The Walking Dead – Fumetto vs Serie di Diego Castelli
La sfida definitiva in un post enorme (ma con tante belle figure!)
NON LEGGETE SE NON AVETE VISTO TUTTA LA SECONDA STAGIONE DI THE WALKING DEAD. OVVIAMENTE PARLERO’ SENZA REMORE ANCHE DEL FUMETTO, ALMENO FINO ALLA FINE DEL VOLUME DODICI, IN PARI COL TELEFILM.
Appassionati e non di The Walking Dead, avete seguito l’acceso dibattito di settimana scorsa? Avete visto quante volte è apparso il suggerimento a leggere il fumetto da cui la serie è tratta?
Evidentemente andava fatto, e l’ho fatto. Nel week end ho letto i primi 12 numeri, che corrispondono alla porzione di storia finora narrata dal telefilm. Per intenderci, si arriva alla partenza dalla fattoria e all’avvistamento della prigione.
Non abbiamo mai fatto una comparazione come si deve tra una serie tv e la sua fonte di ispirazione (quale che sia), e mi sembra un’ottima occasione. Anche se fossi sommerso di insulti.
Perché cari amici, e carissimi nemici, la serie è dieci volte meglio del fumetto. A volte in maniera così spudorata da farmi restare a bocca aperta, considerando l’aspettativa e la fiducia con cui mi ero avvicinato alle pagine disegnate.
Procederemo così: prima qualche considerazione di carattere generale, e poi alcuni esempi specifici, riferiti agli eventi e personaggi più importanti della storia. Tutto non ci sta, non è questo il luogo per un saggio o tesina universitaria, ma cercheremo di mettere in luce alcuni punti salienti, magari invogliandovi a fare il vostro proprio percorso di analisi, che stimola sempre il cervello.
Prima di tutto, bisogna dire che il fumetto di The Walking Dead è complessivamente un buon fumetto. A tratti ottimo. L’aspetto probabilmente migliore (oltre all’idea di fondo, va da sè) è il ritmo incalzante della narrazione e la gestione delle sorprese, calibrate al punto giusto per invogliare a proseguire nella lettura (che poi è probabilmente l’elemento più importante di qualunque prodotto seriale). Sorprese che ovviamente mi sono bruciato per aver visto la serie, ma questo non deve cambiare il giudizio specifico sulla versione cartacea.
Il problema, invece, è che il fumetto di TWD introduce situazioni e personaggi di enormi potenzialità, che però sfrutta solo fino a un certo punto. Una cosa che diventa palese solamente (o quasi) facendo il paragone con il telefilm. Ecco allora il grande merito degli sceneggiatori della serie: aver preso un materiale assai fecondo, ma rimasto in qualche modo grezzo (o più grezzo di quanto poteva), per scavare al suo interno e svilupparne tutte le possibilità, scoprendo e sfruttando tutto ciò che personaggi ed eventi avevano da offrire.
Il problema nasce in parte dai limiti del mezzo di comunicazione, perché il fumetto, per esigenze di spazio, deve comprimere maggiormente la sequenza degli accadimenti e la quantità delle parole pronunciate nei dialoghi, riducendo così le proprie possibilità di approfondimento. Ovviamente, però, questo non basta: se il limite fosse “solo” del mezzo di comunicazione, vorrebbe quasi dire che non possono esistere fumetti suberbi, o realmente “completi”, a fronte di serie tv “sempre superiori”. Va da sé che non è vero, è pieno il mondo di fumetti semplicemente straordinari.
Le criticità vanno dunque cercate anche nelle scelte che nel fumetto sono state fatte, scelte narrative e anche visive che soddisfano le aspettative del lettore, ma tendono a sbiadire nel confronto col prodotto televisivo.
La serie di TWD, infatti, ha incontrato opportunità e rischi sostanzialmente opposti. C’era molto più spazio per raccontare, per mostrare, per far ascoltare. Si è deciso di diluire alcuni snodi, di aggiungere episodi e/o personaggi che nel fumetto non c’erano, di toglierne altri. Il lavoro è venuto benissimo, anche se non sono mancato passi falsi, come il centro di ricerca nel finale della prima stagione (troppo buttato lì), o certe lentezze a metà della stagione due.
A questo punto, però, vale la pena di buttarci sugli esempi.
