15 Novembre 2010 1 commenti

MacGyver – Il primo episodio della serie di Marco Villa

Una firma prestigiosa per una serie da guerra fredda

Leningrado, 3/10/1985

È con viva apprensione che mi appresto a commentare l’ultimo prodotto dell’industria televisiva statunitense.
È quella che loro chiamano serie televisiva e che noi preferiamo definire piano annuale di programmazione catodica.
Si intitola MacGyver e l’episodio pioniere (quello che là chiamano pilota) è stato irradiato nell’etere il 29 settembre 1985, sull’emittente ABC.

Si tratta di una grave intimidazione rivolta al nostro compagno presidente Michail Gorbaciov e all’intero popolo dell’Unione Sovietica.
Il pioniere racconta di un uomo che di mestiere fa il riparatore (MacGyver, ovvero Richard Dean Anderson) ma che in realtà è in grado di risolvere situazioni ad altissimo rischio, ricorrendo a oggetti di uso comune e a una tracotante arroganza.
Proprio per questo, il prodotto tenta di minare alle fondamenta la superiorità tecnologica sovietica.
Ciò è testimoniato dalla prima sequenza, ricca di menzogne e false verità.

Ci troviamo chiaramente in un canyon americano, ma si cerca di far credere che il luogo sia in Asia.
Sulla sommità di un dirupo troviamo quelli che ci vengono spacciati per soldati cinesi, quando è evidente che si tratta di un gruppo di dopolavoristi di qualche impresa capitalista.
Ad ogni modo, sorvegliano un caccia statunitense caduto.
MacGyver ascende alla vetta per sottrarre parti tecnologiche dal suddetto aereo, al fine di preservare segreti militari. Il protagonista, ricorrendo alla sua baldanzosa pienezza di sé, non solo riesce nella propria missione ridicolizzando i valorosi soldati asiatici, ma libera anche il pilota del caccia, inspiegabilmente vestito non con la divisa d’ordinanza ma con un Moncler arancione.
Va sottolineato che la liberazione del soldato avviene attraverso l’uso di un coltellino multiuso che reca inciso il sigillo della Svizzera, chiaro segnale alla nostra amministrazione: gli americani vogliono invadere i quattro cantoni. Sappia il compagno presidente che agenti del KGB sono già in azione a Ginevra, Zurigo e Berna per contrastare tali manovre.

Nel corso del pioniere, un’altra missione viene svolta dal protagonista. Apro una piccola parentesi: lungo tutto l’episodio viene sempre chiamato per cognome e senza abbreviazioni, con risultati di estrema cacofonia: “Presto MacGyver, tappiamo la falla”.
E poi si lamentano del nostro patronimico.
La seconda missione si svolge in un laboratorio.
Innanzitutto vengono mostrati computer enormi, pensando di colpire lo spettatore. Credono di avere i calcolatori più grandi del mondo, ma i nostri hanno ormai raggiunto i trenta metri di lunghezza. Lo sappiamo tutti: il futuro è nei supercalcolatori a parete, che occuperanno stadi interi.
Ancora: MacGyver tappa una falla in una cisterna di acido solforico utilizzando delle tavolette di cioccolato. Svizzero. Di nuovo.
Infine, cosa ben più grave, viene fatta bella mostra di un missile, con palesi intenti intimidatori nei nostri confronti. Viene attivato anche un conto alla rovescia, fermato pochi istanti prima dell’esplosione, secondo le regole di quella che in America viene chiamata suspense e noi definiamo con maggiore precisione prolungamento pianificato dell’attesa.

Concludo il mio rapporto ribadendo il grave pericolo che questo piano annuale di programmazione catodica può rappresentare per l’intera Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche.
Colgo l’occasione per porgere i miei saluti, dal momento che a breve verrò trasferito a Dresda, per seguire le vicende della gloriosa DDR.

Sempre vostro,
Vladimir Putin
Direttorio del KGB



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