20 Marzo 2014 2 commenti

The Red Road – La serie tv super minimale prodotta da SundanceTv di Marco Villa

Il ritorno di Khal Drogo di Game of Thrones si chiama The Red Road

Copertina, Pilot

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Nel 2013 fu Rectify (che rimane lì tra le cose che devo recuperare), nel 2014 tocca a The Red Road. A distanza di un anno, il Sundance propone una nuova serie originale, visibile on demand sul sito legato al più famoso fedtival di cinema indipendente.

The Red Road è una serie tv di Aaron Guzikowski, in onda dal 21 febbraio 2014. Racconta il difficile rapporto tra una comunità e la tribù di indiani d’America con cui condivide il territorio. Da una parte abbiamo un agente di polizia con moglie depressa e fuori controllo e due figlie, di cui una in amore con un giovane nativo americano. Dall’altra la famiglia di detto nativo americano, con l’aggiunta di un gigante non molto rassicurante interpretato da Jason Momoa, il Khal Drogo di Game of Thrones, e di un tipaccio responsabile (come minimo) di un omicidio.

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Il primo episodio mette in campo tutti questi personaggi, ma niente di più. Nel corso del pilot non accade nulla: tutte le scene mettono in evidenza conflitti e possibili scontri, ma non c’è un fatto che sia uno. Appare evidente che The Red Road punterà tutto sugli intrecci tra i protagonisti e su una tensione fatta crescere con grande pazienza e lentezza. Ecco, pure troppa. Il pilot scorre senza sussulti lungo i suoi 44 minuti, risvegliandosi giusto per un 120 secondi, durante i quali la tensione ha un picco improvviso, che però viene subito sopito e livellato.

Ora: siamo reduci da una serie come True Detective, che non ha certo fatto del ritmo e della trama i suoi tratti principali. Però era bellissima e l’abbiamo detto fin dal pilot. Il motivo? Oltre a personaggi e interpreti c’era da subito un motivo di interesse legato alla storia: un serial killer da prendere.

 

Il pilot di The Red Road invece mostra solo dei potenziali focolai: c’è anche in questo caso un omicidio da risolvere, ma viene lasciato in ventesimo piano. A dominare il pilot è la storia della figlia del protagonista, al centro di un interessantissimo (c’è dell’ironia) amore con il giovane nativo. Roba che perde di interesse ancora prima di iniziare e che fa venire in mente all’istante la bellissima (ancora più ironia) storyline di Dana Brody nella terza stagione di Homeland.

The Red Road, insomma, mette sul piatto alcuni personaggi e chiede allo spettatore una sorta di atto di fede: bisogna seguire la serie tv credendo che possa raccontare una storia interessante e mettere in scena personaggi indimenticabili. Dal pilot, però, si fatica a scommettere in questo senso.

Perché seguirla: perché intrigati da un pilot che non fa nulla di quello che ci si aspetta da un pilot

Perché mollarla: perché nel pilot non si vede una storia forte, né un personaggio in grado di catturare e generare entusiasmo.



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