IL VISIVO
L’aspetto prettamente grafico del fumetto è abbastanza efficace. I disegnatori avvicendatisi sui vari volumi hanno adottato stili e approcci anche molto diversi tra loro, ma rimane costante una piena e immediata espressività dei personaggi, un frequente ricorso alla sospensione e al silenzio, e il gusto sapientemente cinematografico di molte inquadrature (guardate ad esempio questo ottimo zoom sul volto di Shane, la prima volta che capiamo che non è esattamente contento del ritorno di Rick). Detto questo, non sono poi molte le tavole che facciano sgranare gli occhi.
Diverso il discorso per il telefilm, che di certo non si fa notare specificamente per la messa in scena (sono altri i punti di forza), ma ha un vantaggio del tutto ovvio: può far muovere gli zombie, può farli grugnire, può inserire della musica, tutti elementi che fanno parte dell’immaginario zombiesco di derivazione cinematografica. Sono ovvietà, ma visto il genere in cui ci muoviamo, l’audiovisivo finisce con l’essere necessariamente più efficace. Questo senza contare che, comunque, sembrano esserci più idee degne di nota nella serie tv, piuttosto che nel fumetto. Penso al risveglio di Rick dal coma, o al maggiore approfondimento della scena del carro armato. E guardate qui sotto una delle immagini più iconiche del telefilm: confrontatela con la sua controparte fumettistica, non è nemmeno il caso di fare il paragone.
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DIALOGHI
Il fumetto , specie all’inizio, tende a essere molto didascalico. La maggior parte dei dialoghi sono una pura e semplice descrizione di ciò che è avvenuto o di ciò che sta avvenendo. Pochissimi i guizzi creativi, le battute realmente memorabili. Alle volte, poi, sono addirittura superflui, o mal posizionati, come subito dopo la morte di Shane, quando Dale dice a Rick “credo che Shane fosse innamorato di tua moglie”. Grazie Dale, non l’avevamo affatto capito. O alla fattoria, quando Hershel dice a Rick che tiene i morti nel granaio: glielo “dice”, il che è anche efficace quando lo si legge nel fumetto, ma clamorosamente più debole di quando la scoperta viene fatta “con gli occhi”, nel corso della serie.
Non che nel telefilm ci siano chissà quante frasi da segnarsi sul taccuino delle citazioni, ma la compressione del fumetto ha evidentemente costretto gli autori a basare tutto sugli eventi, rendendo le battute assai esplicite e carenti di sfumature.
ZOMBIE
Solo per dire che la serie di The Walking Dead è stata accusata di avere pochi zombie, e di essere sostanzialmente una soap opera. Ebbene, ci sono diversi volumi, nei primi dodici che ho letto, in cui praticamente non si vede manco un non-morto, e tutto si basa sulle relazioni tra i personaggi. La cosa non mi dà affatto fastidio, sia chiaro, ma l’approccio è evidentemente identico a quello del telefilm, quindi non capisco le basi della critica.
SHANE
Nella serie tv, Shane è antagonista quasi più degli zombie. Nel fumetto no. Su carta, Shane muore ben prima che i nostri raggiungano la fattoria, ucciso anche lì da Carl, che però gli spara quando ancora è vivo e vegeto, per proteggere il padre. Nella serie, lo scontro tra Shane e Rick non è solo la sfida tra due uomini, ma la lotta tra due interi sistemi di pensiero, tra due filosofie di vita. Da una parte il tentativo di Rick di mantenere in essere una forma di “civiltà”, dall’altra la convinzione di Shane di doversi adattare a un mondo che di civile non ha più niente. Uno scontro che, unito alle vicende personali dei due (la storia di Shane con Lori, il bambino in arrivo ecc) crea quella tensione emotiva e intellettuale che tutti conosciamo. Nel fumetto non c’è nulla di tutto ciò. Shane è andato a letto con Lori, che se n’è subito pentita, e ora è incazzato con Rick che gli ha rubato un posto che credeva ormai suo. Ma questa incazzatura si sviluppa nell’arco di poche pagine, al termine delle quali uno Shane in lacrime (in lacrime!) tenta di uccidere Rick, salvo incontrare la pistola di Carl. Insomma, nel fumetto Shane è più che altro un ex amico che esce fuori di testa, e che alla fine risulta un frignone schizzato senza granché da dire. Tanto più che tutte le sue scelte sono sbagliate, mentre quelle di Rick appaiono sempre giuste. Proviamo pietà per Shane, ma poco altro. Ancora una volta: per uno che legge il fumetto senza aver visto la serie, è un passaggio bello potente, che trasmette la disperazione e la rovina (anche mentale) del mondo in cui i personaggi si muovono. Ma visto lo sviluppo che quello stesso personaggio ha avuto nel telefilm, i pregi del fumetto sembrano impallidire. Se poi considerate che Shane muore prima che si sappia della gravidanza di Lori, ecco che un altro potenziale fattore di scontro e tensione viene bellamente eliminato.
