Xena e il possibile remake/reboot: 5 motivi per dire sì e 5 per dire no di Diego Castelli
Momenti di un certo spessore filosofico
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In questi giorni circola la notizia di un reboot di Xena – Principessa guerriera. È una notizia vera, nel senso che Lucy Lawless e Sam Raimi ci stanno veramente pensando, anche sulla base di molte richieste da parte dei fan. E al contempo è una notizia esagerata, perché molti siti danno la cosa già per fatta quando in realtà di definitivo non c’è ancora niente. Anzi, forse le prime notiziole sono trapelate giusto per vedere la reazione del potenziale pubblico.
In attesa di capirne di più, e visto che per ora è tutta aria fritta, la cosa più intelligente da fare è chiedersi: ma un remake/reboot di Xena lo vogliamo o no?
Ecco cinque motivi per volere il reboot, e cinque per dire “anche no”.
PERCHÉ SI
Banale matematica
Se hai già visto Xena, non si capisce perché non dovresti voler vedere altra Xena.
Visto che rebootano tutto, perché non Xena?
Questi sono gli anni dei remake e dei reboot. Sarà che gli studios americani sono in crisi creativa, sarà che l’usato sicuro paga di più in tempo di crisi, fatto sta che ormai sono tantissimi i vecchi brand tirati giù dalla mensola e spolverati fino a farli tornare (più o meno) brillanti: da Jurassic Park a Terminator, passando per i prossimi Ghostbusters e Star Wars. E allora perché i jedi sì e Xena no? Perché i dinosauri e non Olimpia? Che poi in originale si chiamava Gabrielle, solo che all’epoca non guardavo le serie in inglese e quindi m’è rimasta in testa “Olimpia”. In questo caso però il doppiaggio non aveva fatto danni, anzi: quando mai s’è vista nell’antica Grecia una che si chiama Gabrielle? Un po’ come se Manzoni, parlando di una storia d’amore su quel ramo del lago di Como, avesse scelto come protagonisti Renzo e Jessica. Maddai.
Mostri migliori
La cosa peggiore di Hercules e Xena erano gli effetti speciali. Serpentoni smaccatamente digitali attaccati con lo sputo alla pellicola. In un nuovo remake/reboot sarebbe forse troppo sperare in un livello draghi-di-Game-of-Thrones, però insomma, la situazione non sarebbe tragica come vent’anni fa.
Quella bella storia di redenzione e eroismo
Con Hercules era troppo facile: era nato eroe, semidivino, bello e forte e invincibile. Ok, quando andava in giro con Iolao a fare Bud Spencer e Terence Hill era un sacco divertente, ma non sentivi mai quel bel sapore di sfida perché… bè perché lui era fucking Hercules!
Invece Xena era mortale, umana, coi capelli stirati e una divisa da combattimento che sembrava adatta a ogni sorta cose sconce tranne che al combattimento. Il tutto su una donna che all’inizio della sua avventura non era nemmeno una dei buoni. Nelle sei stagioni c’è dunque un processo di cambiamento, di crescita, di scoperta, che Hercules non aveva o aveva solo in minima parte. Quel percorso funzionerebbe anche oggi, così come funzionerebbe la divisa da non-combattimento.
Quei costumi, quell’atmosfera, quel delizioso trash
La prima Xena, come Hercules e come tutta o quasi la produzione di Sam Raimi, era impregnata di una sottile ma evidente ironia, di una capacità di fare citazioni e riferimenti moderni in una serie ambientata nell’antica Grecia, di essere insieme trashona e divertente, ma ogni tanto pure emozionante e commovente. Non era un capolavoro, ma nemmeno aspirava ad esserlo, e non ci facevamo problemi a guardare questa tamarrata profondamente anni Novanta fregandocene degli effetti speciali ridicoli e delle scenografie posticce. Per usare una frase da vecchio al bar, serie così “non le fanno più”. Qualcuno dirà “meno male”, ma a me un po’ di briosa ingenuità manca, e non la disdegnerei affatto.
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