Madam Secretary, una nuova serie politica sulla scia di The West Wing di Marco Villa
Madam Secretary è un po’ spy story, un po’ intrighi di politica. E promette bene.
La CIA e la politica. Due ambienti molto legati, che negli ultimi anni hanno dato vita a tante serie, con diverse sfumature. Dalle tragedie spionistiche di Homeland ai polpettoni intricatissimi di Scandal. Strade molto diverse tra loro, a cui ora se ne aggiunge un’altra – non rivoluzionaria, ma senz’altro interessante – che porta il nome di Madam Secretary.
Madam Secretary è una nuova serie di CBS, in onda dal 21 settembre e creata da Barbara Hall, già creatrice di quella cattolicata che era Joan of Arcadia. Madam Secretary racconta la storia di Bess (interpretata da Tea Leoni), ex dipendente della CIA che viene chiamata a sorpresa dal presidente degli Stati Uniti per ricoprire il ruolo di Segretario di Stato. Per chi non lo sapesse, il Segretario di Stato equivale al nostro Ministro degli Esteri. Ovvero: nella realtà immani chiacchiere e poca azione, nella finzione della gran diplomazia e lavoro a stretto contatto con i servizi per operazioni segrete. Un ruolo ricoperto negli anni scorsi da Hillary Clinton, che parrebbe essere stata un modello piuttosto chiaro per il personaggio principale di questa serie.
Il primo riferimento che viene in mente guardando Madam Secretary non può che essere The West Wing, che qui a Serial Minds consideriamo una delle cose più belle ever. Della serie capolavoro di Aaron Sorkin si trovano tracce soprattutto a livello visivo, con una messa in scena che rimette sullo schermo il classico walk & talk e una fotografia stilisticamente molto anni ‘90. Luci soffuse, ma un po’ smarmellate, a ricostruire la sensazione di austerità e imponenza emanata dalle istituzioni. Tracce di Sorkin si trovano anche nella sceneggiatura: i membri dello staff sono sempre a tanto così dall’avere atteggiamenti infantili, riprendendo quello che era il cuore di The West Wing, ovvero il racconto di persone normali (talentuosissime, ma normali) in una situazione straordinaria.
Uno degli aspetti più interessanti di Madam Secretary è proprio come viene presentata e raccontata la protagonista Bess. Madre di tre figli (ma nel pilot ne vediamo solo due), si è da tempo ritirata dalla CIA per diventare professoressa universitaria e andare a vivere in campagna (aaaaah aaaah, aaaaah aaaaah). Il rischio di tratteggiarla come una mamma prestata alla politica era altissimo, ma viene evitato già nel primo episodio: il caso di puntata riguarda una coppia di fratelli imprigionati in Siria e Bess si approccia alla questione non come madre in pena per quelli che potrebbero essere i suoi figli, ma come professionista con anni di esperienza, lasciando fuori dalla faccenda la sua emotività. Sembra banale, ma non lo è e spazza via potenziali quintali di stucchevolezza e noia. Madam Secretary è una serie che parla di politica, non di una donna in un ruolo di potere. Meno male, sperando che continui così.
Ho fatto riferimento al caso di puntata, perché probabilmente ce ne sarà uno a settimana, ma Madam Secretary non sarà esclusivamente verticale: già nel pilot viene introdotta una storyline orizzontale, che fa riferimento alla misteriosa morte del predecessore di Bess e al fatto che ci possa essere qualcosa di marcio all’interno dell’amministrazione. Non una storia nuova eh, ma se riuscisse a diventare anche solo lontanamente appassionante come la trama di Rubicon (cazzo, che bella che è stata Rubicon!) saremmo veramente a posto.
Caso di giornata, trama orizzontale e poi camminate e giochini politici all’interno del palazzo. Ah, se qualcuno ve la presenta come qualcosa di simile a House of Cards, non state ad ascoltarlo: non c’entra nulla.
Perché seguirla: perché il personaggio funziona e dà l’idea di essere una serie solida, con molto da offrire
Perché mollarla: perché le serie politiche stile The West Wing non vi piacciono e volete il sangue e la cattiveria di House of Cards (che è fighissima eh, intendiamoci, ma è un’altra roba)