23 Febbraio 2016 21 commenti

Love – La nuova comedy di Netflix di cui innamorarsi in tempo zero di Marco Villa

Dieci puntate in cui perdersi con grande piacere, anche grazie a Gillian Jacobs che NOI AMIAMO INCONDIZIONATAMENTE

Copertina, Pilot

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ATTENZIONE: QUESTO POST CONTIENE MOMENTI DI AMORE INCONDIZIONATO PER GILLIAN JACOBS

Toh, un’altra serie sui trentenni, una di quelle in cui i protagonisti parlano di come l’aver superato il fatidico terzo decennio di vita li abbia resi persone diverse, gettandoli in pasto ad ansia e incertezze. Una serie in cui si parla tantissimo, ogni tanto si scopa un po’ e poi si beve un botto, per tirare sera o per tirare tardi. Ecco, Love è esattamente tutto questo, con tanto di sfiga ad aleggiare sui personaggi principali e lavori creativi da inseguire giorno dopo giorno. Però rispetto a tantissime altre serie di questo tipo, Love ha una caratteristica fondamentale, che poche volte si trova: Love è bella, tanto bella. Forse bellissima.

Love è la nuova serie tv di Netflix, rilasciata in todo el mundo il 19 febbraio, come sempre con tutti gli episodi della prima stagione disponibili in contemporanea per la visione. Il nome grosso che c’è dietro è quello di Judd Apatow, già regista di commedie di successo (40 anni vergine, Zohan) e autore di serie tv da applausoni veri, tipo Freaks and Geeks e Girls. Accanto a lui Lesley Arfin e Paul Rust, che di Love è anche uno dei due protagonisti. Lui è Gus, un nerdone impacciato da poco mollato da una tipa insopportabile, mentre la sua co-star è Gillian Jacos, CHE NOI AMIAMO INCONDIZIONATAMENTE da quando l’abbiamo vista per la prima volta in Community nel ruolo di Britta in Community. In Love, invece, Gillian Jacobs, CHE NOI AMIAMO INCONDIZIONATAMENTE, interpreta Mickey, producer radiofonica con un’autostima pari a quella di un topolino con poca fiducia in se stesso.

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La storia è evidente e la sapete ancora prima di leggerla: i due sono delusi dalla propria vita e iniziano a vedersi, in modo molto simpatico e creativo, perché loro sono molto simpatici e creativi. Lo so, ogni volta che provo a spiegare la trama di Love finisco con il cliché della storia trita e ritrita, ma questo è. Non c’è molto da girare intorno a riguardo, quello che conta è che Love ha una qualità di scrittura e interpretazione anni luce superiore alla media.

Fatto che peraltro ha in comune con Freaks and Geeks e Girls, illustrissimi precedenti di Apatow: come in quelle serie, anche in Love si riesce a raccontare qualcosa di già visto e quasi scontato con dei toni diversi e che strizzano pesantemente l’occhio alle commedie indie, altra definizione larga, ma che spiega più di mille righe di presentazione.

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Love è tutto questo e vi garantisce grande godimento per l’altissimo livello con cui è realizzata: ci sono i dialoghi intelligenti e vispi, ci sono i riferimenti giusti e ci sono anche i costumi giusti. Tutto quello che serve per provare a raccontare una generazione in un preciso momento storico, cercando in ogni modo di evitare di prendersi sulle spalle tale responsabilità, esattamente come fa alla grande sull’altra costa degli Stati Uniti Master of None. Là ovviamente è Aziz Ansari a fare il grosso del lavoro, mentre qui è Gillian Jacobs a prendersi tutta la scena: certo, NOI LA AMIAMO INCONDIZIONATAMENTE, ma è davvero ottima nella parte di Mickey. Se Paul Rust è in fondo quasi costretto dentro un ruolo a senso unico (almeno nelle prime puntate), Jacobs riesce a far convivere i tanti eccessi del suo personaggio in modo eccezionale. E si tratta di un personaggio che si potrebbe odiare molto facilmente, un po’ come accade con tanti personaggi di Girls. Non è così e il merito è tutto della nostra amicissima Gillian. Sapete, quella che NOI… vabbé, avete capito. Due dei protagonisti delle mie comedy preferite di sempre (Community e Parks and Recreation) finiscono a fare serie speculari e molto belle: capite la gioia.

La prima stagione di Love è composta da 10 puntate di lunghezza variabile (dite ciao ciao alle costrizioni dei palinsesti televisivi): sono 5 ore in cui sarà bellissimo perdersi.

Perché seguire Love: perché riesce a fare bene un tipo di serie che tanti hanno fatto molto male

Perché mollare Love: perché non presenta niente di nuovo, ma proprio niente, se non una storia già stravista raccontata benissimo



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