26 Aprile 2016 41 commenti

Game of Thrones 6 season premiere: tutti uguali, finalmente. di Diego Castelli

Il ritorno della serie più attesa, per la prima volta senza spoiler letterari

Copertina, Olimpo, On Air

Game of Thrones 6 (6)

OVVIAMENTE SPOILER SUL PRIMO EPISODIO!

Negli ultimi anni, che piaccia o meno non importa, Game of Thrones è senza dubbio il fenomeno seriale più importante del mondo, quello che smuove più pubblico televisivo e telematico, legale o illegale, quello che riempie i forum e le discussioni a scuola e al lavoro, quello che fa litigare e appassionare spettatori e lettori in tutto il globo terracqueo.
Un successo che parte da lontano, da una famosa serie di romanzi, e che arriva alla cable più prestigiosa del panorama internazionale, quella HBO che, nel suo famoso slogan, può permettersi di dire “It’s not tv, It’s HBO”.

Dico questo perché adesso, nella mia casina nella provincia di Milano, mi trovo a scrivere la recensione della premiere stagionale e mi rendo conto dell’enormità della cosa. Non della mia recensione, ovviamente, che leggeranno poche persone (poche ma buone!) e la cui importanza è estremamente relativa. Enormità, invece, nell’affrontare un’analisi che potrebbe partire da qualunque punto e prendere qualunque direzione, visto che ognuno ha i suoi personaggi preferiti, le storie che reputa più importanti, gli sviluppi che gli sembrano più decisivi.

Game of Thrones 6 jon snow

In questo senso, cercando di considerarla dal punto di vista degli autori, è interessante notare come sia stata risolta la questione che ha tenuto banco per mesi e mesi, a partire dal finale di stagione dell’anno scorso. Abbiamo passato un’estate, un autunno e un inverno e chiederci se Jon Snow fosse morto o meno, riducendo praticamente tutto l’interesse per la serie a quell’unica notizia, e poi alla fine che succede? Che Jon Snow è proprio morto, che portano il cadavere in una stanzetta e gli chiudono pure gli occhi, classica mossa da film quando trapassano le persone care.
Così, semplice semplice. Certo, Melisandre si aggira ancora malinconica lì nei pressi e, per quanto Game of Thrones non sia Vampire Diaries dove risorgono sempre tutti, uno potrebbe ancora sperare in una qualche magia piro-vaginale.
Quello che però mi pare importante è che, al momento, agli autori non frega niente. E questa è una cosa bellissima: uno dei grandi temi di questa stagione era “vediamo cosa faranno adesso che non c’è più la solida base letteraria di Martin a guidare le loro mosse”. Evidentemente è ancora troppo presto per dare un giudizio preciso su questo nuovo corso, ma almeno possiamo essere sicuri di una cosa: lungi dal farsi tentare dal fan service, che è una mossa apparentemente facile ma in realtà rischiosissima, gli autori di GoT hanno deciso di andare per la loro strada, dando importanza a ciò che gli sembra meritevole, senza adagiarsi sulle richieste/preghiere che arrivano dai fan, che sono (anche giustamente) esternazioni umorali e di pancia.

In realtà anche questo è un tema difficile da valutare adesso, visto che il mio elogio verso autori indipendenti dagli umori del popolino potrebbe essere smontato da un secondo episodio in cui è tutto un risorgere di Jon Snow.
Mi pare però che la strada imboccata sia diversa, più legata al solco tracciato in questi anni, tanto che in realtà questa premiere non è nemmeno un episodio clamoroso.

Game of Thrones 6 (4)

