30 Rock – Il grave problema dei distacchi seriali di Marco Villa
Mancano sette puntate alla fine di 30 Rock. Porca troia.
Tempo fa, qualcuno, da qualche parte, usando qualche social (la bibliografia la trovate da un’altra parte, sorry), scrisse che non ci rendevamo ancora conto di quanto ci sarebbe mancato How I Met Your Mother una volta che fosse stato chiuso. Può essere. Anzi, senz’altro è così. Io, però, una cosa la so per certa: 30 Rock mi mancherà tantissimo. E già solo a pensarci adesso mi viene un po’ male.
Non ho seguito 30 Rock in contemporanea con la messa in onda, per niente. Le prime cinque stagioni le ho viste nell’arco di un mese circa, alla fine dell’anno scorso. Tipo che ogni notte mi guardavo un paio di puntate prima di andare a dormire, modello favola della buonanotte. E vi assicuro che avere per un mese 30 Rock come buonanotte è un lusso, vero. Ovviamente mi sono talmente invischiato nella faccenda da essere poi follemente innamorato di Tina Fey, andando a recuperare tutto quello che ha fatto. Libri compresi: Bossypants è una bomba, procuratevelo.
Perché 30 Rock è quella serie che non può non piacere a chi segue Serial Minds, figuriamoci a chi ci scrive. C’è la solita storia del meta e bla bla bla, la comicità intelligente e ribla bla bla e tutti i personaggi tanto strambi e riribla bla bla. Per dire, io impazzisco con Tracy e Kenneth quando ribaltano le frasi, ovvero dicono una cosa perfettamente normale e poi la devastano con un’aggiunta che le toglie ogni parvenza di senso. Per non parlare della mostruosità di Alec Baldwin. Quando poi le cose si uniscono, c’è del vero godimento. Perché qui sono tutti bravi, ma tutti. Prendete questa scena, tratta dall’episodio 2×04, in cui Jack si butta in un role game con Tracy, impersonando i suoi genitori, per aiutarlo a superare i suoi problemi psicologici.
Quando lo scorso anno ho deciso di recuperare 30 Rock il motivo era semplice: ero convinto che la sesta sarebbe stata l’ultima stagione e mi andava di seguirla passo passo. Sbagliavo, perché sta andando in onda la settima stagione. E questa è davvero l’ultima. Ora: io ho una storia tormentata con i distacchi, nel senso che raramente in passato ho seguito una serie fino alla sua morte in tempo reale. Per dire: mi ricordo solo Friends. Le altre serie bomba che mi hanno ucciso le ho viste sempre dopo. The Wire, The Shield, The West Wing. E anche Lost, ebbene sì. E soprattutto Six Feet Under: sto ancora asciugando il quintale e mezzo di pianto versato per quel maledetto capolavoro di finale. Quindi, banalmente, non sono granché preparato per un finale che arriva quando decide lui e non quando deciderò io.
In più, arrivare al finale di 30 Rock vuol dire essere consapevoli che probabilmente dovrò ricominciare ad asciugare quel pavimento inumidito da Six Feet Under. Perché la settima stagione di 30 Rock non è un tirare in lungo o l’ultimo rantolo di qualcosa di imbolsito e vecchio, talmente stantio da far auspicare un rapido distacco della spina. L’ultima stagione di 30 Rock fa ridere, tanto. La puntata dedicata alle elezioni presidenziali statunitensi è tra le migliori in assoluto e anche la 5×06, con lo splendido ennesimo film di Tracy Jordan non scherza per niente.
Lo so cosa state pensando: che senso ha questo post? Probabilmente nessuno, ma lo ammetto: non è un post per voi lettori, è un post per me. Per prepararmi al distacco seriale. A gennaio, quasi in contemporanea, finiranno Fringe e 30 Rock. Alla fine del primo sono preparato da anni e credo – come molti – di averla esorcizzata al termine della scorsa stagione, quando sembrava non ci fossero più speranza. Per 30 Rock, invece, tocca prepararsi. Vuol dire iniziare a pensare al countdown. Mancano sette puntate. Ammettere di avere un problema è il primo passo per arrivare a risolverlo.
E quindi sì, prendiamoci tutti per mano e diciamolo: 30 Rock sta finendo.
Porca troia.