6 Aprile 2016 22 commenti

The Walking Dead season finale: belle mazzate arrivate un po’ tardi di Diego Castelli

Pregi e difetti di un episodio che speravamo arrivasse prima

Copertina, On Air

TWD season finale (3)

OVVIAMENTE SPOILER SUL FINALE DELLA SESTA STAGIONE

Tanto tuonò che piovve, come dicevano i nonni, anche se alla fine la pioggia è arrivata un po’ tardi.

Non è stata la miglior stagione di The Walking Dead. E non perché non ci sia stata la tensione, perché sia mancato quell’elemento fumoso e indefinibile che chiamiamo “intrattenimento”, o perché non sia stato portato avanti un certo discorso che la serie coltiva da anni.
Ci siamo divertiti anche quest’anno e ogni volta abbiamo atteso l’episodio settimanale con la trepidazione e l’affetto che concediamo ai cari amici. La progressiva disumanizzazione dei protagonisti è proseguita imperterrita, e mai come quest’anno abbiamo visto i nostri (anti)eroi all’attacco, impegnati in una guerra diretta sempre più alla supremazia e sempre meno alla mera sopravvivenza.
Stesso discorso per i molti serial moments da salto sulla sedia, tipo quando Rick vede morirsi davanti la fidanzata e il figlio di lei, con anche Carl colpito a morte o quasi.

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Però è mancato qualcosa. Parlo sia di una macronarrazione che andasse oltre la semplice “difesa del fortino” di Alexandria, sia di un ordine e di una pulizia che ci facesse leggere certi sviluppi come “necessari”. TWD non ha mai avuto la finezza di un Mad Men o di un Breaking Bad (per citare altre due serie di AMC). È uno show più grezzo, più sanguigno, che prende punti con i groppi in gola e gli arti mozzati, quando può mostrare i muscoli dei migliori truccatori su piazza.
Allo stesso tempo, nel corso degli anni certi archi narrativi sono apparsi ben cesellati o rifiniti, come il mai troppo elogiato scontro fratricida fra Rick e Shane. Quest’anno invece si è notata qualche incertezza di troppo, qualche linea lasciata lì svolazzante o poco integrata. Così su due piedi penso alla vicenda di Glenn, che sembrava morto (o meglio, doveva essere morto) al termine di un episodio bellissimo, diventato una presa per il culo giusto una settimana dopo. Stessa cosa per Carol che, evidentemente non soddisfatta dei già molti problemi dei suoi compagni, decide di aggiungerne altri scappando da Alexandria e costringendo Morgan ad andarla a cercare. Il fatto che nel season finale le facciano spiegare le sue motivazioni in modo così esplicito e didascalico è un’ammissione indiretta del fatto che fino a quel momento la sua svolta non era stata abbastanza convincente, specie considerando che lei era quella in odor di psicopatia che faceva spaventare i bambini con brutte storie di zombie.

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In tutto questo ragionamento si inserisce l’ultimo episodio stagionale, che assume il ruolo di promessa ma anche di rimpianto.
È un gran bell’episodio, probabilmente il migliore della stagione, e introduce finalmente sto benedetto Negan, di cui si è parlato per mesi e che da mesi sappiamo avere il volto del sempre gagliardo Jeffrey Dean Morgan.
Tutta la puntata, per lo meno nel racconto delle vicende di Rick e compagni, è costruita con l’obiettivo della sconfitta. I nostri girano e girano, nel tentativo di trovare un medico per Maggie, e vengono sistematicamente intercettati dagli uomini di Negan, che giocano al gatto col topo facendo sentire la propria presenza (e superiorità) senza mai affondare il colpo. Nel corso dei minuti la situazione si fa via via più preoccupante e infine disperata, e Rick passa lentamente dalla sicurezza e dall’arroganza che da tempo lo contraddistinguono, alla percezione sempre più chiara e umiliante del fatto che non ha più scampo.

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Se la crescita delle palle di Eugene – momento abbastanza toccante – viene in buona parte sprecata dal fatto che lo beccano subito, la definitiva entrata in scena di Negan è però un momento che faremo fatica a dimenticare.
La tensione viene costruita in modo quasi opposto rispetto al solito: TWD ci ha abituati a morti molto improvvise, solitamente figlie di situazioni apparentemente sotto controllo che però degenerano molto in fretta. Stavolta sotto controllo non c’è nulla: all’inizio i nostri “credono” di avere il coltello dalla parte del manico, quando in realtà non hanno nemmeno un cucchiaino.
Il lungo monologo di Negan, da vero villain, mescola il classico carisma felpato dei cattivi da fumetto con la violenza strisciante del pazzo omicida. Mai come oggi, nemmeno quando erano legati sopra una vasca in mano a dei cannibali, abbiamo visto i protagonisti così impotenti. E non c’entra col numero di uomini di Negan, con la loro disposizione e con le loro armi. Tutto il pathos viene fuori dagli occhi di Rick: la recitazione caricata di Andrew Lincoln viene messa al servizio di un uomo completamente battuto, annichilito, la cui genuflessione forzata è solo un dettaglio di una sconfitta tanto chiara quanto inconcepibile.
Il bastardissimo finale, fatto di colpi di mazza, urla e carne che si spiaccica, entra sottopelle per la forza inquietante della violenza solo suggerita, lasciandoci qui a chiederci per mesi a chi sarà toccata questa volta.

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Più del giochino del “chi è morto?”, mossa di marketing buona per le discussioni sui forum dei prossimi mesi, contano dunque le modalità della messa in scena, che riescono ad alzare un’asticella già tirata in alto più volte nel passato. Al di là del fascino di Jeffrey Dean Morgan, l’impressione chiara è quella del nemico più pericoloso di sempre, uno contro cui, al momento, non c’è altro da fare che incrociare le dita, sperando che tocchi a qualcun altro.

Peccato solo non sia arrivato prima, sarebbe stata una stagione migliore. Magari meno furba, ma migliore.

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PS Curiosità: nel fumetto Negan è famoso per il suo continuo uso della parola “fuck”, che nella serie invece viene usata molto meno per il semplice fatto che AMC, al contrario per esempio di HBO, squarta i suoi personaggi ma ci tiene che non dicano troppe parolacce. Al netto del fatto che questo elemento farà dire ai fan del fumetto che la serie è una merda-totale-non-capisco-come-facciate-a-guardarla, il regista Greg Nicotero ha girato anche una seconda versione del monologo di Negan, ovviamente piena di fuck senza alcuna censura, che verrà inserità nei contenuti speciali del blu ray. Un’occhiatina bisognerà proprio dargliela…



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