Perché alla fine la cosa buffa è anche questa: che aspettiamo per mesi lo svelamento di un mistero (mistero abbastanza auto-pompato) e poi ci troviamo qui a parlare di un episodio in cui Jon Snow è semplicemente morto e la vita degli altri personaggi prosegue abbastanza lentamente, in direzione di momenti epici che però in gran parte NON stanno in questo episodio.
Dopo la prima scena, chiusa con la confessione pubblica di Thorne e la sua giustificazione verso gli altri Guardiani (“Ho ucciso Jon Snow perché ci stava portando alla rovina”), si passa al sempre delicato Ramsay Bolton, preoccupato dalla fuga di Sansa e Theon. I due sono fuggiti nella neve, sotto un freddo maiale, e sembrano destinati a essere subito ripresi, se non fosse per l’intervento tempestivo di Brienne, che finalmente riesce a ricongiungersi con una delle figlie di Catelyn. Eccolo qui il primo momento figo della puntata, visto che bene o male ogni volta che compare la lealtà e l’onore di Brienne c’è sempre da applaudire.
A King’s Landing invece c’è Cersei, gettata nello sconforto più nero alla notizia della morte della figlia Myrcella, subito confortata da un Jamie che, per quanto sincero possa essere, quando si tratta di avvicinarsi alla gemella ha sempre negli occhi quella luce da “che si fa, si scopa?”
Dopo una piccola parentesi con la povera Margery, ancora in catene in attesa di confessione, si passa a Dhorne, dove Ellaria e le sue guerriere spodestano e uccidono Doran, portando a termine una vendetta a lungo preparata e che sembra condurre verso una politica estera un filino più aggressiva da parte di Dhorne, che si aggiunge all’elenco dei popoli e nazioni che vogliono i Lannister morti.
Diciamo che le motivazioni ci appaiono giuste, nel senso che ci viene istintivamente da appoggiare chiunque voglia vendicare Oberyn, ma allo stesso tempo è evidente come le azioni di Ellaria siano macchiate da un’ombra di sotterfugio e vigliaccheria, visto che gli omicidi vengono compiuti in modo subdolo e ben poco onorevole (per maggiori informazioni chiedere al figlio di Doran e alla lancia conficcata nella sua nuca).
Anche a Meeren le cose non vanno troppo bene. Daenerys è scappata in sella al drago e Tyrion si trova a governare senza sapere bene cosa fare, con numerosi nemici interni e una flotta in fiamme. Sembra il PD.
D’altronde Daenerys al momento non può aiutare: è impegnata a non farsi stuprare da un khal dothraki che fortunatamente sembra rispettare la regola per cui le vedove di altri khal non si toccano. Certo, il sollievo è di breve durata: pare che le mogli di khal rimaste senza marito siano obbligate a finire in una specie di ospizio per vedove, prospettiva che Daenerys accoglie con un certo disgusto.
Si arriva così al finale, giusto dopo una parentesi con Arya accecata e bastonata, in cui si ritorna dalle parti della Barriera, dove Jon Snow è sempre morto (giusto per essere chiari).
In compenso Melisandre, la cui figura sembra essersi notevolmente ridimensionata dopo la morte di Stannis, mostra di non essere messa bene neanche lei: al momento sola e senza grandi alleati, la strega si spoglia dei suoi ornamenti magici e svela allo specchio (e alla telecamera) il suo vero aspetto, quello di una povera vecchia bianchiccia e decrepita, che chiude un episodio ben povero di speranza (a meno che non si voglia pensare che quel collarino non serva solo a “ringiovanire”, ma anche a “risorgere”…).

Game of Thrones 6 (2)

Mi sembra proprio questa la chiave più adatta per leggere questa puntata. Non è stato un ritorno col botto, non siamo qui a parlare dell’episodio migliore di sempre, anzi. Non è nemmeno così inusuale per Game of Thrones ripresentarsi al pubblico senza troppi squilli di tromba.
Quello che però passa di questi 49 minuti, e che era evidentemente nell’intenzione degli autori, è una specie di malinconia di fondo: sta andando male più o meno a tutti, ai Guardiani rimasti senza guida, ai Bolton senza eredi, ai Lannister sempre più soli, a Tyrion che non sa che pesci prendere, a Daenerys ormai ridotta a schiavetta. L’unica scintilla di speranza viene dalle parti di Sansa, che però al momento non ha grandi piani per Westeros: pensa più che altro a sopravvivere senza essere stuprata, che già sarebbe una buona cosa.
Considerando che l’anno scorso è finito con l’arrivo dei mostri, l’intento sembra dunque quello di mostrare una Westeros molto indebolita, in cui né buoni né cattivi (definizioni comunque abbastanza flessibili da queste parti) possono dire di godere di buona salute fisica, politica o militare. Un gran macello insomma, senza grandi eserciti o veri condottieri, dove i migliori sono morti (vedere anche il discorso sulla purezza di Myrcella) e i peggiori rimangono da soli a cercare di capire il proprio destino.
Come questa situazione evolverà, se si andrà verso una distruzione totale degli uomini o verso la nascita di nuove alleanze e nuovi eroi, è ancora difficile da dire. Per la prima volta, fra l’altro, né lettori né spettatori possono predire con sicurezza ciò che accadrà.
Il che, mi perdonino i lettori, non è affatto male!

Game of Thrones 6 (1)



CORRELATI