The Player – La serie tv che vuole diventare la nuova A-Team di Marco Villa
Il bello di The Player è che trova un meccanismo per non essere la solita serie fatta con lo stampino
Che cos’è The Player
Quando ho letto il concept di The Player non ci ho capito molto. C’era un po’ di crimine, un po’ di complottismo e anche un vago sentore di Alias. Iniziando a guardare il pilot le cose non sono andate meglio: parte come storia di un uomo che si è riscattato, per poi trasformarsi presto in trama con fuggitivo. Sapevo che prima o poi sarebbe arrivata la parte strana, quello che non sapevo era che alla fine della prima puntata avrei avuto voglia di vedere la seconda. E questa ormai è un’esperienza rarissima.
The Player è una serie tv in onda dal 24 settembre su NBC e creata da John Rogers. Ed è un serie tamarra. Ma tanto: con il protagonista testosteronico che si butta dai tetti dei palazzi usando corde volanti in stile Tarzan, per fiondarsi contro finestre chiuse e buttarsi dentro stanze dove cattivoni stanno minacciando donzelle indifese. Manca il drago e l’eroe medievale sarebbe servito. Ma ovviamente di medioevo non c’è traccia: siamo nel tempo presente, nella ridente Las Vegas e Alex Kane (che nome da maschio alfa!) è un ex agente FBI che ora lavora come responsabile sicurezza di ricche famiglie che temono di essere in pericolo. Il buon Alex ha anche un matrimonio ballerino con una dottoressa che lavora in Africa o giù di lì, ma lui è convinto di poter riportare il marriaggio ai bei vecchi tempi in cui regnava l’amore. Peccato che la moglie venga ammazzata durante un’intrusione notturna e lo stesso Alex venga incolpato dell’omicidio. Arrivati qui, abbiamo affrontato la parte drama e la parte crime. Adesso tocca alla parte strana che si materializza con le fattezze di una patatona bionda con un forte accento inglese.
La parte strana
È lei a portare Alex all’interno di un grande gioco in cui i ricchissimi del mondo scommettono sulla vittoria del bene o del male, in particolare sul successo o sul fallimento di un piano criminale. E chi deve contrastare i cattivi per rendere avvincente il gioco? Ovvio, The Player. La biondona (Charity Wakefield) e il suo boss (Wesley Snipes) controllano un sistema di informazioni che permette loro di sapere tutto di tutti, di entrare nelle registrazioni di videocamere di sorveglianza all over the world e di far fare alle varie polizie quello che vogliono. Da bravo eroe, Alex inizialmente li manda a quel paese, ma poi finisce per accettare e diventa il player, anche perché non gli torna qualcosa sulla morte della moglie.
Come l’A-Team (quasi)
Il riassunto del pilot è venuto più lungo rispetto ai nostri standard, ma era il caso di spiegare bene tutto, perché la parte del gioco e delle scommesse è quella che segna la differenza rispetto ai milioni di procedurali che siamo abituati a vedere. Qui avremo il classico caso di giornata, avremo una labile storia orizzontale, ma soprattutto avremo un meccanismo narrativo originale, in grado di staccarsi dalla solita detection. L’atmosfera tamarra ed esagerata, con tanto di inseguimenti mette The Player dalle parti di serie ormai vintage e un pizzico in più di ironia, che potrebbe emergere allontanandosi dalla morte della moglie di Alex, spingerebbe il tutto verso titoli storici come A-Team o Charlie’s Angels, due serie facili facili, ma che guarderei senza pensarci un attimo.
E non pensare è proprio quello che chiede The Player. Abbraccia il tuo lato tamarro, Alex Kane non ti deluderà.
Perché seguire The Player: perché è la tipica serie che ti garantisce 40 minuti di relax e mette sul piatto anche il plus di essere diversa dai soliti procedurali
Perché mollare The Player: perché è molto tamarra e non si vergogn di esserlo, con tutto il bene e tutto il male che questo comporta