Game of Silence – Mai visti tanti cani tutti insieme di Marco Villa
Una serie piena di potenzialità, uccisa da uno dei peggiori cast di sempre
Prendete la prima stagione di True Detective e togliete Matthew McConaughey e Woody Harrelson. Cosa avreste? Non potremo mai saperlo con certezza, ma probabilmente una serie parecchio lenta e una storia thriller molto sfilacciata. Invece per fortuna Rust e Marty hanno quelle facce e quelle voci lì e i primi otto episodi di True Detective sono già nella storia. Cosa c’entrerà mai la serie di Nic Pizzolatto con Game of Silence? Tranquilli, non sto per dire che questa seria vale True Detective, anzi. Come in True Detective la scelta e l’interpretazione dei due attori protagonisti è stata la vera chiave del successo, è il pessimo casting a condannare Game of Silence e renderla una gigantesca incompiuta.
Game of Silence è una nuova serie in onda su NBC dal 14 aprile, basata su un originale in onda sulla tv turca. Racconta la storia di quattro amici d’infanzia, quattro bravi ragazzi, che finiscono in riformatorio per un incidente mortale commesso da giovanissimi. In carcere subiscono violenze di ogni tipo e, venticinque anni dopo, quel periodo di prigionia continua ancora a tormentarli: uno di loro trova infatti un aguzzino del carcere e lo manda in fin di vita. Gli altri tre allora si rimettono in contatto con l’obiettivo di tirarlo fuori di galera, anche perché il leader del gruppetto nel frattempo è diventato un avvocato rampantissimo di Houston e sa il fatto suo. Peccato che anche il direttore del riformatorio sappia il fatto suo e nel frattempo sia diventato un pezzo grosso della politica, grazie anche al lavoro sporco degli ex-ospiti del carcere.
Quindi: storia del tizio accusato di aggressione, storie in flashback dell’adolescenza, carcere duro, sottotrama del politico corrotto, drammoni di lacrime e amore con le vicende di vita vissuta dei protgonisti. Un botto di roba, insomma, messo giù anche piuttosto bene, peccato che gli interpreti siano tutti dei cani di primissima categoria. Ma tutti eh, incredibile.
Ed è davvero uno spreco, perché Game of Silence è una serie che richiama subito alla mente titoli come Stand By Me e Mystic River, ovvero un film sull’adolescenza diventato eterno e uno dei migliori lavori di Clint Eastwood, forse quello che l’ha sdoganato definitivamente come uno dei migliori registi dell’inizio dei 2000. La sensazione è che si tratti di una serie di terzo piano per NBC, con l’emittente che non ha messo molti soldi alla voce “attori”: con uno sforzo maggiore da questo punto di vista, probabilmente avremmo avuto risultati migliori.
Ed è veramente strano come fenomeno, perché spesso ci è capitato di vedere serie in cui la scrittura non era all’altezza degli interpreti, ma si fa fatica a ricordarsi casi contrari, in cui le interpretazioni hanno ammazzato le potenzialità di una serie.
Non si smette proprio mai di imparare, a questo mondo. In compenso, per quanto ci riguarda, abbiamo smesso di guardare Game of Silence.
Perché seguire Game of Silence: per il fascino e la stratificazione della storia
Perché mollare Game of Silence: perché non potrete mai smettere di pensare “ma quanto sono cani questi?”