The Mentalist – La vera identità di Red John [SPOILER] di Maria Sole Bosaia
Una ricerca durata sei anni
Arrivati alla sesta stagione di The Mentalist, lo showrunner Bruno Heller e i suoi, con il benestare della CBS, hanno finalmente deciso di svelarci la vera identità di Red John, il famigerato serial killer nemesi storica del protagonista Patrick Jane (Simon Baker).
Il titolo dell’ottavo episodio – in cui avviene la rivelazione – è appunto “Red John”, e fa seguito a una serie di puntate in cui l’attenzione si è concentrata sul possibile volto dell’assassino della famiglia di Patrick, nonché responsabile di tutta una serie di efferati delitti. Prima di darvi il colpo finale però è necessario fare un breve riepilogo sui 7 candidati per il maligno assassino.
Dopo una copiosa serie di errori, sacrifici, sviste, misteriosi crimini, all’inizio della nuova stagione siamo consapevoli di una cosa: Red John può essere solo una delle seguenti persone:
– Gale Bertram (Michael Gaston): capo del CBI, uomo apparentemente mite che tenta di mettere un freno ai colpi di testa di Jane senza riuscirci.
– Brett Patridge (Jack Plotnick): appartenente al team forense del CBI, un tipo insospettabile e, a una prima occhiata, innocuo.
– Robert Kirkland (Kevin Corrigan) : amico dell’agente dell’FBI Alexa Schultz, dichiara di essere un agente della Homeland Security. Ha un fratello gemello che crede morto e finito nel giro di Red John, a un certo punto si impadronisce della finta lista dei sospettati di Jane.
– Reede Smith (Drew Powell): agente dell’FBI, ambiguo e spietato, tiene d’occhio Patrick Jane.
– Ray Haffner (Reed Diamond): ex agente supervisore del CBI poi passato a un’agenzia di investigazioni privata, membro della setta Visualize, con un debole per Teresa Lisbon (Robin Tunney).
– Thomas McAllister (Xander Berkeley) sceriffo di Napa County, un tizio irreprensibile.
– Bret Stiles (Malcom McDowell) leader della setta Visualize, uno che sa manipolare per bene le persone.
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ATTENZIONE! NON LEGGETE OLTRE SE NON AVETE VISTO L’OTTAVO EPISODIO DELLA SESTA STAGIONE DI THE MENTALIST
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Questa blacklist è quella che ci conduce agli ultimi drammatici eventi in cui The Mentalist accantona per un po’ la sua matrice di procedural a trama prevalentemente verticale, per diventare una sorta di gioco del gatto col topo portato agli estremi. Non mancano i colpi di scena, non manca la tensione narrativa (dopotutto si tratta dell’evento “bomba” della stagione, se non dell’intera serie) e gli attori, Simon Baker su tutti, sono pronti e carichi per dare il meglio. Vista la portata dell’evento – stanare e possibilmente eliminare Red John è il fil rouge che fin dall’inizio ha animato lo show – è forse bene soffermarsi a fare due considerazioni sul perché di una scelta tanto radicale a poco più di metà stagione.
Prima di tutto non siamo a “metà”, perché a quanto pare la sesta sarà composta da soli 12 episodi a differenza dei 23-24 ordinari.
In secondo luogo, sceneggiatori e producers si sono affrettati a sottolineare come questa non sia una mossa studiata per dare un’impennata a una stagione un po’ fiacca in termini di ascolti (purtroppo non sono più i bei tempi in cui The Mentalist raccoglieva stabilmente 14 milioni di spettatori e anche qualcosa in più). In realtà, tutti sappiamo che nello spietatissimo mercato televisivo americano anche un sensibile calo come quello registrato dal nostro finto sensitivo suona minaccioso.
Quindi, a scanso di equivoci, provare a giocarsi il tutto per tutto in un’escalation ben decisa a farci saltare sulle poltrone e a farci scervellare come quasi non accadeva dai tempi del cliffhanger di Sherlock, ci sta eccome.
Adesso però non saltate su a dire che voi lo avevate intuito subito, che i vostri sospetti erano più che fondati, perché qualcuno ha lavorato a lungo per confonderci le acque e anche quanto visto nell’antecedente episodio “The Great Red Dragon” potrebbe non essere quello che sembra.
Certo, se siete temprati da anni di 24 e Homeland, giusto per citarne un paio, forse vi sarà stato un pochetto più facile seguire il serrato concatenarsi di avvenimenti che porta il protagonista in una chiesa in attesa dell’acerrimo nemico, ma anche se così non fosse i momenti conclusivi di questa parabola rosso sangue risultano piuttosto godibili. L’imprevedibilità di Jane, il suo intuito, i suoi bizzarri metodi e il suo insopprimibile desiderio di vendetta vengono portati al limite e bisogna dire che quasi ci hanno messi nel sacco indicandoci fino alla fine Bertram come principale sospettato.
Ma poteva il direttore “piacione” essere davvero il diabolico Red John? Lui, l’uomo dalle faccine sorridenti intinte nel sangue delle vittime, colui che sussurra tigre tigre e poi ti scanna senza pietà manco fosse Dexter?
Nella migliore tradizione il colpevole è un personaggio redivivo, un insospettabile che avevamo appena eliminato dalla lista: ecco quindi tornare in scena lo sceriffo McAllister, mefistofelico e arrogante quanto basta per tentare un ultimo colpo di mano. L’episodio successivo, trasmesso in America questa settimana, si chiama My Blue Heaven ed è la prima volta che il titolo non accenna al colore rosso.
Cosa ne dite, scommettiamo sulle prossime sfumature?
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