17 Settembre 2013 6 commenti

Ironside – Banalità in sedia a rotelle di Diego Castelli

Un detective invalido che è come se non lo fosse

Copertina Pilot, Pilot

Ironside

Oggi parliamo di Ironside, nuovo crime di NBC con protagonista Blair Underwood nei panni di un detective in sedia a rotelle.
Piccola premessa: la serie è un remake dell’omonimo telefilm cult del 1967, di cui non parleremo minimamente e con il quale non faremo alcun confronto. Perché? Be’, perché è del 1967, e fare confronti mi pare assurdo considerando che una percentuale bassissima di quelli che vedranno quello nuovo hanno visto quello vecchio.

Ciò premesso, diciamo subito e senza alcuna paura che Ironside non è niente di che. Il protagonista è un duro, un capace investigatore segnato dalla sfortuna che dirige con mano ferma una squadra di bravi agenti (tra cui Pablo Schreiber di Orange is the new black), che come  lui preferiscono ottenere risultati piuttosto che rispettare a menadito le regole. Se tutto questo non vi suona particolarmente nuovo, tranquilli, l’effetto era voluto.

E’ chiaro che Ironside ha una differenza sostanziale rispetto ad altri telefilm simili: il protagonista è in sedia a rotelle. Ed è altrettanto evidente che, nella televisione del 2013, questo non può e non Ironside cadaveredeve essere un dettaglio banale, messo lì giusto per poter dire qualcosa di diverso nei comunicati stampa o per creare un semplice rimando a uno show del passato.
Intendiamoci: non ci interessa vedere scene d’azione in carrozzina né inseguimenti sulle rampe, non è Family Guy e nemmeno una pubblicità progresso contro le barriere architettoniche. Ma ci aspettiamo che la sedia a rotelle diventi elemento fondante della psicologia del personaggio nonché base del suo sviluppo futuro.
Sotto questo aspetto, il pilot di Ironside fa troppo poco. Le scene dedicate al racconto della sua disabilità (che è una condizione recente) sono le più interessanti di tutto il pilot, e non ve le descrivo nel dettaglio perché c’è qualche sorpresa che non voglio rivelare. Ma sono anche poche e mal connesse col resto. Il caso di puntata non è minimamente influenzato dal fatto che il protagonista è in sedia a rotelle, e verrebbe risolto nello stesso identico modo se Ironside camminasse sulle sue gambe.
Oddio, ogni tanto ci provano a buttare lì qualche riferimento, ma in maniera superficiale e grossolana. L’esempio peggiore è una pistola che Ironside trova sotto un cuscino (si badi bene, un cuscino), con il suo collega che chiede “come hai fatto a vederla?”, e lui che risponde più o meno con “da qui sotto ho una prospettiva diversa sul mondo”.
Zio, è una pistola sotto un cuscino, chiunque l’avrebbe trovata… sollevando il cuscino, non mi pare il caso di farci sopra chissà quale filosofia…

Quindi insomma, il caso di puntata va via da solo, classico quanto può essere classico un qualunque crime di NBC, mentre lo spettatore aspetta solo di sapere qualcosa in più sul passato del protagonista, giusto per avere qualcosa di nuovo. E il passato arriva, attraverso vari flashback, ma anche qui non siamo del tutto soddisfatti: prima di tutto ci vengono dette troppe cose, in un’ansia narrativa che sicuramente garantisce più cose da dire nel breve periodo, ma anche meno da conservare per il futuro. In più, in questi brevi squarci di passato non percepiamo alcuna reale differenza tra l’Ironside di adesso e quello di prima, come se la sopraggiunta disabilità avesse cambiato poco e niente della sua vita. Sì ok, adesso è incazzato e ogni tanto urla da solo in casa, ma ancora una volta il suo essere detective non pare essere stato in alcun modo influenzato dall’evento traumatico (cosa che non si può dire, almeno lui, del suo ex partner).Celebrity Sightings In New York City - April 2, 2013

Il risultato è un pilot guidato da un personaggio potenzialmente forte (peraltro interpretato da un bravo attore) che però si allontana poco e male dai binari del crime tradizionale fatto di interrogatori, scene del crimine e qualche battuta ad effetto.
La strategia di NBC pare dunque chiara: proporre un nuovo crime show che sia (poco) nuovo nella forma e (molto) classico nella sostanza, una serie da piazzare dopo Law & Order SVU per trattenerne il pubblico di appassionati di gialli e tenerli lì fino all’ora di andare a letto.
Una strategia legittima, e magari più che soddisfacente per tutti coloro che da una serie investigativa cercano appunto l’investigazione e poco altro. Ma io non amo il genere e scrivo su un blog che tende a premiare l’innovazione: difficilmente vedrò il secondo episodio.

Perché seguirla: di investigativi non ne avete mai abbastanza, e uno in più vi fa sempre felici.
Perché mollarla: non riesco a trovare un solo elemento di originalità, e l’unico potenziale (la sedia a rotelle) per ora è sfruttato male.

PS come nota di colore, aggiungiamo che la serie ha creato qualche polemica perché l’attore protagonista interpreta un invalido pur senza esserlo veramente. Ecco, non ho mai sopportato questo genere di cazzate provenienti dai drogati del politically correct a tutti i costi. Gli autori avevano in mente di raccontare anche il passato di Ironside, un passato in cui non è in sedia a rotelle, e quindi hanno preso un attore che potesse fare entrambe le cose. Ma anche se non fosse così, hanno preso l’attore che credevano più giusto per il ruolo. Si chiama “recitare”. Sennò la prossima volta cosa facciamo, ci lamentiamo di Grey’s Anatomy perché non sono chirurghi veri? Dai, su…



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