Copper – Tutto lo sporco di New York nel 1864 di Marco Villa
Il crime che non è un crime
Copper è una serie inglese che racconta di quanto fosse brutta, sporca e cattiva New York durante la guerra di secessione. Ora, nessuno mi toglie dalla testa che il sottotesto sia: “ci avete cacciato in malo modo dalle nostre colonie e dopo neanche un secolo guardate come siete conciati”. Ma vabbè, non è questo il centro della questione, proprio no.
Perché l’inglesità a New York non è l’unica caratteristica strana di questa serie. La stranezza principale è il fatto che per raccontare quel mondo viene scelto il genere crime, salvo poi lasciarlo fluttuare come se d’improvviso si fosse deciso di non dargli troppa importanza.
Copper è una serie in onda su BBC America dal 19 agosto e racconta la storia di Kevin Corcoran (Tom Weston-Jones), investigatore di origine irlandese arruolato nella polizia di New York. Classica storia tragica alle spalle, con figlia morta e moglie scappata, è il tipico poliziotto duro, che non si fa scrupoli ad ammazzare a sangue freddo e a sottrarre soldi dalle scene del crimine, ma che possiede una forte spinta personale a cercare sempre di contrastare il male. Lo so, la perifrasi contrastare il male fa schifo, ma questo è, in minimi termini, il suo obiettivo.
Nel primo episodio si occupa dell’omicidio di una ragazzina, che lo porterà a indagare tra le famiglie bene di New York. Proprio questo aspetto sembra essere quello più interessante: man mano che procede, infatti, il pilot mostra chiaramente di essere poco interessato alla risoluzione del caso di omicidio e di essere invece focalizzato proprio sul contesto e sull’ambientazione.
A livello visivo, siamo dalle parti de Il petalo cremisi e il bianco, con una città sporca e infangata, sia a livello concreto, sia a livello metaforico. La New York di Copper è una città in cui una bambina si offre a un uomo in cambio di un uovo sodo e in cui un innocente è disposto a dichiararsi colpevole, in cambio di un mese di vizi e stravizi prima di essere impiccato. Aberrante? Sì, e per questo bello. Copper è di fatto un western “urbano”, con quelle virgolette che vanno sottolineate a più non posso. In questo senso, il riferimento più ovvio è a Deadwood. Le pozze di fango nelle strade sono le stesse, il potere di pochi su molti anche.
Nel primo episodio non può non pesare il fatto di presentare la serie come un crime e poi di trattare questo aspetto come fosse incidentale, ma una scelta di questo tipo potrebbe pagare a lungo termine. La sensazione è di un prodotto che possa crescere molto, puntando ogni cosa su uno sviluppo orizzontale e lasciando ancora più da parte i casi di giornata. Copper è una serie sporca e cattiva. E a Serial Minds le serie sporche e cattive piacciono (quasi) sempre.
Perché seguirlo: perché dal primo episodio lascia intuire potenzialità davvero notevoli e perché qui diamo sempre fiducia alle serie in cui la gente si ammazza con estrema facilità e nessun rimorso
Perché mollarlo: perché se pensate di guardare una serie in cui un poliziotto risolve casi su casi, è molto probabile che restiate delusi. E parecchio anche.