Supernatural – Passato, presente e futuro dei fratelli Winchester di Francesco Martino
E finalmente Supernatural trova spazio anche su Serial Minds
[SPOILER ALERT: SI PARLA DELLE PRIME OTTO STAGIONI DI SUPERNATURAL]
Esistono quelle serie tv che guardi con passione senza però fare grandi proclami, che segui senza postare pareri entusiastici su Twitter e Facebook e che sai bene non avranno mai cinquanta righe su Variety e caterve di Emmy a cadenza annuale: esistono i dirty pleasure e Supernatural è uno di questi. La caccia a demoni, mostri e Paris Hilton – nessuno ricorda il suo cammeo? – dei fratelli Winchester è giunta ormai alla nona, e forse penultima, stagione; ci è sembrato quindi giusto fare un piccolo resoconto di quello che la serie è stata, è e sarà a partire dalla sua season première.
Avevamo lasciato i fratelli Winchester piegati dall’ennesimo fallimento nel tentativo di chiudere le porte dell’Inferno, con Sam in un grave coma causato dalle tre prove e Castiel degradato a semplice essere umano da Metatron (non è un Transformer, giuro) responsabile anche del colpo di stato celeste che ha scaraventato tutti gli angeli sulla Terra. Ritroviamo i due fratelli a bordo della loro Impala a discutere di quanto accaduto precedentemente, la sensazione è quella di una grande WTF salvo poi scoprire che ci troviamo nella mente di Sam, costretto su un letto d’ospedale, e nella sua lotta per decidere se lottare o cedere alla morte (e dopo nove stagioni di resurrezioni sarebbe pure giusto…). Dean sta invece cercando disperatamente di salvare il fratello e per farlo si rivolge, pregando, a tutti gli angeli, ormai costretti sulla Terra, chiedendo il loro aiuto. Risponde alla sua chiamata Ezechiele, pronto ad aiutarlo ma portatore di pessime notizie: Sam è infatti in pessime condizioni, e l’unico modo per salvarlo è guarirlo dall’interno, possedendolo.
Dopo una lunga titubanza e qualche viaggio nella mente del fratellino capelluto Dean acconsente a patto però che, una volta guarito, Sam non abbia alcun ricordo di quanto accaduto. Nel frattempo Castiel, ormai costretto a forma umana, incontra Hael un angelo errante e disorientato che vaga sulla Terra in cerca di aiuto. Aiuto che trova nell’ex essere divino, ben disposto ad aiutarla finché questa non si rivela per la psicopatica che è tramortendo il nostro che, una volta rinsavito, decide di eliminarla. Le carte sono così in tavola e vedono Dean ed Sam/Ezechiele in fuga dagli angeli che vogliono le loro teste e Castiel, ricercato degli stessi esseri celesti, che vedono in lui il responsabile del patatrac paradisiaco.
Come ogni stagione Supernatural inizia con il botto presentando tante situazioni e possibili ramificazioni; la serie, orfana del suo ideatore Kripke dalla sesta stagione, ha recentemente mostrato il fianco a qualche critica facendosi un po’ troppo caotica e con il pessimo vizio di buttare via quanto di buono costruito nel corso del tempo. Certo, come dicevo nell’incipit, sono consapevole di non essere davanti a una serie dalle grandi pretese, ma Supernatural ha sempre avuto il pregio di lasciarti con la voglia e la curiosità di andare avanti. Il merito va dato sicuramente ai personaggi, ai due Winchester e a Jensen Ackles e Jared Padalecki ormai diventati una cosa unica con i loro alter ego seriali (tanto da fare un’intera puntata quasi meta televisiva, incentrata sulle false voci di un litigio tra i due attori).
La première ci fa ritrovare alcuni dei temi a noi tanto cari come la morte sospesa di un personaggio e l’ossessiva ricerca del modo per salvarlo; questa parte in effetti rappresenta il lato debole della faccenda, quello scontato e visto troppe volte, dall’altra però la season ha delle cartucce potentissime a cui attingere, cose come gli angeli incavolati e a zonzo sulla Terra e un Crowly al servizio dei Winchester. Sono felice di poter dire che Supernatural è, con molta probabilità, una delle poche cose belle mai fatte dalla CW – ho visto il pilot di The Tomorrow People recentemente, ne parleremo in questi giorni e mi odio ancora – capace, nel corso delle stagioni, di staccarsi lentamente dai diktat del network più scadente d’America, conosciuto per poche e semplici regole sui casting, riuscendo ad assumere addirittura attori calvi e donne grasse, dando loro ruoli semi-importanti. Non è da sottovalutare però il traguardo di esser riusciti a creare una mitologia dietro la serie – impossibile da spiegarvi in sole 3000 battute – segno di un lavoro stratificato e pensato, consapevole dei proprio limiti ma non per questo votato al trash e spesso così furbo da sapersi prendere in giro, diventando una fucina di GIF per Tumblr. Con tutta probabilità Supernatural non cambierà mai la storia della tv, ma è, per chi scrive, una piccola isola felice fatta di certezze, un atollo seriale dove andare a rilassarsi una volta a settimana e, quando sarà, sono sicuro che mi mancherà.
Perché seguirlo: perché ormai si è Winchester per adozione e per la curiosità di vedere qualcosa simile a Buffy
Perché mollarlo: recuperare otto stagioni per una serie tutto sommato scarsa, perché poco interessati al soprannaturale