21 Ottobre 2015 20 commenti

Non Uccidere, una serie tv italiana da vedere di Marco Villa

Va in onda su RaiTre ed è una delle sorprese di questa stagione: Non Uccidere

Copertina, Pilot

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Una serie di Raitre su Serial Minds? Sicuri? Ma davvero? Eh sì, proprio così. Per una volta si parla di una serie italiana ed è già raro, poi il fatto che non sia di Sky è un fatto davvero eccezionale. Eppure è davvero importante e bello che sia così: nel mondo dei nostri sogni, tra qualche anno questa non dovrebbe più essere un’eventualità incredibile, perché serie come Non Uccidere dovrebbero diventare la norma.

Non Uccidere è una serie in onda da settembre su Raitre e i cui episodi possono essere visti in streaming sul sito di RaiTre. Creata da Claudio Corbucci e prodotta da Fremantle, racconta la storia di Valeria Ferro, giovane ispettore di Polizia di Torino che indaga sugli omicidi di città e provincia e allo stesso tempo deve affrontare una storia piuttosto drammatica in famiglia. Non Uccidere presenta un caso a puntata, ma è dura chiamarla procedurale, perché ogni episodio dura 90 minuti. Sì, novanta. Come Sherlock, per intenderci. E la sensazione è proprio che gli autori volessero spingere la serie verso il mondo della serialità inglese, capace di lasciare da parte i meccanismi tipici da indagine settimanale per privilegiare il racconto approfondito, nel tentativo di far risultare ogni storia completamente diversa dalle altre.

Al di là della lunghezza e dei paragoni, però, una cosa salta all’occhio guardando anche un solo episodio di Non Uccidere: non siamo nell’ambito della fiction italiana, per niente. Non siamo nello scalcagnato commissariato di una provincia sempre bella e pacificata, né alle prese con attori che guardano alle soap come stile di recitazione. No, qui il riferimento è The Killing, un riferimento incredibilmente palese nella caratterizzazione dei due protagonisti: Valerio Ferro è interpretata da una Miriam Leone infilata in maglioni sformati, con i capelli sempre legati e un sorriso che fatica a spuntare. Il suo assistente è invece interpretato da Matteo Martari, uno che a Stephen Holder di The Killing ci assomiglia proprio.

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Del resto Non Uccidere inizia proprio da una ragazzina ammazzata, regalando l’iniziale l’illusione di essere una serie orizzontale, in grado di portare avanti la stessa indagine lungo una decina di puntate. Come detto non è così, ma forse è anche meglio: è senz’altro una bella notizia sapere di avere di fronte una produzione in grado di portare sullo schermo dodici storie forti e in grado di stare in piedi, per il racconto lungo ci sarà tempo.

Non Uccidere è convincente fin da subito perché non ha paura di essere triste. Nel corso delle puntate non c’è mai un momento di felicità: ci sono i successi, ovvio, che coincidono con la risoluzione dei casi, ma non c’è mai un attimo in cui i personaggi si sciolgano in una situazione di relax o di tranquillità. I casi sono tesi, tirati e sempre credibili (con l’eccezione forse della quinta puntata, la più debole tra quelle viste), così come credibili sono i personaggi. Merito della scrittura e del cast e qui va sottolineata una cosa importante: in Non Uccidere in sostanza non c’è praticamente nessun interprete che soffra di teatrite, quel terribile morbo che tocca tantissimi attori italiani e che li fa recitare sempre come se fossero dentro a una tragedia greca. Per età ed estrazione, soffre un po’ di questa malattia Monica Guerritore, bravissima per carità, ma a tratti del tutto fuori luogo per l’insistenza con cui carica ogni singola sillaba. Identica bravura anche per le guest star, tra le quali spicca il bravissimo Alessandro Borghi, visto anche in Suburra di Stefano Sollima.

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Ecco, a proposito di Sollima è il caso di mettere in chiaro una cosa: questa non è una serie in grado di reggere il confronto con le solite Romanzo Criminale e Gomorra, ma riesce a piazzarsi comunque al di sopra di tutta la fiction prodotta normalmente. Anzi: è proprio un altro campionato, non si può minimamente affiancare alle puttanate (oh yeah) che vanno su Rai1 o Canale 5. Non Uccidere non è stata particolarmente premiata dagli ascolti: non ha fatto il botto, ma non è stata nemmeno uno sfacelo. In un primo tempo era stata prevista una stagione da dodici episodi, che al momento sembra sia stata spezzata in due parti. La prima è finita a metà ottobre, la seconda partirà a gennaio.

Probabilmente Non Uccidere non finirà mai negli elenchi di capolavori nostrani in fatto di serialità, ma come detto non è importante: se davvero vogliamo sperare che anche il nostro paese possa un giorno arrivare a vantare una produzione televisiva di qualità, dobbiamo passare da 10, 20, 50 serie come questa. È il tipico “buon prodotto”, quello che si guarda con piacere anche se non ci si strappa i capelli, quello che indica lo stato di salute di un’industria televisiva degna di questo nome.

Perché guardare Non Uccidere: perché è quattro spanne sopra tutta la fiction italiana

Perché mollare Non Uccidere: perché a livello generale è pur sempre una serie media



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