Luther – Non doveva finire così: il finale di serie è orrendo di Marco Villa
Parlo da uomo ferito. Che pena il finale di Luther.
[SPOILER ALERT: SI PARLA DEL FINALE DI SERIE DI LUTHER]
Se si parla di finali deludenti, il primo nome di serie tv che viene in mente è Lost. Lost ha avuto uno dei finali più discussi nella storia della televisione. Ecco, io non sono tra i grandi incazzati per il finale di Lost, anzi. Certo, si poteva fare molto meglio, ma amen. Questo giusto per dare le proporzioni quando dico che il finale di Luther è una cosa pietosa.
Ne ho scritto due volte nell’ultimo anno: Luther non è la serie perfetta, ha delle pecche a volte evidenti in fase di scrittura, ma è comunque una serie enorme, esaltata dall’interpretazione di Idris Elba. Tre stagioni, quattordici episodi di un’ora ciascuno. Di questi, tredici episodi di altissimo livello e un epilogo da mani nei capelli. E la colpa è tutta di uno dei personaggi peggiori mai concepiti in una serie tv: George Stark.
Piccolo riassunto: in questa terza stagione (quattro episodi), John Luther affronta due serial killer. Oltre a loro, deve stare all’occhio, perché George Stark, un ex poliziotto degli affari interni ora in pensione, torna in attività solo per incastrarlo, insieme a una poliziotta che ha scazzato con Luther nelle stagioni precedenti.
Meglio: poliziotto in pensione, che torna dalla villetta a Carate Brianza, crea una sede distaccata segreta all’interno di un ex negozio di alimentari e fa semplicemente il cazzo che vuole. Nel senso che può imporre di spostare Luther da un’indagine importantissima a una insignificante, solo per poterlo incastrare meglio. Direte: George Stark ha dei motivi grandi così per vendicarsi di Luther. Che so, gli avrà trombato la moglie, gli avrà rigato la Ritmo. No, niente: Stark è un bastardo con l’accento scozzese, punto e basta.
L’assurdità del personaggio, già evidente nelle prime puntate, raggiunge livelli incommentabili nella quarta e ultima puntata della terza stagione. La terza puntata si chiude con una botta drammatica gigantesca, ovvero la morte di Justin Ripley, socio di Luther a cui lo spettatore è tanto tanto affezionato. La quarta puntata si apre con l’arresto di Luther, con l’accusa di aver provocato la morte di Ripley: secondo Stark, Luther avrebbe manipolato il serial killer di puntata, per fargli uccidere il collega. Direte: figo, interessante. No, semplicemente senza senso: l’arresto di Luther è un colpo di scena nato puramente sulla pagina della sceneggiatura, senza nessun appiglio con la storia raccontata e con la storia dello stesso Luther. Il poliziotto di punta della polizia di Londra viene arrestato senza nessuna prova, né indizio e viene addirittura sequestrato da Stark per essere allontanato dai suoi amici.
Scusate, sto entrando tanto nella trama dell’episodio ed è una cosa che non facciamo mai a Serial Minds, ma è l’unico modo per farvi capire il mio sconforto. In realtà anche il “sequestro” di Luther è un fatto senza senso, escamotage necessario per inserire un ulteriore tassello in questo sfacelo di puntata. Durante un trasferimento in auto, infatti, Luther scappa, grazie all’aiuto di Alice Morgan, la sua amichetta criminale che non si era mai vista in questa stagione. Come appare Alice Morgan? Come il più classico dei deus ex-machina, calato dall’alto dei cieli per sbrogliare la matassa. Di nuovo: tutto semplicemente assurdo.
Ma aspettate, perché adesso arriva l’harakiri. Il serial killer di puntata, uno che organizzava da anni la sua impresa e puntava tutto sull’uccisione dei cattivi non puniti dalla legge, sbrocca e inizia ad ammazzare a minacciare innocenti. Tra questi, la povera bionda che sta uscendo con Luther. Ecco allora che il killer, per manipolare Luther, decide di andare a rapirla. Peccato che sia già stata rapita da George Stark. Sì, il poliziotto in pensione di Carate Brianza, quello che il sabato va al Leroy Merlin, quello che tutto può e tutto dispone. Bum.
A questo punto direte: ma Luther dov’è? Sparito. Da quando viene liberato da Alice Morgan, di fatto Luther non fa più nulla. Tutta l’azione resta nelle mani della stessa Alice, del serial killer e di George Stark. Ma proprio tutta l’azione, compresa la risoluzione finale, perché George Stark viene ucciso dal serial killer e lo stesso serial killer viene fermato da Alice Morgan.
Quindi, ricapitolando, dopo tredici puntate in cui John Luther è l’uomo che risolve ogni enigma e ha le intuizioni più folgoranti, nell’episodio che chiude la sua epopea è totalmente estraneo agli eventi cruciali. Certo, si potrebbe parlare di come questo segni la crescita del personaggio (non più indispensabile al corpo di polizia) e in fondo sia sintomo di una maturazione che porta Luther a non ammazzare il serial killer, cosa che invece faceva nell’apertura del primissimo episodio. Certo, si potrebbero dire tutte queste cose. Ma sarebbero cazzate, perché l’unica cosa da dire è che l’ultimo episodio di Luther è scritto da cani. Sì, lo so, parlo da uomo ferito. Ma questa è un’ingiustizia clamorosa. Non doveva finire così, John. Non doveva finire così.