By Any Means – Ogni tanto capita anche una serie tv inglese brutta di Marco Villa
Poliziotti al limite della legalità vs. cattivi impossibili da arrestare
Dico una cosa banalotta: che belle le serie inglesi. In questi anni ho ripetuto fino alla nausea questa frase, portando come prove un numero piuttosto alto di serie. E il bello delle serie inglesi è che giocano in un campionato completamente differente rispetto a quelle americane. Cambia il tono, cambia il ritmo, cambia l’approccio visivo. L’aspetto vincente di queste serie è il loro non volersi mettere a scimmiottare i prodotti statunitensi, ma tracciare una strada differente. A volte va bene, a volte no, ma sempre con grande personalità. Ecco perché non è tanto bello vedere una serie come By Any Means, che cerca di andare in scia alle serie americane più sbruffone.
By Any Means (in onda dal 22 settembre al 27 ottobre su BBC One) è la storia di un nucleo molto ristretto di poliziotti che agisce in una zona d’ombra, intervenendo quando i loro colleghi in divisa non riescono a far condannare un criminale. Senza avere sulle spalle quel fardello ingombrante che si chiama “legge”, la squadretta in questione si accanisce su cattivoni vari finché questi non commettono un errore e finiscono in galera. Per farlo, possono ricorrere a tutto, tranne uccidere: by any means, appunto. Capo della squadra è Jack Quinn (interpretato da Warren Brown, il socio di John Luther in Luther), affiancato da un nerdone-hacker e da una notevole signorina, ovvero Shelley Conn, già vista in Terra Nova e soprattutto in quella serie bella bella che fu Marchlands.
I tre parlano con dialoghi velocissimi e si basano su ragionamenti e intuizioni ancora più rapidi. Il ritmo è altissimo e l’intelligenza dei tre protagonisti pure. Non siamo in fondo lontani da Scandal: task force che risolve i problemi. Olivia Pope risolve quelli dei suoi clienti, Jack Quinn quelli della polizia. In tutto il pilot, fatta eccezione per l’introduzione, non c’è un briciolo di drama e di tensione: i tre protagonisti sono dei brillantoni e affrontano tutto con spavalderia. Non sono agenti che lavorano in segreto per incastrare i cattivi: agiscono alla luce del sole e sbattono in faccia ai loro avversari quello che stanno facendo. Sempre nel pilot, il cattivo è un personaggio grottesco, più comico che tragico. Il gangster con problemi di controllo della rabbia, che si mette a espirare lentamente per calmarsi sembra arrivare da uno di quei quindici film tutti uguali del tardo Robert De Niro.
By Any Means corre veloce per quasi tutto il pilot, in modo leggero, per poi impantanarsi nel finale, quando si arriva al dunque e si paga dazio per l’alto ritmo con lunghissimi minuti di spiegone, che vanno a colmare tutti i passaggi non spiegati nel corso della puntata. E il fatto è che vengono ricostruiti, con tanto di artifizio visivo, tre o quattro momenti di superspiegone vero. Non è un fatto da poco, perché l’effetto finale è quello di una puntata in cui la scrittura non è riuscita a inserire tutto al punto di giusto, preferendo un’alta velocità a una narrazione sensata. Il secondo – enorme – dubbio è legato proprio al concept della serie: si parla di poliziotti-non-poliziotti che abusano del proprio potere per incastrare delle persone. E non è il massimo come cosa, eh. Non è un caso che nel finale, oltre agli spiegoni, arrivi anche il pippone di Jack Quinn sul fatto che non bisogna farsi troppe menate e che quello che conta è che ci siano dei cattivi in prigione, ma il fatto che la polizia debba poter fare il cazzo che vuole è un messaggio che – senza voler fare l’anarchico della situazione – mi fa letteralmente schifo e che porta a un livello ulteriore il sottotesto pro-linciaggio emerso nel pilot di The Escape Artist.
Scivolone di scrittura, scivolone di concept. By Any Means scorre via per tre/quarti senza lasciare nulla e poi si incasina pesantemente. Questo pilot non mi è piaciuto, proprio no.
Perché seguirlo: per il ritmo, la velocità e il tono
Perché mollarlo: perché ritmo, velocità e tono sono resi possibili da una scrittura approssimativa