Il finale “proprio finale” di Once Upon a Time di Diego Castelli
E adesso cosa racconteranno?
OVVIAMENTE CI SONO SPOILER SUL FINALE DI STAGIONE
Maggio è un mese di sentimenti contrastanti. Si interrompe la maggior parte delle serie che seguiamo, e per questo vorremmo tirare forti testate al muro. Allo stesso tempo, però, attendiamo i finali con ansia, perché sappiamo che saranno veri e propri eventi, e potranno rispondere a molte domande accumulatesi durante l’anno.
Da questo punto di vista, credo che Once Upon a Time risulterà essere il season finale più “finale” della stagione. La scelta degli autori, piuttosto coraggiosa, è stata quella di chiudere quasi tutti i fronti narrativi rimasti aperti nel corso delle settimane: la maledizione sparisce, tutti i personaggi si ricordano chi erano, Biancaneve e il Principe si ritrovano, Henry viene salvato, gli inganni della regina smascherati. Persino Tremotino ritrova la Bella e sembra pronto a lasciare la sua vita di meschinità per riscoprire l’amore. Insomma, è un finale assai “definitivo”.
La nuvola rosa confetto che investe Storybrooke alla fine dell’episodio è l’unico, importante gancio alla stagione successiva, che altrimenti sarebbe stata quasi inutile. Al di là delle caratteristiche specifiche della nuvola – è rosa, porta la magia e nasce dall’Amore, ma allo stesso tempo è minacciosa e promette nuovi problemi – essa diviene simbolo di una grossa sfida per gli sceneggiatori: dopo una stagione tutta basata su certi temi e strutture (la necessità di indurre Emma a credere alla storia di Henry, i flashback nel mondo fiabesco, la continua rincorsa reciproca tra Biancaneve e il Principe), la prossima dovrà cercare argomenti in gran parte nuovi.
Non avremo più una città bloccata nello spazio e nel tempo, come suggerisce la lancetta dell’orologio che ricomincia a muoversi, e forse non avremo più nemmeno così tanti flashback: sono state usate molte fiabe famose, e ognuna di esse è stata sviscerata nei dettagli. Sembra quindi necessario trovare nuove idee, basandosi sul fatto che la regina riacquisterà i poteri, aggiungendo fulmini e mostri a inganni e sotterfugi. Impossibile, in questo scenario, stabilire quale sarà l’obiettivo finale dei protagonisti: la morte di Regina? La ricostruzione del mondo fiabesco, con casette di marzapane e castelli sospesi su striminzite colonne di granito? L’entrata di Storybrooke nell’area Euro?
Boh, e questo “boh” è insieme la sfida e l’opportunità più grande per la serie. Staremo a vedere.
Se invece vogliamo dare un giudizio globale alla prima stagione, non può che essere positivo. Anche per chi, come me, si trovava d’accordo con un certo scetticismo iniziale.
Intendiamoci, tutto ciò che nel pilot di Once Upon a Time poteva schifare è rimasto tale e quale: effetti speciali spesso dozzinali, la mancanza di un po’ di sana ironia, una Biancaneve irrimediabilmente cessa, ecc. E poi ci sono le fiabe, ragazzi: se siete come il Villa, che all’apparir di fate e nanetti va in crisi respiratoria, Storybrooke non è posto per voi.
Detto questo, però, nella scrittura di Once Upon a Time c’è un lavoro mica male. Il tentativo di mescolare e modificare le molte fiabe della tradizione popolare è sostanzialmente riuscito, con la capacità di tenere saldi i temi e gli oggetti più riconoscibili di ogni storia (la mela avvelenata, i nani, i burattini di legno e via dicendo), plasmandola però alle esigenze della serie, creando così delle interessanti versioni “alternative” rispetto alla classicità.
A questo lavoro di ripresa e riedizione, che spesso sosteneva da solo l’interesse legato al singolo episodio, si è accompagnata una trama orizzontale che, volenti o nolenti, a tenuto desta l’attenzione fino alla fine. Il percorso è stato molto lineare: obiettivi chiari fin dall’inizio, e un sacco di ostacoli sulla strada per raggiungerli. Il tutto con una conclusione molto corposa, che potesse rappresentare un classico finale da fiaba, pur nell’esigenza di preparare una nuova stagione. Una ricetta semplice, ma efficace.
Non è quindi difficile spiegarsi perché Once Upon a Time sia stata una delle grosse sorprese della stagione. E’ riuscita a piacere alle famiglie, a grandi e piccini, mascherando i propri difetti con diverse buone idee e la ripresa accuratamente elaborata di un materiale narrativo che tutti conoscono e amano.
Personalmente continuo a preferire i Breaking Bad e i Sons of Anarchy, ma come si dice, diamo a Biancaneve quel che è di Biancaneve.