The Frankenstein Chronicles: il mostro è ancora tra noi di Eleonora Gasparella
E Sean Bean guarda maiali galleggiare nel Tamigi
Quando il Villa mi ha affidato il compito di recensire il pilot di The Frankenstein Chronicles mi trovavo nel bel mezzo di un trasloco. Ed è per questo che il post è in clamoroso ritardo, ma rieccomi qui, back for good.
In una notte buia e nebbiosa, dopo aver trasportato scatole per rampe e rampe di scale, mi sono dedicata alla visione di questa serie dell’orrore scoprendo che poi, alla fine, tanto orrore non c’era.
Uscita dal calderone delle serie inglesi tratte da libri famosi, The Frankenstein Chronicles (da questo momento FC) vede come protagonista Sean Bean, che molti di voi ricorderanno nella categoria “morti che ti fanno uscire il maccosa” nei panni di Ned Stark. Non preoccupatevi però amici lettori, questa volta dovremmo essere in una botte di ferro: se in FC la testa del nostro eroe dovesse rotolare lasciandolo senza vita, qualcuno lo ricucirebbe assieme, ci attaccherebbe una spina e riavremmo tosto il buon Sean.
Ecco, la sigla. Ho sbagliato serie e sto guardando Game Of Thrones? La sigla è più o meno identica se sostituite i nomi dei luoghi inventati da Martin con gli attori di FC. Ok, forse devo smettere di guardare serie in costume, anche se però ora sono di gran moda.
Ma non perdiamoci in stupidaggini. Per recensire questa serie è inevitabile partire dal libro di Mary Shelley. C’è da dire subito che il prodotto televisivo non è un adattamento di quest’ultimo, diciamo che ne prende spunto per restituirci una storia che si sviluppa in modo indipendente. Il libro è un punto di partenza per dare il La a un approfondimento sull’aspetto macabro e disturbato della creazione di un Frankenstein per se, cioè di un essere che sconfigge la morte. Il nodo centrale coinvolge l’Anatomy Act, che dava libertà a medici e studenti di medicina di sezionare i corpi, il fenomeno del Galvanismo, e la testarda ricerca di una seconda vita attraverso la rianimazione dei defunti. Ed è da questi elementi che si sviluppa il caso di cronaca che costituisce il fulcro della serie.
Ambientata nel 1827, la storia che ci viene presentata nel pilot è quella di John Marlott (Bean) un ex soldato poi diventato investigatore per il corpo della polizia di Londra. A Marlott viene affidato un caso molto particolare che scuote le coscienze dei londinesi dell’800. A quanto pare si aggira un killer, definito “The monster”, un macellaio che assembla parti di corpi deceduti assieme, facendone delle specie di mostri di Frankenstein, appunto. I corpi vengono ritrovati senza vita (o così pare) sulle rive del Tamigi. Ad aggravare la situazione c’è che questo monster predilige i corpi di bambini per i suoi esperimenti con il punto croce.
Attorno alle misteriose sparizioni di bambini e al ritrovamento di questi cadaveri ruotano i personaggi di FC, devo dire in questo pilot ancora poco caratterizzati, e soprattutto le vicende personali di Marlott. Scopriamo così che sua moglie e sua figlia sono morte, e sembra che in qualche modo la loro morte sia responsabilità dello stesso protagonista, ma in questo pilot ancora non ci viene svelato esattamente il perché, né il come, né il quando, insomma: nulla.
Il ritratto che ne emerge è quello di un uomo che si sforza di essere tutto d’un pezzo, nonostante le sofferenze e nonostante la sua morale sia costretta a scendere a patti con la diffidenza e lo status quo. Si vede che Marlott è uno che vuole andare a fondo nella questione e scoprire la verità no matter what.
Fondamentale, come dicevo prima, è lo sfondo sociale in cui si svolge la storia, caratterizzato da una classe politica e aristocratica londinese un po’ ombrosa, uno scenario in cui le prime scoperte medico-scientifiche causano scalpore e disappunto, in un continuo scontro fra gli appassionati sostenitori di una ricerca audace e sprezzante della morte e coloro che invece rimangono attaccati al decoro e al rispetto dell’essere vivente.
Tutto questo è arricchito da personaggi misteriosi, grandi giochi di potere e da una buona dose di omertà che potrebbero mettere il nostro investigatore in grosse difficoltà, e sicuramente lo faranno.
E’ la classica situazione in cui uno dei protagonisti potrebbe poi rivelarsi essere il mostro (spoiler!).
A livello di fotografia e costumi è una serie ben fatta, tutto suggerisce perfettamente il clima nebbioso e sinistro della Londra di quegli anni. Momenti ansiogeni ce ne sono, certamente, tuttavia se la guardiamo nel suo insieme la puntata scorre con il freno a mano lievemente tirato: non è un pilot al fulmicotone.
Tutto è misurato e scorre lento, come il maiale galleggiante sul Tamigi che Marlott utilizza per confutare la sua tesi investigativa. Questa lentezza però non è sinonimo di noia, anzi: solamente non è un prodotto che cerca il sensazionalismo. FC va in onda in seconda serata sulla versione pay di ITV: non penso che la scelta della tarda sera sia dovuta alle immagini particolarmente forti (c’è più horror in The Knick) ma sicuramente non premia la serie, che necessariamente avrà una fetta risicata di spettatori. Sean Bean tuttavia fa ancora una volta la parte del leone regalandoci un protagonista onesto, deciso ma nello stesso tempo patatone, insomma un giusto, per il quale parteggiamo (ancora). Sicuramente vorrà arrivare in fondo al caso, uscendone con le ossa rotte. Non è escluso però che anche queste possano essere ricucite assieme, poi basta un po’ di corrente…
Perché seguire The Frankenstein Chronicles: perché non si può abbandonare Sean Bean.
Perché mollare The Frankenstein Chronicles: se siete stanchi di serie basate sui libri che vi facevano leggere durante le vacanze estive.