Hap and Leonard: finalmente Joe R. Lansdale sbarca in TV di Eleonora Gasparella
Le avventure dei due amigos sono pura gioia: godetene tutti
Pochi giorni fa è andato in onda su Sundance TV il primo episodio di Hap and Leonard, la serie televisiva che trasporta sul piccolo schermo le rocambolesche avventure di Hap Collins e Leonard Pine, duo texano creato dalla penna di Joe R. Lansdale.
Punto numero uno: il pilot mi si apre con “Up Around the Bend” dei Creedence Clearwater Revival e mi strappa già una lacrima di commozione. Come se non bastasse, ci sono un inseguimento in macchina che finisce in un fiume, soldi, spari e banditi. Quando ti buttano lì un inizio del genere hai già la certezza che sarà tutto in discesa.
Punto numero due: l’intera serie è stata scritta e prodotta da Jim Mickle e Nick Damici, che si erano già occupati di adattare un romanzo di Lansdale per il cinema: Cold in July, che tra l’altro ha per protagonista un convincente Michael C. Hall, giusto per rimanere in tema seriale.
Ve l’ ho già detto che le premesse di questo pilot sono ottime?
La storia di Hap e Leonard nasce e si sviluppa nel Texas dell’est, precisamente nella città fittizia di LaBorde. L’ambiente attorno ai due amici è fondamentale, perché tutte le loro vicissitudini non possono prescindere dal Texas di Lansdale fatto di pinete, di grandi distese e strade che le squarciano, di silenzi e umidità, dove ognuno si coltiva il proprio orticello e tendenzialmente non gradisce avere disturbo da nessuno.
Con queste parole bene a mente, nella prima scena facciamo la conoscenza di Hap e Leonard, rispettivamente nelle persone di James Purefoy (The Following) e Michael K. Williams (The Wire, Boardwalk Empire). Non si tratta né di due poliziotti né di due detective privati, ma piuttosto di due uomini abituati a vivere alla giornata, che spesso si ritrovano nei guai. Come molti dei protagonisti delle storie di Lansdale, sono grandi sostenitori del do it yourself, del tirarsi su le maniche e affrontare le rogne che la vita ti mette davanti.
Sulla carta i due sono diversissimi, Hap è un ruvido ex sessantottino (la serie è ambientata a fine anni Ottanta), Leonard un ex veterano del Vietnam, nero e gay. In questo pilot li troviamo quindi intenti a svolgere lavoretti da poco conto per sbarcare il lunario, fino all’entrata di scena di Trudy (Christina Hendricks di Mad Men) ex moglie di Hap. È proprio da lei che arriva la proposta destinata a cambiare il corso delle cose: recuperare una grossa somma di denaro perduta in fondo a un fiume. Un gioco da ragazzi, sembrerebbe. Hap ovviamente non sale a bordo senza portarci pure Leonard, e così prende il via una serie di allucinati eventi che alimenteranno le prossime puntate della season, ne abbiamo davanti sei in tutto.
Fondamentale è stata la scelta degli attori. Già dal pilot si nota un buon feeling tra Purefoy e Williams (curiosità: in diverse interviste i due affermano di conoscersi molto bene e di essere una sorta di Hap e Leonard anche nella realtà). Spettacolare Michael K. Williams, di cui già conoscevamo la bravura, davvero efficace nel rendere il personaggio di Leonard in tutte le sue sfaccettature: a metà fra un concentrato d’ira e un cuore di panna, in particolare nel rapporto con Hap. Su Purefoy invece ho ancora qualche perplessità, tuttavia non l’ho trovato così cane come mi aspettavo, anzi mi è piaciuto molto nella gestione della relazione con Trudy e il codazzo di personaggi bislacchi che si è portata dietro (“We didn’t come here to make friends, friend”).
La trasposizione televisiva delle avventure di Hap e Leonard riesce grazie al buon lavoro degli attori, allo scenario che ci riempie costantemente gli occhi di lansdalità e alla colonna sonora, perfetta e calzante in ogni singola scena. Anche se volessimo mettere tutto questo bel contorno da parte, l’episodio si reggerebbe comunque benissimo solo sui dialoghi tra i due.
Si passa dal parlare di donne, birre e Dr Pepper, al riflettere con amarezza sulla fine degli ideali, ma soprattutto viene smontata pezzo dopo pezzo la chiusura mentale del texano e dello statunitense medio, sempre incline a una battuta poco piacevole sui gay o a giudicare la gente in base alle apparenze e a quanti soldi produce. La parte puramente crime è interessante e ci incuriosisce anche se, essendo la prima puntata, i personaggi e le storie ci vengono solo introdotti poco a poco. Tutto ciò, possiamo immaginare, sotto preciso suggerimento di Lansdale, sempre presente durante l’ideazione degli episodi e le riprese.
In definitiva, Hap and Leonard funziona e fila liscia come l’olio. Aver letto anche in parte l’opera di Lansdale, conoscere l’origine dei personaggi e avere familiarità con gli scenari e le storie bislacche dei due è quel qualcosa in più che migliora la visione di un pilot che comunque parla già da solo. Quello che ci ha detto beh, ci è piaciuto parecchio. Forse sono di parte ma d’altronde una recensione troppo imparziale non è mai piaciuta a nessuno. Sempre ammesso che ne esistano.
Perché seguire Hap and Leonard: per regalarsi piacevoli momenti di intelligente e lucida ironia.
Perché mollare Hap and Leonard: se non siete mai stati fan di Lansdale e delle sue storie ai limiti dell’assurdo.