Ben & Kate – Una comedy che non serve di Diego Castelli
Sfoltire sfoltire, che l’autunno è pieno!
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Questa è la settimana del delirio. La settimana in cui buona parte di noi passa da una decina di serie settimanali a trenta e più, facendo incazzare fidanzate e fidanzati, sgretolando la vita sociale, mandano a puttane esami se non intere carriere scolastiche, brasando le schede madri di computer perennemente accesi.
E per noi di Serial Minds sono anche settimane di attenta pianificazione, visto che queste giornate così corte (non si è mai visto che ci siano solo 24 ore in un giorno, roba da Terzo Mondo) ci impediscono di scrivere otto post al giorno, costringendoci quindi a spalmare la roba in un tempo più lungo. Sapete che comunque, presto a tardi, parleremo di tutti i pilot, quindi abbiate fiducia.
La serie di oggi è Ben & Kate, e non ne parliamo benissimo. Scusate lo spoiler.
Ben & Kate è la nuova comedy di Fox, con protagonisti un fratello e una sorella, lui immaturo demente disoccupato, senza un piano coerente per la propria vita, lei madre single che al contrario è dovuta maturare fin troppo presto, tra bollette da pagare e figlia da tirare su.
Il concept della serie è tutto qui, e in ogni puntata vedremo la composta serietà di Kate alle prese con la dabbenaggine di Ben, che ogni due minuti la trascina in folli piani di investimento o di riconquista di vecchie fidanzate in procinto di sposarsi. Ovviamente, su tutto vince l’amore fraterno, che porta Ben ad appoggiarsi alle cure della sorella-un-po’-madre, ma anche Kate a capire che un po’ di follia nella sua vita può farle solo bene. Senza contare che la figlia Maddie è tanto caruccia e adora lo zio, anche se insieme potrebbero presto essere protagonisti di un bel servizio di Studio Aperto sulla morte di una bambina per negligenza del parente adulto.
Il concept di una comedy non è quasi mai indicatore della sua qualità. Per quanto talvolta arrivino delle botte di genio anche dal punto di vista dell’idea di base, le comedy si basano in gran parte sulle singole trovate, sulle battute fulminanti, sulla capacità di inventare situazioni assurde all’interno di una struttura “normale” (che di solito è una famiglia, o un ufficio, o dei coinquilini e via dicendo). Quindi il concept di Ben & Kate, per quanto semplicissimo e apparentemente privo di un’idea forte e precisa, potrebbe funzionare ugualmente, se ci fosse una sceneggiatura di qualità.
Peccato che non c’è.
Nella prima metà il pilot è molto deludente: poche risate, poco ritmo, scarso carisma dei personaggi. E’ tutto troppo didascalico, tra i dentoni di Ben – perché i dentoni sono marchio registrato dell’idiozia fin da prima del cinema, anche se l’attore li ha davvero così – e il continuo sottolineare la sua idiozia da parte di Kate. Non me lo dire tu, ragazza mia, vorrei scoprirlo da solo che è imbecille, senza usare l’aiuto da casa, sennò che le facciamo a fare le battute?
Verso la fine l’episodio si rialza un po’, non tanto perché faccia più ridere, ma perché la trama è sviluppata bene e riesce a non essere un semplice accumulo di gag senza capo né coda. Capo e coda ci sono, e il consapevole smontaggio del pathos legato al matrimonio da interrompere (in una sorta di parodia de Il Laureato) riesce anche a divertire.
Una sufficienza stiracchiata insomma, un “cinque al sei” agguantato in extremis, ma in cui la dolcezza indubitabile della bambina e un certo buonismo zuccheroso non riescono a penetrare nemmeno nel mio cuore notoriamente soffice e caramelloso. Vedremo l’andamento degli ascolti (la serie debutta proprio oggi), ma a giudicare dal pilot Ben & Kate sembra già a corto di fiato.
Perché seguirla: denti grossi e bambine carine sono il vostro ideale di serialità. Pedofili!
Perché mollarla: Troppo insipida e banalotta per reggere l’urto dell’autunno seriale.
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