26 Aprile 2013 2 commenti

Plebs – Una brutta comedy ai tempi dell’antica Roma di Marco Villa

Ma perché le comedy inglesi sono così brutte?

Brit, Copertina, Pilot

Ambientare una storia del passato, caratterizzando quel passato non in modo accurato, ma plasmandolo sul presente. Ovvero: prendo il mondo di oggi e lo adatto a quello passato, eliminando giusto le cose tecnologiche, ma tenendo fermi comportamenti e abitudini. E’ uno dei giochetti narrativi più abusati, ma fa sempre il suo porco lavoro. Ecco, Plebs è proprio questa cosa: una sitcom inglese ambientata nell’Antica Roma.

Marcus e Stylax sono due ragazzotti arrivati a Roma dalla provincia. Ovvero: inadeguatezze, un po’ di paura, voglia di imporsi. Soprattutto, voglia di fare sesso e le prede designate diventano una gnocca che va ad abitare nello stesso edificio e la sua schiava. Sì, perché ci sono gli schiavi e quello dei due protagonisti è una specie di mezzo ritardato, di quelli che agli inglesi piacciono tanto.

La storia è tutta qua e in fondo ci vuole davvero poca fantasia a parlare di Plebs come di un The Inbetweeners in costume. Stesse dinamiche, stesso tono che devia in continuazione verso la volgarata. Di fatto, Plebs è una serie davvero brutta, che non dà nessuna soddisfazione in termini di scrittura e poche volte riesce a far ridere sul serio. Però c’è la faccenda del passato ricreato a immagine e somiglianza del presente. E alcune cose funzionano: tipo che i due protagonisti non cercano di imbucarsi a una festa, ma a un’orgia, al cui ingresso c’è il tipico buttafuori con la lista di chi può entrare. O che lo stagista fotocopiatore dei giorni nostri è sostituito dallì’amanuense che copia con la sua manina centinaia di documenti.

Troppo poco? Sì, sicuro. A parte rari casi (The IT Crowd, The Thick of It), la comedy britannica la trovo buttata via, sciatta, con battute e incastri narrativi che sono lontani anni luce dalla raffinatezza delle serie drama, spesso in grado di rappresentare lo stato dell’arte in termini di narrazione e regia.

Plebs è esempio perfetto di tutto questo e l’idea dell’ambientazione nel passato non lo salva da una mediocrità totale, che dà l’idea di aver perso 20 minuti in un modo inutile. Non guardatelo, non ne vale proprio la pena.

Perché guardarlo: perché vi piacevano tanto le storie del Topolino ambientate nel passato

Perché mollarlo: perché è inutile e non fa ridere.



CORRELATI