Golden Boy – Poliziotto giovane e cattivo, forse. di Diego Castelli
Sti sbarbati che vogliono far carriera a tutti i costi…
Ci sono delle volte in cui la valutazione critica di un telefilm va in una direzione, e gli ascolti in un’altra. E allora via a cercare spiegazioni sul perché la tal serie fichissima non è piaciuta al pubblico, o sul perché Beauty & The Beast è andato bene pur essenso una cagata di epiche proporzioni. Che poi, “bene” è una parola grossa, c’è pure caso che lo cancellano, ma qualunque dato superiore allo zero assoluto è di per sé troppo.
Oggi però siamo più sereni, perché non dobbiamo parlare di un grande conflitto: Golden Boy, la nuova serie di CBS, ha debuttato bene, ma senza esagerare. E il giudizio sul pilot è buono, ma senza esagerare.
Golden Boy racconta la storia di Walter William Clark Jr, un poliziotto di New York che dopo essere finito sui giornali per una rapina coraggiosamente sventata viene promosso alla omicidi (pur essendo giovanissimo), e inizia così una carriera precoce e ricca di successi.
Su questa base tutto sommato normale spiccano due elementi che puntano a differenziare nettamente Golden Boy dalla maggior parte degli altri crime di CBS (che, ricordiamo, è la casa di CSI, Criminal Minds, NCIS ecc.): prima di tutto c’è il carattere del protagonista, che è sì un abile poliziotto con un passato di “povertà e vita difficile”, ma anche un ambizioso figlio di puttana, uno che sembra disposto a forzare le regole anche oltre il moralmente lecito pur di fare carriera. Un personaggio volutamente e dichiaratamente ambiguo, dunque, che in maniera assai esplicita (pure troppo…) afferma di avere al suo interno due anime, una buona e una cattiva.
Secondo elemento di discontinuità è il tipo di narrazione, tutta in flash back: in pratica vediamo quasi subito un Walter già cresciuto e già arrivato in alto nella scala gerarchica della polizia, che racconta al passato la strada che ha compiuto, caso dopo caso, per arrivare dov’è. Ovviamente questa strada porta con sé una buona dose di mistero e di non detto, che finisce col costituire la forte componente orizzontale della serie: nel corso degli episodi dovremo capire come Walter ha fatto carriera, già sapendo che si tratta di un percorso non facile e, soprattutto, punteggiato di momenti oscuri e non propriamente “da eroe”. Prevedo un provino per fare la velina, a un certo punto.
Il pilot, nel complesso, lascia una buona impressione. C’è un’atmosfera metropolitana convincente, una scrittura molto chiara ma che riesce (quasi sempre, almeno) a non essere banale, e c’è un buon cast: protagonista è Theo James, inglese, già visto ne I fantasmi di Bedlam e in Downton Abbey, che a dispetto della faccia che si ritrova non vanta alcuna parentela con James Franco (di cui potrebbe tranquillamente fare il sosia nelle fiere di paese, che notoriamente pullulano di imitatori di James Franco). Theo – e solo ora mi rendo conto che il suo cognome d’arte è il nome di James Franco, ok magari la smetto di dire “James Franco” – sembra avere la faccia giusta per un ruolo come questo, perché è belloccio senza essere rassicurante. Come dire, non è simpatico, ma nemmeno deve esserlo. Accanto a lui troviamo volti noti del mondo telefilmico, su tutti il faccione di Chi McBride, che qui fa una parte meno ridanciana e più saggia rispetto ai suoi ultimi lavori (tipo Pushing Diaies o Human Target).
So che a questo punto vi aspettate un “però”, che puntualmente arriva. Col solo pilot, Golden Boy non è ancora riuscito a esprimere appieno le potenzialità che comunque sembra possedere. Ok, abbiamo capito che tipo di personaggio è Walter, e abbiamo capito che nel prossimo futuro potremmo vedere cose interessanti in termini di intrighi politici, sotterfugi e tradimenti. Al momento, però, questo sugo stuzzicante si è solo intravisto, e il pilot è passato via facile facile, ma senza emozionare particolarmente. Come si diceva all’inizio, buono ma senza esagerare. La speranza è che la componente orizzontale non si riduca ai tre-quattro minuti finali di ogni episodio, lasciando il resto a casi di puntata tali e quali a quelli che CBS manda in onda in tutte le altre serie. Perché se fosse così lo mollerei dopo tre settimane. Se invece riusciranno a mettere in piedi una trama più densa e di più ampio respiro, allora ne potremo parlare.
Chiudiamo con gli ascolti: 10,5 milioni di spettatori e vittoria nella fascia delle 22 di martedì, contro avversari invero non fortissimi (Body of Proof e Smash, la cui seconda stagione sta andando parecchio male), ma migliorando comunque la performance di Vegas delle settimane precedenti. Dal terzo episodio Golden Boy finirà al venerdì, e sappiamo bene che piazzare una serie al venerdì non è esattamente sta gran dimostrazione di fiducia (per dire, quando Fringe finì al venerdì la gente bestemmiò in cirillico perché temeva che l’avrebbero chiusa dopo tre giorni).
Perché seguirla: un crime un pochino diverso dal solito, con discrete possibilità di sviluppo. E poi il protagonista assomiglia a James Franco.
Perché mollarla: manca quel guizzo narrativo e/o visivo che possa sorprendere davvero. E poi il protagonista non è James Franco.
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