I dieci motivi per cui abbiamo amato tanto Breaking Bad (No Spoiler) di La Redazione di Serial Minds
Il nostro saluto a Breaking Bad
Questa notte gli Emmy Awards hanno celebrato nel migliore dei modi la fine di Breaking Bad. La serie è finita quasi un anno fa, ma la cerimonia di Los Angeles è stato il giusto tributo e saluto a una delle serie tv più importanti della storia della televisione. E mai come in questo caso dire una cosa del genere suona adatta e non eccessiva. Nel nostro piccolo, volevamo salutarla in qualche modo e abbiamo scelto di mettere insieme i dieci motivi che hanno fatto sì che Breaking Bad diventasse Breaking Bad, ovvero un capolavoro. I dieci motivi per cui l’abbiamo amata così tanto.
01. Per Walter White e Jesse Pinkman. Per come le durezze di uno si siano alternate con quelle dell’altro e per il loro rapporto aguzzino-vittima in costante cambiamento. Uno dei rapporti di amicizia, odio e amore più veri e travagliati mai visti in tv.
02. Per Bryan Cranston e Aaron Paul. Non è una ripetizione della voce precedente, è una cosa diversa: Cranston e Paul sono riusciti ad andare oltre i loro personaggi, riuscendo a dare forza a Breaking Bad anche al di fuori delle puntate. Dalle foto in maschera fino al video del banco dei pegni. Tutto bellissimo. E non dimentichiamo la straordinaria trasformazione fisica di Cranston, che molti ricordavano ancora come il padre buffo di Malcolm in the Middle, ed è riuscito a diventare cinque-sei Walter White “diversi” nel corso di cinque stagioni.
03. Per la regia pazzesca. Alcune scene andrebbero viste e riviste: Breaking Bad è visivamente uno dei punti più alti della serialità tutta.
04. Per la scrittura. La lentezza a tratti insopportabile, cancellata da accelerazioni improvvise. Il continuo gioco di dilatazione e concentrazione di eventi ed emozioni.
05. Perché non si è mai vista una serie con personaggi “di contorno” così forti e indimenticabili. Da Hank a Saul Goodman, da Gus a Mike fino a Hector Salamanca. Tutti degni di essere protagonisti di uno spin-off (e infatti Saul Goodman tornerà con Better Call Saul a inizio 2015).
06. Per una trama che evolve con tragica lentezza verso un punto finale inevitabile. Con Breaking Bad non si ha mai il senso di deja-vu che affligge molte serie, non hai mai la sensazione di stare vedendo una ripetizione della stagione precedente, solo con nomi e luoghi cambiati. No, l’evoluzione di Breaking Bad è vera e il punto finale è così lontano da quello iniziale e dai punti intermedi, che sembra quasi di aver visto telefilm diversi.
07. Per i silenzi del deserto del Nuovo Messico, che sono stati spesso la cornice solenne di eventi epocali, narrati con pochissime parole.
08. Per la prospettiva degli oggetti. Quello di Breaking Bad è un mondo vivo, pulsante, dove anche i più piccoli oggetti sembrano essere lì per spiare le vicende di questi poveracci, come fossero pesciolini dentro una boccia di vetro.
09. Per l’iconografia. Il camper, il ritratto di Heisenberg, il logo de Los Pollos Hermanos, il cartellone pubblicitario di Better Call Saul. In Breaking Bad ogni elemento visivo finzionale è diventato un’icona.
10. Per Vince Gilligan, per come è riuscito a tenere le fila della storia dalla prima all’ultima puntata, con mille rallentamenti, ma senza mai uno sbandamento. Un autore coraggioso che fin dall’inizio aveva dichiarato di voler raccontare una discesa agli inferi, la trasformazione oscura di un uomo. E perdio, ce l’ha fatta alla grande.