Mixology – La serie tv che vuole sostituire How I Met Your Mother di Marco Villa
Mixology non è male, ma prevedi le battute con due minuti di anticipo. Sul serio.
E alla fine si ritorna ai trentenni al bar. Poco da fare: puntuali come le migrazioni dei volatili, a ogni stagione televisiva arriva almeno una serie dedicata a uomini e donne (più probabile uomini). Di solito sono intorno alla trentina, infoiati fino a qui e vanno metodicamente al bar per cercare di rimorchiare. La colpa è ovviamente tutta di Friends e How I Met Your Mother e proprio la fine di quest’ultima spinge i network a cercare di trovare il sostituto perfetto per chi si sentirà abbandonato da Barney e soci.
E Mixology sembra proprio fatta seguendo il pensiero “vediamo di clonare How I Met Your Mother e di prendere il più possibile senza farlo sembrare un plagio”. E il risultato è pure apprezzabile, anche perché i creatori sono Jon Lucas e Scott Moore, ovvero gli autori della sceneggiatura originale di The Hangover. Alcune soluzioni interessanti le trovano, qualche guizzo c’è, ma non riescono a evitare quello che da subito si dimostra come il problema numero uno di Mixology: noi questa serie tv l’abbiamo già vista mille volte e per renderla davvero interessante bisogna rivoltarla da capo a piedi, ovvero fare l’esatto opposto di quello che è stato fatto.
Mixology è una serie tv che andrà in onda dal 26 febbraio, su ABC. Racconta la storia di dieci persone (più il narratore) che si trovano una notte nello stesso bar: tutta la stagione si svilupperà nell’arco di una notte e ogni episodio sarà dedicato alle interazioni tra due o più personaggi. La prima puntata è dedicata a Tom e Maya: lui assomiglia a Kakà ed è stato mollato dalla fidanzata di sempre, lei un maschiaccio disgustata da chi non è un maschio super-alfa. Li vediamo incontrarsi per la prima volta e chiacchierare, mentre una voce fuori campo in pieno stile Ted Mosby ci racconta le loro vite, da quando sono nati (letteralmente), fino al presente. Sia Tom che Maya sono nel locale con degli amici, che saranno i protagonisti delle prossime puntate e tutti interagiscono anche con il mixologist, ovvero il tizio che fa i cocktail e che si accoppia con la cameriera stupida.
Questo il concept, che in fondo è anche interessante: l’idea dell’unità di tempo e spazio è carina (per quanto presa di peso proprio dall’estenuante finale di How I Met Your Mother) e il bar offre ovviamente ogni possibile sviluppo. La staticità della situazione viene poi aggirata dai racconti in flashback, che riassumono una vita in un minuto e quindi danno ritmo alla puntata.
Come detto, però, il problema enorme è la prevedibilità. Non nel senso che le storie sono sempre quelle (oddio, anche), ma nel senso che si riescono a prevedere le singole battute: vediamo Tom che parla con i suoi amici, che cercano di motivarlo per spingerlo a chiedere a Maya il numero di telefono. Tom dice che lei è troppo bella per lui (“she’s out of my league”, dice), gli amici riprendono la stessa espressione e lo convincono che no, non è vero che è fuori dalla sua portata. Appena lui si convince e si butta all’attacco cosa succede? Ovvio: i due amici si dicono a vicenda: “she’s out of his league”. Ecco, la prima puntata di Mixology si può riassumere tutta qui, con una battuta che non è brutta, che può anche strappare un sorriso, ma che si riesce a prevedere con due minuti di anticipo.
Così, mentre state aspettando di sentire quello che già avete capito, magari potete fare caso al tizio con l’accento inglese pettinato e vestito proprio come Barney Stinson, oppure notare la scelta di far coincidere esattamente parti del voice over e battute dei personaggi, giusto per rimanere in perfetta scia a How I Met Your Mother. Ah, qui non ci sono le risate finte, almeno quello.
Una serie tv che potrebbe crescere, ma che deve affrancarsi al più presto da tutte le altre serie pressoché uguali.
Perché seguirla: perché tra poche settimane sarete orfani di How I Met Your Mother e non pensate di poter sopravvivere. E perché non è brutta: qualche guizzo c’è.
Perché mollarla: perché, pur non essendo un brutto pilot, è la cosa più scontata e stravista della storia