Bitten – La centosettima serie coi lupi mannari di Francesco Martino
Dal Canada una serie da evitare con grande cura
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Cosa può rendere interessante una serie sulla carta pessima? Le zozzerie, ovviamente.
Non facciamo i finti perbenisti e ammettiamolo candidamente, dopotutto non è nemmeno così sbagliato perché o sei Lena Dunham e riesci a essere così brillante da farti tollerare nuda per venti minuti di un episodio, o devi per forza ricorrere a una bionda alta e magra.
La bionda in questione è Laura Vandervoort (già vista in Smallville), e la serie brutta è Bitten, teen-drama a base fantasy trasmesso dalla canadese Space. Si, avete letto bene, fantasy; e sì, preparatevi, perché siamo davanti, ancora una volta, a lupi mannari belli e impossibili.
In Bitten la Vondervoort è Elena (di nuovo sì, come Vampire Diaries), una fotografa che non fa mai foto, cioè dice di esserlo solo per nascondere le sue uscite notturne al ragazzo, il poco sveglio Philip. La nostra Elena è infatti un lupo mannaro, un essere in orrida CGI che, con le fattezze de Il Commissario Rex, passa le nottate a passeggiare per la città, attraversando la strada o facendo delle corse sulla spiaggia. Esatto, solo questo.
In realtà Elena e gli altri lupi mannari (che poi sono quasi tutti suoi fratelli) interpretano la loro “condizione” come un segreto da nascondere, cercando di mantenere un profilo basso nel pieno controllo delle loro capacità. Questa pace, accompagnata da discorsi incredibilmente noiosi sulla loro razza, viene però turbata quando una ragazza viene attaccata e uccisa da un “Bastardo”, un mannaro esterno alla famiglia ed intenzionato a smascherare il loro segreto.
Il vero, e grande, problema di Bitten è quello di essere prevedibile in ogni sua mossa, tirando fuori una serie di situazioni al limite del plagio e dell’assurdo (l’entrata in scena del Bastardo è il massimo del nonsense), presentandoci una serie di personaggi non solo poco interessanti, ma anche incredibilmente stupidi. Dal ragazzo di Elena che crede ogni volta alla stessa scusa, ai fratelli della protagonista che sembrano usciti da un set di omini Lego; tutti sono intrisi di un grandissimo alone di bruttezza.
Il fattore “zozzerie” di cui sopra cerca disperatamente di salvare la situazione raggiungendo però momenti da porno soft, dove l’unica cosa che manca è la classica musica con il solo di sax. Alcune scelte sembrano voler strizzare l’occhio all’eccesso di True Blood risultando però solamente tristi ed imbarazzanti, perché ovviamente prive della genialità trash della serie di Ball.
Non riesco a trovare un lato positivo in Bitten se non quello di essere capace di far rivalutare allo spettatore qualsiasi altra produzione televisiva rendendola terribilmente migliore rispetto a questa.
Io vi ho avvertiti!
Perché seguirla: perché vi volete del male, o perché alla ricerca di momenti trash soft porno.
Perché mollarla: non c’è nulla di originale in Bitten, ogni situazione e personaggio sanno di già visto.
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