18 Febbraio 2016 33 commenti

11.22.63 – Stephen King e James Franco a salvare JFK di Diego Castelli

Hulu adatta il romanzo in una miniserie da otto episodi

Copertina, Pilot

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Su Serial Minds abbiamo sempre sostenuto che le recensioni delle serie tv dovrebbero prescindere il più possibile dai libri da cui sono tratte, perché un telefilm dovrebbe funzionare a prescindere, altrimenti che senso ha?
Ebbene, oggi recensiamo 11.22.63, nuova miniserie di Hulu tratta da uno degli ultimi romanzi di Stephen King, che effettivamente ho letto. Il che vuol dire che, dopo tutte le belle parolone dei mesi scorsi, ora potrei non essere in grado di distinguere le due cose.
Ci provo, vediamo come va.

Prodotta fra gli altri dallo stesso King e da J.J. Abrams, 11.22.63 consta di otto episodi complessivi e racconta la storia di Jake Epping, professore neo-divorziato interpretato da James Franco, che viene a sapere una sconvolgente verità: nel locale del suo amico Al Templeton si nasconde un misterioso passaggio temporale, attraversato il quale ci si ritrova in un preciso giorno del 1960. Un po’ quello che succede ai miei vicini di casa che, a giudicare dall’odore sul pianerottolo, ospitano nel loro salotto un portale interdimensionale aperto su una trattoria di Reggio Calabria.
Il buon Al ha già esplorato il passaggio e compreso alcune sue caratteristiche (come il fatto che a ogni uscita e rientrata le modifiche fatte nel passato vengono resettate), e ha perfino una missione da affidare a Jake, missione che lui non è riuscito a completare perché nel frattempo si è gravemente ammalato: tornare nel 1960, aspettare lì il 1963 e impedire l’assassinio del Presidente Kennedy, nella convizione che un mondo in cui Kennedy non muore potrebbe essere un mondo migliore rispetto a quello in cui effettivamente viviamo.

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L’idea come si vede è tanto semplice quanto spiazzante: il passaggio temporale non è spiegato in termini (fanta)scientifici, né è interesse degli autori darne maggiore dettaglio. È così e basta, è un escamotage narrativo che setta la base fantasy del racconto per poi parlare d’altro.
Nel romanzo questo “altro” segue due direttrici principali: da una parte il lavoro di Jake per impedire l’omicidio di Kennedy, fra pedinamenti, complotti e raccolte di informazioni intorno alla figura di Lee Harvey Oswald, ufficialmente considerato unico autore del delitto, salvo complotti tutti da dimostrare su cui da decenni fioccano le peggio teorie. Dall’altra parte la vita negli anni Sessanta, che influenza l’esistenza di Jake intersecandosi con il suo vissuto e i suoi sentimenti ben più di quanto sarebbe necessario e prudente per la missione.

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Il principale pregio del lungo pilot da 80 minuti è probabilmente la facilità d’accesso. Difficilmente il romanzo di King può essere inserito fra i suoi maggiori capolavori, però è una storia affascinante e scorrevole, di quelle da bersi tutte d’un fiato. In questo senso, gli autori della miniserie capitanati da Bridget Carpenter sono riusciti a mantenere questa semplicità, introducendo i personaggi principali e l’elemento fantasy con rapidità e precisione, dando subito allo spettatore tutti gli elementi necessari.
Il doppio episodio scorre via liscio, senza grosse pause o cali di tensione, accumulando dosi sempre maggiori di informazioni senza mai far calare la palpebra.
Partendo da questa base narrativa solida e immediata, 11.22.63 ha poi buon gioco a far valere una messa in scena molto robusta, in cui si sprecano ricchi costumi, macchine d’epoca e larghi scorci dei mitici Sixties. Insomma, ci hanno messo i soldi e si vedono tutti.
Il passaggio dalla società contemporanea, grigia e impersonale, ad un’epoca in qualche modo più rigida ma più cordiale e genuina, spicca facilmente nella gioia con cui Jake si immerge in un mondo elegante e fascinoso, fatto di cibi più gustosi, abiti di maggior classe e personaggi storici che danno i brividoni anche solo a scorgerli da lontano (vedere ad esempio quando Jake si ritrova quasi per caso al comizio di Kennedy, un po’ come se io venissi catapultato sul set di Lo chiamavano Trinità, roba da commuoversi all’istante).

11.22.63 sembra insomma capace di unire alcuni elementi leggeri e nostalgici, alla Ritorno al Futuro, con altri più drammatici o di suspense, da spy story dura e pura. Peraltro il pilot, come era forse inevitabile, è quasi completamente occupato dalla questione dell’omicidio di Kennedy, mentre nel prossimo futuro dovrebbe esserci spazio per vicende più personali di Jake, in un intersecarsi di sottostorie che imporranno decisioni importanti e la lotta contro un passato che non vuole essere cambiato.

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Quest’ultimo punto è poi il nucleo tematico e metaforico più interessante dello show, presente fin dalla locandina su cui campeggia un esplicito “when you fight the past, the past fights back”: fin da subito Al spiega a Jake che il passato non vuole essere modificato, e che si opporrà ai suoi tentativi di dare nuovo corso alla Storia. Un elemento narrativo che diventa subito importante (e inquietante) quando Jake si trova a dover proseguire la sua missione in mezzo a “incidenti” apparentemente immotivati con cui qualcuno (il Tempo? Dio? La Natura?) cerca di mettergli i bastoni fra le ruote. Ma anche un elemento che si fa metafora del nostro modo di assimilare e interpretare la Storia, tanto personale quanto sociale. Dalle vicende e dalle riflessioni di Jake (che nella miniserie verranno sviluppate grazie ai dialoghi con un compagno di viaggio che nel romanzo non serviva), sarà facile partire per riflettere sull’importanza che il passato esercita su ognuno di noi, sull’opportunità di elaborarlo e comprenderlo per raggiungere un proprio personale equilibrio, ma anche sulla necessità, a volte, di lasciarlo lì dov’è, per andare oltre senza cercare scorciatoie non più praticabili e trovando invece percorsi nuovi e sorprendenti.
Inutile dire che la scelta di far ruotare tutto intorno all’assassinio di JFK, evento così fondamentale e controverso nella memoria collettiva americana, ha proprio la funzione di punto cardine della Storia, simbolo di certi eventi da cui è impossibile prescindere, ma la cui interpretazione e rielaborazione non è necessariamente univoca.

Perché seguire 11.22.63: un concept semplice ma accattivante, un bel misto di drama e suspense, e una messa in scena di livello.
Perché mollare 11.22.63: solo se non sopportate la più piccola ombra di fantasy, oppure se siete fra quelli che non accettano nemmeno minimi cambiamenti rispetto ai romanzi che hanno già letto.

11.22.63 cover



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