A to Z: La Madre di How I Met Your Mother in una comedy diversa dal solito di Francesco Martino
Cristin Milioti protagonista di una serie che punta a sparigliare le carte della rom-com
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Da qualche mese il mondo della serialità televisiva è diviso in due fazioni: quelli che hanno odiato il finale di How I Met Your Mother e quelli che sono riusciti a tollerarlo (no, non esistono persone a cui è piaciuto). Il trauma, paragonabile forse solo a quello generato da Lost, ha avuto diversi protagonisti, uno dei quali risponde al nome di Cristin Milioti, alias La Madre, ossia colei che si è fatta attendere per ben sette anni salvo poi congedarsi dopo meno di una stagione. Capirete bene, quindi, quanti dubbi e paure potevano gravitare intorno a A to Z, la nuova comedy di NBC che vede proprio la Milioti come protagonista.
Nonostante il pericolo, e la paura per un nuovo pacco, l’unica cosa da fare in questi casi è usare il cosiddetto approccio alla Mulder: appendere il poster “I want to believe” alla parete e premere il tasto play, succeda quel che succeda.
Tranquilli però, perché la prima cosa che ho da dirvi è che questo A to Z non è HIMYM e anzi, se ne discosta parecchio.
La serie (prodotta da due nomi noti come Rashida Jones e Will McCormack) parte dal presupposto di sovvertire alcuni pilastri della rom-com, abbattendo sin dall’inizio il muro dell’incertezza temporale: ci viene detto subito che i due protagonisti (Andrew e Zelda) usciranno insieme per otto mesi, tre settimane, cinque giorni e un’ora, e quella che ci verrà raccontata sarà l’epopea della loro storia d’amore, appunto, dalla A alla Z.
Il primo passo di questo percorso è quello di delineare i caratteri dei due protagonisti, due esatti opposti con una visione diversa della vita. Andrew, impiegato in un sito di incontri on-line, crede nell’amore e nel destino, mentre Zelda, un avvocato che ama il proprio lavoro, preferisce la realtà ai voli di fantasia. Dal loro incontro nascerà l’occasione per far scontrare i loro diversi caratteri, in una vicenda il cui protagonista principale è sempre uno solo: il destino.
Come spesso ricordato dalla voce narrante che accompagna il pilot, l’incontro tra Andrew e Zelda, così come altri momenti del pilot, è semplicemente frutto del fato che, in qualche caso, può dimostrarsi anche un’arma a doppio taglio. Il tutto però, dentro quella gabbia temporale e molto precisa che è abbastanza inedita sul piccolo schermo e sembra profondamente debitrice di 500 Days of Summer.
Ovviamente, l’intento finale è affrontare un’epopea amorosa, con i suoi alti e bassi, raccontando come anche una vicenda dalla “scadenza” programmata può regalare momenti di puro romanticismo e tenerezza.
Il pilot, infatti, riesce a gestire un ottimo ritmo, fatto di situazioni comiche molto classiche e gustosi momenti geek (c’è una simpatica storia su Ritorno al Futuro con tanto di cameo di Lea Thompson).
Nonostante lo spunto interessante e abbastanza originale la serie cade anche in alcuni luoghi comuni della comedy americana, come una caratterizzazione dei comprimari non straordinaria (lui grasso e inopportuno; lei single e disperata) e qualche cliché di troppo. La sorpresa, però, è che anche questi nei, una volta inseriti nel buon impasto dell’episodio, riescono a risultare meno sgradevoli di quanto accada in altre serie cugine.
Calcolando l’enorme mole di serie comiche che affollano i network in autunno, e pensando a quante di queste non mangeranno il panettone, mi sento di dire che A to Z può rappresentare una boccata d’aria fresca, una buona variazione a uno dei temi televisivi più abusati – e maltrattati – di sempre.
Perché seguirla: offre un punto di vista nuovo al super abusato tema della “ricerca dell’amore”.
Perché mollarla: siete dei cuori davvero troppo deboli e non reggereste un eventuale addio tra Andrew e Zelda.