Homeland – La seconda stagione è un capolavoro di Marco Villa
Due stagione compresse in quattro puntate: bomba
SPOILER ALERT: LEGGETE SOLO SE AVETE VISTO LA S02E04
E cosa vuoi dire a Homeland? Sì, cosa vuoi dire a una serie così? Se qualcuno aveva storto il naso di fronte all’alluvione di premi ricevuti agli Emmy (qualcuno aveva davvero storto il naso?), le prime quattro puntate di questa seconda stagione devono avergli per forza fatto cambiare idea. Il motivo è semplice ed è sintetizzato nel titolo di questo post: in quattro puntate Homeland ha compresso svolte e sviluppi narrativi che avrebbero potuto reggere tranquillamente due stagioni di qualsiasi serie. Quattro, nel caso di Boardwalk Empire.
Dopo la prima puntata, scrissi un post nel quale sottolineai come la tensione che aveva caratterizzato la prima stagione non fosse assolutamente sparita, anche grazie a una prova di Claire Danes nuovamente da lodare (ve lo ricordate quel sorriso verso la fine della puntata? E certo che ve lo ricordate). In quella puntata l’amico Brody restava sullo sfondo, quasi ignorato, ma nelle puntate successive ha ripreso il centro della scena.
Andiamo con ordine. Il secondo episodio è forse il migliore di sempre di Homeland. La sequenza del tentato assassinio di Abu Nazir è spettacolo puro: sia per quello che succede sul campo a Beirut, sia per il modo in cui Brody opera il gran sabotaggio. Il continuo saliscendi di tensione sull’affidabilità dell’informatrice di Carrie è esasperante e viene reso ancora più drammatico, di nuovo, dalla recitazione di Claire Danes, sempre sull’orlo del pianto e con quel mento che sai che può mettersi a tremare da un momento all’altro.
Se Brody è stato determinante nel meccanismo della seconda puntata, nella terza è il protagonista assoluto. Certo, qui pesa un grosso punto di domanda di sceneggiatura: mandare il candidato vicepresidente a salvare un signor nessuno è fuori da ogni logica e la cosa non può passare inosservata. Forse l’unica vera caduta di stile vista fin qui, ma ad ogni modo la puntata tiene e la scena dell’uccisione dell’inutile sarto fa rialzare ampiamente il livello generale.
È però con la quarta puntata che la mascella, già pronta al grande balzo verso il pavimento, spicca davvero il volo. Parlando del secondo episodio ho volutamente ignorato il finale, ovvero del momento in cui Saul scopre che Carrie aveva ragione sul tradimento di Brody e sul suo passaggio al lato oscuro. Un momento perfetto come finale di stagione e del tutto insensato (e quindi fantastico) come finale di una seconda puntata. Una mossa talmente azzardata da far pensare a un immediato ripiegamento, a una rinuncia: per dire, fosse morto Saul senza aver riferito a nessuno della scoperta, Homeland si sarebbe resettato alla stagione precedente, con una Carrie ancora più invasata e in lotta contro il mondo.
E invece no: Saul riferisce al capo quello che ha scoperto e tutta la CIA si mette sulle tracce di Brody. E qui inizia una nuova serie: tutta la gabolona che stava alla base della prima stagione viene cancellata e finalmente il ruolo di Carrie si trasforma. Non più la povera demente ossessionata, ma il genio che aveva previsto tutto. Bene, quindi adesso andiamo avanti una stagione con questa storia? Col cazzo, perché questa trama dura una mezzoretta scarsa. Il finale della quarta puntata vede infatti il clamoroso (sì, clamoroso, frega nulla se è l’aggettivo più abusato) arresto di Brody. Ora, facciamo il punto: Homeland si basa interamente sull’ambiguità di Brody e sul fatto che nessuno riesce a dimostrare il suo tradimento. Con l’arresto, di fatto, Homeland finisce. O almeno, finisce per come l’abbiamo conosciuto fin qui. Dopo il potenziale finale di stagione alla seconda puntata, qui abbiamo un potenziale finale di serie. Alla quarta puntata. E invece Homeland è stato rinnovato addirittura per una terza stagione.
Stessimo parlando di una qualsiasi serie mediocre, non avrei dubbi nel dire che sta per iniziare un declino totale, visto il completo cambiamento di scenario. Però questa è Homeland, la prima serie che mi abbia spinto in due anni a scrivere un post così pieno di riferimenti alla trama. Siamo a quattro episodi su dodici, siamo a un terzo della stagione. Se continua così, potete anche cancellare gli Emmy 2013 perché già sappiamo chi li vincerà.