8 Gennaio 2014 11 commenti

Sherlock e la trasformazione in comedy della terza stagione di Marco Villa

La terza stagione di Sherlock fa parecchio ridere. E le indagini? Boh.

Brit, Copertina, On Air

sherlock season 3 benedict cumberbatch

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OCCHIO, SPOILER SULLA 3X01 DI SHERLOCK
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Vi abbiamo parlato ieri di Community, che ha inaugurato la sua quinta stagione con un episodio dal titolo piuttosto significativo: Repilot. Ovvero: come ti faccio ripartire la serie dopo che il concept originario (gente che studia in una università) non sussiste più (causa laurea dei personaggi). Ecco, se la prima puntata della terza stagione di Sherlock si fosse chiamata pure lei Repilot, non ci sarebbe stato nulla di strano.

Sherlock riparte dalla presunta morte dell’investigatore, sequenza molto tesa che aveva chiuso la seconda stagione. Ovviamente si riparte dalla spiegazione di come la morte sia stata solo inscenata e la prima sequenza mostra una versione ultra-spettacolare della faccenda, con tanto di bungee jumping e baci volanti. Una roba imbarazzante in quanto a tamarraggine, che per fortuna si rivela solo la strampalata congettura di un personaggio (e in un’ottica meta si rivela l’omaggio alle congetture partorite online dai fan della serie, per spiegare la morte-non morte di Sherlock. Sì, la pressione del pubblico ormai rischia di far diventare le serie tv delle specie di storie a bivi stile-Topolino, ma questo è un tema gigantesco, che non si può affrontare in una parentesi).

sherlock season 3 benedict cumberbatch martin freeman

L’inizio, quindi, è spiazzante e rende subito chiari i cambiamenti presenti in questa terza stagione. Per dirla facile: Sherlock è diventato quasi una comedy. Anche in passato la parte meno seriosa era sempre presente, ma si trattava di parentesi che puntellavano scene di grande tensione (un esempio su tutti: la scena della piscina con Moriarty).
The empty hearse è invece un’infilata di momenti in cui Sherlock Holmes è una sorta di intrattenitore al servizio del pubblico. La parte più forte, in questo senso, è l’inizio, con il tormentone dei baffetti e con Sherlock, Watson e la di lui fidanzata cacciati ripetutamente da ristoranti via via meno chic, a causa degli attacchi di rabbia del povero, vituperato Watson (e applausi a Benedict Cumberbatch e Martin Freeman e alla loro chimica, se mai ce ne fosse ancora bisogno).

Certo, un po’ di tensione c’è, ma a conti fatti la si percepisce solo in occasione del falò in cui rischia di rimanere bruciato Watson, perché la scena finale con la bomba è volutamente ridicola. Stiamo parlando di un ordigno che dovrebbe far saltare il parlamento, ma che viene disinnescato con un interruttore. Acceso/spento. Fine. E uno Sherlock che dice “i terroristi mettono sempre un interruttore, per sicurezza”, introducendo così lo scottante tema della 626 e dell’INAIL per guerriglieri e facendo ciao ciao con la manina a decenni di scene drammatiche basate su filo rosso-filo blu.

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Sembra una cazzata (anzi, una scena così è una cazzata, non scherziamo), ma rappresenta un chiaro segnale del fatto che Sherlock si stia indirizzando verso un tono molto più commedioso, tendenza confermata poi anche dal secondo episodio.
Una scelta coraggiosa e riuscita, perché questo Sherlock diverte e funziona benissimo. È praticamente una comedy, ma è la migliore comedy da tanti mesi a questa parte. Il drama tornerà, è pressoché certo, ma un nuovo equilibrio deve essere creato.

 



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