roma è una roba grossa. Basso e alto, sporco e pettinato, quelle cose che ci piacciono tanto. Non potevamo saltare l’appuntamento, ma esserci non era sufficiente, dovevamo esserci in grande stile, ecco perché abbiamo mandato Angela Maiello, autrice del fresco fresco (nel senso di appena uscito) libro Gomorra – La serie. Il potere, la famiglia, lo sguardo del male (Edizioni Estemporanee)
Partiamo dalla notizia più importante: la seconda stagione di Gomorra, in onda dal 10 maggio su SkyUno, si preannuncia come potentissima. Se c’è un timore che si nasconde nell’animo di ogni appassionato di serie tv è quello di rimanere deluso da una nuova stagione della propria serie preferita. Gomorra – anzi: #Gomorra2 – correva esattamente questo pericolo: non essere all’altezza dell’intensità del racconto e della complessità dei personaggi. A giudicare dai primi due episodi visti in conferenza stampa possiamo dire, invece, che la seconda stagione promette di essere ancora più spettacolare della prima, non solo dal punto di vista dell’azione e del racconto, ma anche per la capacità di rimettere in gioco personaggi, di spingere i loro limiti più in là, dove il mostruoso e l’umano sembrano sempre accordarsi in modo inspiegabile. Niente spoiler, ma occhio alla prima puntata.
La seconda stagione mette in chiaro subito qual è il fulcro della narrazione: ricostruire nuovamente la relazione triangolare da cui aveva preso avvio il racconto, ovvero la guerra di potere tra Don Pietro, Genny e Ciro. Nella prima stagione l’obiettivo di Ciro era quello di affrancarsi dai Savastano, mentre Genny combatteva per dimostrare agli affiliati più anziani (e quindi al padre) di essere degno del proprio cognome. L’aspetto più sorprendente dei primi due episodi della seconda stagione è che ci permettono di cogliere immediatamente i segni che quella guerra fratricida ha lasciato sui tre personaggi che l’hanno combattuta.
Il primo episodio si concentra principalmente su Ciro e riprende la narrazione esattamente lì dove si era interrotta; il secondo, con un’ellissi particolarmente riuscita, ci fa incontrare Genny ad un anno dalla sparatoria. In entrambi i casi è come se ci trovassimo di fronte a due personaggi nuovi, i cui ruoli sembrano quasi invertiti: Ciro, ad un passo dall’ottenere finalmente il pieno potere di una piazza di spaccio, ha perso la lucidità che lo contraddistingueva; mentre Genny appare finalmente un boss maturo e sicuro, capace ora di contenere aggressività ed emotività. In modo diverso mostrano entrambi di essersi finalmente emancipati dalla figura paterna (Don Pietro come padre e come capoclan). Eppure è chiaro fin da subito che il conflitto padre-figlio,che in modo latente ha segnato tutta la prima stagione, emergerà ora in tutta la sua potenza distruttiva, come dimostrano le sequenze molto intense, mai prevedibili, del primo confronto tra Pietro e suo figlio. Sarà certamente interessante capire come questo conflitto verrà gestito dal capo dei Savastano e questa sarà l’occasione per esplorare meglio il suo personaggio che non ha ancora pienamente subito quel processo di verticale avvicinamento e poi decostruzione tipico della serie.
Nella prima stagione, però, la regia della guerra familiare per il potere veniva affidata al potentissimo personaggio di Donna Imma, vero motore di tutta l’azione drammatica. Potremmo dire, infatti, che è proprio con la morte di Donna Imma che si compie la prima stagione. Ora che siamo rimasti tutti orfani non è ancora chiaro come la forza e la funzione di quel personaggio verranno riattivate. Quello che sappiamo, per il momento, è che le due new entry femminili pare acquisteranno una grande importanza nel corso della stagione e che nel primo episodio la mancanza della figura di Donna Imma viene enfatizzata e richiamata dalla tragicità degli eventi che si abbatterà su un’altra moglie e madre. Il tema dello sguardo femminile che attraversa il mondo criminale – come testimoniato anche delle parole della Comencini in conferenza stampa – resta probabilmente uno dei terreni sui cui maggiormente si giocherà l’efficacia dei nuovi episodi di Gomorra.
Gomorra sembra mantenere quanto promesso ormai due anni fa: un racconto serrato ad alta tensione, curato in ogni dettaglio, immersivo e fortemente realistico, duro, come un calcio in pieno stomaco e allo stesso tempo appassionante. È in questa paradossale duplicità di piacere e terrore che si concentra probabilmente uno dei motivi del suo successo. La serie ci permette di osservare da vicino la vita di questi personaggi che non hanno mai solo una dimensione, come se fossero archetipi del male, ma che si mostrano sempre attraversati da impulsi e sentimenti tanto profondi quanto contrastanti. E nel mezzo ci siamo noi.