American Crime Story – Una serie tv su cui scommettere tutto di Marco Villa
È dedicata al processo a OJ Simpson e rischia di essere una delle più belle dell’anno
In Italia non sappiamo come funziona. Noi abbiamo la storia, la tradizione, abbiamo il senso del melodramma innato, ma il gusto pop, la capacità di trasformare ogni cosa in uno spettacolo è prerogativa degli americani. A ognuno il suo, va bene così, ma è questo il motivo per cui si fatica a spiegare con paragoni italiani l’impatto mediatico e narrativo avuto all’inizio degli anni ‘90 dalla vicenda di OJ Simpson, accusato di avere ucciso la moglie e un altro uomo e per questo protagonista di quello che, sfruttando una perifrasi abusata, potremmo definire il processo del secolo. OJ Simpson è un campione di football diventato attore e personaggio dello spettacolo, che di colpo si ritrova al centro di un caso di omicidio che distrugge tutta la sua immagine pubblica in un batter d’occhio e American Crime Story è la serie che racconta tutta questa storia, cercando di trasformarla in un legal thriller impossibile, perché tutti sanno già tutto.
American Crime Story è la nuova serie di FX, in onda dal 2 febbraio. È stata creata da Scott Alexander e Larry Karaszewski sulla base di un libro di Jeffrey Toobin, ma, come lascia intuire il titolo, c’è lo zampino di Ryan Murphy e Brad Falchuk. Dopo la serie antologica American Horror Story, con cui provano a scavare nelle paure consce e inconsce della società americana di ogni epoca, hanno deciso di scandagliare in un altro modo l’immaginario collettivo statunitense, ovvero partendo dalla realtà. Adesso con un caso giudiziario, nella seconda stagione un ulteriore passo avanti, con il racconto del post-uragano Katrina. Roba pesa, da maneggiare con cura in ogni aspetto, sia di scrittura che di messa in scena, perché il rischio è di spettacolarizzare tutto, finendo per fare sciacallaggio emozionale su fatti veri. Non è questo il caso, perché il pilot di American Crime Story non solo scorre via veloce e senza intoppi, ma è pure una bomba grossa, tipo una delle cose più belle di tutta questa stagione televisiva.
Partiamo dall’elemento più evidente, ovvero un cast di dimensioni imbarazzanti: un redivivo Cuba Gooding Jr. nei panni di OJ, Sarah Poulson (ormai vero feticcio di Murphy & Falchuk) in quelli del procuratore che si occupa dell’accusa. Poi John Travolta avvocato difensore e David Schwimmer nel ruolo dell’amico personale di OJ/avvocato Robert Kardashian. Sì, Kardashian: il papà di Kim, capite che incroci allucinanti tra storia e cultura pop?
American Crime Story proverà a raccontare la storia del processo a OJ Simpson restando in equilibrio tra accusa e difesa, di fatto l’unico modo sensato per approcciare una storia di questo tipo, che negli Stati Uniti tutti conoscono in ogni minimo dettaglio. La scrittura del pilot è rigorosa e classica, senza particolari giochi pirotecnici, ma con solidità e forza che ricordano i migliori esempi di film processuali, su tutti Il Verdetto di Sidney Lumet. Soprattutto, l’impressione è che non si vogliano prendere scorciatoie facili, come fatto invece in alcuni aspetti da Narcos, con quel voice over onnipresente che più volte abbiamo criticato, pur tra mille elogi alla serie.
Resta poco da aggiungere, perché American Crime Story è una serie che andrà per forza valutata sulla distanza, sulla sua capacità di tenere alta tensione e ritmo anche allontanandosi dai momenti cruciali della scoperta dell’omicidio e del tentativo di fuga di OJ Simpson.
Perché seguire American Crime Story: perché potrebbe essere la cosa più bella di questa stagione
Perché mollare American Crime Story: perché se sapete già come va a finire una storia non riuscite proprio a vederla.