The Paradise – Cloni di Downton Abbey alla riscossa di Vale Marla Morganti
Venghino siori venghino, il Paradise svende tutto.
“Au Bonheur des Dames” è un romanzo scritto da Emile Zola nel 1883 che racconta la nascita dei primi grandi magazzini , una delle innovazioni nate nel Second Empire napoleonico, periodo di dittatura e di crescita economica per la Francia. No ok non siamo qua per fare una lezione di storia né di letterature comparate, anche perchè il succitato romanzo del buon Zola è solo lo scheletro su cui si costruisce l’ennesima serie in costume britannica.
Downton Abbey ha fatto scuola, ma gli allievi sembrano non intimorire troppo il maestro: il bruttino Parades End (BBC2) ha già fallito gli esami di settembre, Mr Selfridges (ITV) è stato rimandato a gennaio a causa di una certa somiglianza con The Paradise, infatti parlano tutti e due di un Mr. Imprenditore che apre un grande magazzino. Pare che tra tutti i cloni la spunta quindi questo prodotto ben confezionato e poco pretenzioso ma che cresce e si imbelletta di fiocchi, perline e veli da sposa.
La storia è quella di Denise Lovett (Joanna Vanderham) giovane fanciulla che vien dalla campagna in questa misteriosa grande città nel nord della Gran Bretagna (misteriosa perchè non c’è grande interesse nella definizione geografica) sperando di trovar lavoro nella piccola bottega di sarto dello zio. Il burbero omone non è troppo felice della visita della nipote: gli affari non vanno per il meglio, a causa di un emporio che, nato come bottega di stoffe, ha iniziato a espandersi fino a diventare una sorta di Rinascente. Questo grande magazzino è il Paradise e il proprietario è Mr Moray, John per gli intimi (Emun Elliot, già Jay di Lip Service e il menestrello Marillion di Game of Thrones), abile impresario nonché conoscitore dei gusti delle donne. Mr Moray ha un passato che lo tormenta, fantasmi legati alla ex moglie morta 3 anni prima in uno strano incidente, e dopo tre anni il sentimentale Moray non riesce ancora ad aprire il suo cuore ad altre donne, potrebbe sembrare a noi normale ma no, nel XIX secolo pare che tre anni per un lutto siano statisticamente troppi. Soprattutto per il suo fedele amico e collaboratore Dudley (Matthew McNulty aka Seth, lo spacciatore di poteri di Misfits – ecco ora iniziate a capire perché mi son messa a vedere ‘sto feuiletton) che vorrebbe solo vederlo in pace con una nuova donna. La donna c’è ed è la ricca, nobile, viziatissima, capricciosa, testarda, stratega (diciamo una Blair Waldorf dell’800) Katherine Glendenning (Elaine Cassidy), assolutamente infatuata dallo scaltro imprenditore, ma troppo nullafacente, frivola e piena di sé per poter realmente interessare a questu’uomo uomo visionario e moderno (nel senso ottocentesco del termine) che al contrario si lascia spesso stuzzicare dalla mente brillante, da regina del marketing, della campagnola Denise.
La storia inizia in modo molto delicato, si entra nel Paradise, ci si fa incantare da tutti questi gingilli, si conoscono i commessi, i dirimpettai, le loro storie, i retroscena, gli intrighi, ma tutto con estrema grazia. Non c’è la foga di imbellettare un abito semplice con fiocchi, volant, strass, reti e sottogonne, quanto quella di far conoscere un prodotto inizialmente modesto ma che piano piano acquista la sua forma e il suo interesse. Per dirla alla modaiola non è un ready-to-wear fatto e finito e se ti va un po’ largo sulle spalle cazzi tuoi, l’hai pagato 9,90€ vuoi anche che ti cada bene?, ma è un abito sartoriale, fatto con cura e per il quale ti ci vuol tempo per notare le piccole ricercatezze.
“Le donne sono frivole. Potete garantirmi che continueranno a spendere i loro soldi in profumi e frivolezze?” chiede nella prima puntata il padre di Katherine, altro bel personaggio, a Mr Moray. Lo diciamo, le donne sono frivole, a testimonianza del fatto io ho iniziato a guardare la serie solo per vedere Seth di Misfits, poi mi son fatta un po’ prendere dall’atmosfera del Paradise, dall’eleganza dei modi, dal fatto che ho scoperto che anche nell’800 le donne bevevano, dai pizzi e dai merletti, dalla storia della brillante campagnola che si fa strada con grazia, eleganza e caparbietà, dall’idea che in quel periodo è il grande magazzino che deve avere la meglio sui piccoli negozi, dalla forza dei piccoli drammi, dal piacere dei sentimenti veri.
No sul serio non mi sono bevuta una pinta di miele e marshmallow, lungi dall’ostentare ogniqualsivoglia spirito romantico devo dire che questa leggiadra serie che non si aggrappa a personaggi cattivissimi, a drammi universali, a colpi di scena grotteschi, procede con l’incedere grazioso di una timida ragazza di campagna che cerca di farsi strada senza pestare i piedi a nessuno, senza essere meschina, senza ostentare la sua arguzia, ma riesce con le sue idee e i suoi buoni propositi a crescere e dimostrare quello che ha da offrire, conquistando chi le sta intorno. A volte la sua assoluta bontà, lealtà e sottomissione sono stucchevoli, in generale tutti sono molto buoni, leali, sottomessi e stucchevoli, però è una sorta di emanazione del clima famiglia che si respira al Paradise.
Sarò cresciuta a pane e Jane Austen però devo dire che queste storie d’altri tempi mi affascinano sempre, nonostante ora preferisco vampiri, zombie e
superpoteri. Sul finale della stagione poi le trame si infittiscono e fanno presagire che la seconda stagione (già commissionata, forte degli ottimi ascolti di queste 8 puntate) sarà meno leggiadra e più aperta a drammoni, rivalse, colpi di scena e fuochi d’artificio. Non fatevi ingannare dal produttore, Simon Lewis, che secondo me non ha ben chiaro la serie che ha prodotto perchè l’ha definita un “Sex and the City del 19esimo secolo”…ecco non ci siamo proprio. Prendete Sex and the City, togliete il Sex e la City, le feste glam, Louis Vuitton, Gucci, Manolo Blanik e Jimmy Choo, tenete il 19esimo secolo, i buoni sentimenti, il profumo del progresso e la nebbia dei viottoli di una cittadina British, le birre al pub, i primi saldi, la rivalsa della dolce donzelletta campagnola nei confronti della vita e dell’acida e civettuola nobildonna, il banco delle stoffe e quello dei profumi.
Perchè seguirlo: perchè sei donna dunque frivola, ti strappi i vestiti per una serie in costume, Matthew McNulty, non ti servono intrighi internazionali per apprezzare una serie.
Perchè mollarlo: se in una serie cerchi adrenalina, grandi infamate e almeno 20 colpi di scena a puntata.