How to Get Away with Murder: Shonda Rhimes non si ferma più di Diego Castelli
La mamma di Grey’s Anatomy e Scandal ha partorito di nuovo. Decidete voi se è bene o male.
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A Shonda Rhimes, volendo, ne puoi dire tante.
Le sue serie sono verbose, inverosimili, piagnone e caciarone. Ogni tanto mi piace immaginare un incontro tra Olivia Pope e Meredith Grey: la prima impegnata a vomitare parole a litri, piangere come una fontana mentre si ostina proclamarsi gladiatore, e trombare qualunque maschio le passi accanto subito dopo avergli detto “tra noi è finita”. La seconda tutta votata all’inutile ricerca di un senso della propria vita, in un mondo folle dove non c’è un paziente normale e dove TUTTE le colleghe sono più interessanti di lei.
Eppure, allo stesso tempo, bisogna riconoscere alla Shonda di essere una macchina da guerra. Quasi tutto quello che fa, funziona. Grey’s Anatomy, almeno nelle prime stagioni, era un mostro di ritmo e scrittura, dritta come un fuso, giovane e fresca, totalmente cool. Scandal, dal canto suo, mantiene lo stesso stile narrativo puntando però sull’intrigo, la cospirazione e il gigantismo delle emozioni, per cui una cosa o emoziona del tutto o non emoziona per niente.
Dati alla mano, che piaccia o meno (il gusto personale non è mai in discussione), Shonda vince quasi sempre, ed è diventata un po’ la gallina dalle uova d’oro di ABC. Se potessero, le farebbero fare pure le fotocopie: verrebbero comunque meglio di quelle degli altri.
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Adesso è arrivata anche How To Get Away With Murder, a completare un trittico del giovedì sera targato “ShondaLand”, la casa di produzione della Rhimes, come se fosse il suo parco giochi privato. Pare anzi che a Disneyworld vogliano creare un’attrazione dedicata a Grey’s Anatomy, in cui prima ti estraggono un organo a tua scelta con una molletta da bucato, e poi ti lasciano lì a soffrire mentre i chirurghi che dovrebbero operarti parlano dei cazzi loro.
How To Get Away With Murder, per molti versi, è più dalle parti di Scandal: è un legal pieno di segreti e intrighi, con una carismatica protagonista di colore che è la migliore nel suo campo, anche se ha una vita privata che fa sostanzialmente schifo.
Avvocato di grido e professoressa in una prestigiosa università di Philadelphia, Annalise Keating (interpretata da Viola Davis) è dura e fredda ma in realtà ci tiene un sacco ai suoi numerosi studenti, tanto da coinvolgerli nella vera attività forense e garantendo ai più meritevoli un posto nel suo studio. Il tutto senza sapere che proprio quei pochi eletti sono a loro volta invischiati in un torbido caso di omicidio.
How To Get Away With Murder (che palle scrivere sto titolo lunghissimo) è formalmente creata da Peter Nowalk, ma le impronte digitali di Shonda Rhimes sono dappertutto: le passioni esacerbanti, i giovani studenti pronti a tutto (tutto) per emergere, la descrizione di un mondo – quello legale come quello chirurgico – che non fa sconti a nessuno, e un continuo avvilupparsi di dilemmi morali, segreti inconfessabili, twist narrativi e ritmo incalzante.
Se da un certo punto di vista potremmo definirla una serie ormai “banale” per Shonda Rhimes, nel senso che non sembra in grado di aggiungere granché al modo di raccontare tipico dell’autrice, allo stesso tempo possiede la forza di uno stile immediatamente riconoscibile.
Potremmo anche stare qui a fare le pulci al pilot (per esempio, al momento trovo Viola Davis molto meno impattante di Kerry Washington), ma credo che sarebbe inutile di fronte al senso generale della questione: How To Get Away With Murder è la nuova serie di Shonda Rhimes, ed è esattamente una serie di Shonda Rhimes. Dopo dieci anni di Grey’s Anatomy, ormai non serve dire granché altro.
Perché seguirla: ha tutte le classiche caratteristiche di una serie di Shonda Rhimes, se vi piace il genere.
Perché mollarla: ha tutte le classiche caratteristiche di una serie di Shonda Rhimes, se non vi piace il genere.