The Night Manager – Come annegare il talento nell’ordinarietà di Marco Villa
C’è Hugh Laurie e c’è Tom Hiddlestone, ma c’è anche una fotografia da fiction RAI
Da quando abbiamo iniziato a fare Serial Minds e abbiamo visto le nostre serate libere sparire, dedicate alla visione di serie astruse che sapevamo non avremmo continuato, una cosa ci rendeva tranquilli: comunque fosse andata, avremmo visto serie migliori di quanto offerto dalla programmazione delle reti nazionali generaliste. A volte magari avremmo avuto di fronte delle schifezze vere, ma mai quelle robe tirate via che vediamo su Raiuno o Canale 5, ambientate in una terra di nessuno che sta tra l’Italia degli anni ‘50 e un presente distopico in cui – sono sicuro – di certo non abitiamo. Immaginate quindi la mia sorpresa quando, guardando il pilot di The Night Manager, mi sono sentito improvvisamente dentro un mondo da Raiuno il lunedì sera. Eh, perché The Night Manager è roba di BBC, mica scherzi.
The Night Manager è in onda dal 21 febbraio su BBC One ed è una miniserie da sei puntata. Tratta da un romanzo di John Le Carré, adattata per la televisione da David Farr e diretta da Susanne Bier, regista danese premio Oscar nel 2011 per il miglior film straniero con A Better World. La storia inizia in Egitto nel 2011 al Cairo, in piena Primavera Araba: i potenti locali e i manipolatori mondiali sono in subbuglio perché, come sempre, l’ipotesi di una guerra mette in moto tutti quelli che possono guadagnarci. Su questo sfondo conosciamo Jonathan Pine (Tom Hiddlestone, Loki della saga Marvel degli Avengers), ex soldato inglese, che lavora come manager notturno di un hotel di lusso del Cairo: cliente fissa dell’hotel è una donna fatalona, amante di un membro della famiglia più rilevante della città.
Una sera la donna consegna al nostro night manager dei documenti riservati che collegano il suo amante a Richard Roper (Hugh Laurie, esatto il dottor House), uomo di primissimo piano della politica e degli intrallazzi londinesi. Com’è come non è, la fatalona finisce prima a letto con Jonathan e poi ammazzata dal suo ex amante. Sconvolto da quanto accaduto, Jonathan se ne va in Svizzera a lavorare in un nuovo hotel. Tutto tace, fino a quando nell’albergo non ricompare Roper, al che il manager chiama un suo contatto nei servizi inglesi (Oliva Colman, la bravissima protagonista femminile di Broadchurch) e si mette in gioco in prima persona per far incriminare il cattivone.
Direte: beh, figata! E in effetti la trama è di quelle belle: complicata al punto giusto, senza però diventare ostica o cervellotica. Il fatto è che in tanti punti tutto è davvero molto sciatto: i primi venti minuti abbondanti sono semplicemente inguardabili per regia e sceneggiatura. Tutto oscilla tra toni da soap e fotografia perennemente smarmellata e a tanto così dal virato seppia. Su ogni cosa si stagliano le scene passate dalla temporanea coppia di amanti in una casa sicura nel deserto, roba che nemmeno Elisa di Rivombrosa, come potete vedere dalla foto sopra.
Nella seconda metà il pilot si risolleva, mettendo in fila una quindicina di minuti niente male, pur non risparmiandosi altre cadute di stile piuttosto pesanti. Quello che però non torna è che mai, ma proprio mai, si avverte della tensione: la prima puntata di The Night Manager scorre su binari prevedibili senza scossoni. Si segnalano giusto le scene a due di Hiddlestone con Laurie e Colman, ma si tratta di parentesi per ora troppo brevi per giustificare la visione. Siamo sicuri che ce ne saranno molte di più nei restanti cinque episodi, ma i nomi in ballo erano davvero troppo importanti e interessanti per non aspettarsi qualcosa di molto più bello.
Così non è: la cifra che segna il pilot di The Night Manager è l’ordinarietà, finendo per sembrare un gigantesco spreco di talento e potenzialità.
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