Ragazze in Web – Questa di Marco Villa
Come il titolo di una fiction di Raiuno possa raccontare tante cose
Copio e incollo da TvBlog:
Il 3 aprile, sempre su Raiuno, va in onda “Ragazze in web”, il secondo film del ciclo “Mai per amore”. Protagoniste Carolina Crescentini e Francesca Inaudi nei panni di due studentesse che, per gioco, iniziano a mostrare il proprio corpo in rete, finendo però per cadere in una trappola che porterà una di loro a spaventose conseguenze.
Al di là del tono con cui viene presentato questa serie (e dubito sia “colpa” di TvBlog, è il tipico tono da comunicato stampa), io vorrei capire una cosa: ma veramente ci sono delle persone che hanno preso dei soldi per partorire e approvare un titolo come Ragazze in Web?
Non sto parlando di ispirazione o di essere troppo didascalici. Signori, Ragazze in Web non vuole dire niente. E’ sbagliato, punto.
E siamo su Raiuno. Ragazze in Web, dio santo.
Poi cerchi “ragazze in web” su Google e vedi che il primo suggerimento è “ragazze in webcam”, che guarda caso è il soggetto della fiction. E allora capisci che, forse, qualcuno ha provato a proporre Ragazze in webcam come titolo – orrendo, eh – ma che qualcun altro ha risposto che no, passi per web, ma webcam su Raiuno è un po’ troppo. Zia Casimira mica lo sa cos’è la webcam, è già buono che sappia che web ha qualcosa a che fare con quella roba lì, l’Internet. E allora inutile stare a cercare altri titoli. E allora Ragazze in web sia.
Del resto, se la concorrente si dimentica di rinnovare i domini, cosa vuoi che sia un titolo orrendo e sbagliato? Tanto chi vuoi che se ne accorga?
Avanti così, a caso. Completamente a caso. E non c’entra che si parli di una serie o di qualcosa di leggero.
A tutti i livelli, in tutti i campi, in tutte le situazioni, le cose vanno avanti a caso.
Questa è l’Italia peggiore.