Ultima nota: Carl uccide un uomo vivo, invece che uno zombie, ma la cosa sembra avere su di lui un effetto psicologico pari a zero. Si candida a futuro ispettore Callaghan.
HERSHEL, LA FATTORIA E SOPHIA
Varie differenze tra la fattoria televisiva e quella disegnata che, fin dove ho letto io, è forse la cosa migliore del fumetto. L’Hershel di carta è meno religioso e inizialmente più ospitale rispetto alla controparte in carne e ossa, e diventa più gelido e protezionista (mi si passi il termine) solo quando gli zombie del granaio escono e uccidono i suoi figli (dettaglio non presente nel telefilm). Lo sviluppo di questa parentesi campagnola è efficace nel fumetto, e introduce finalmente qualche riflessione di respiro più ampio, ma perde clamorosamente nel confronto con la serie tv per diversi motivi: prima di tutto Sophia non scompare nel fumetto, quindi non torna sotto forma di zombie nel granaio. Una scena potentissima nel telefilm, che nel fumetto non è sostituita con nulla di lontanamente paragonabile. Ma soprattutto, un errore ridicolo del fumetto è quello di far accettare di buon grado da parte di Rick e soci (salvo una paginetta di litigio) la decisione di Hershel di mandarli via. E’ completamente assurdo che questi poveri disgraziati, ben consci di andare incontro a una morte molto probabile, accettino “per cortesia” di lasciare la fattoria, senza che nessuno – almeno uno, sant’Iddio – avanzi la proposta di restare nonostante la volontà dell’anziano veterinario. Nel telefilm nessuno di sogna di abbandonare la fattoria, Shane propone più di una volta (parlando con Andrea ad esempio) di prenderla con la forza, mentre Rick cerca di temporeggiare. Ma nessuno si azzarda a dire “ok Hershel, lontano da qui probabilmente moriremo, ma è giusto che tu ti goda la tua privacy”.
Ovviamente, la serie deve costringere i nostri a lasciare la fattoria, e lo fa nel modo più semplice ed efficace possibile: un bell’attacco di zombie, e tutti devono fuggire. Ci voleva tanto?
LORI
Uno dei personaggi più controversi della serie, a tratti anche parecchio irritante. Il suo ruolo nel fumetto è grossomodo lo stesso, anche se, come detto, la questione della sua storia con Shane è meno ossessiva: c’è senso di colpa, ma non la reale consapevolezza di essere stata pronta a iniziare una nuova vita con un uomo diverso dal marito; non c’è il sottile (neanche troppo sottile) suggerimento a Rick di uccidere Shane (e come potrebbe esserci, visto che Shane dà di matto quasi subito), non c’è la donna combattiva, per quanto spesso fastidiosa, che se ne fotte degli ordini per correre in aiuto dei suoi cari. Sta lì, si arrabbia quando Shane picchia il marito, e per il resto snocciola qualche domanda esistenziale e nulla più. Dice immediatamente a tutti della gravidanza – ovvio, non c’è più in giro Shane, perché dovrebbe nasconderlo? – mentre nella serie il mantenimento del segreto riesce a creare molta più suspense, anche se è evidente che la scelta sia stata fatta solo allo scopo di mettere più carne al fuoco e allungare il brodo. Insomma, un personaggio comunque importante, ma molto meno interessante rispetto al telefilm.
ANDREA
Nel fumetto, almeno fin dove ho letto io, Andrea è un personaggio abbastanza diverso e francamente meno significativo. Al di là della sua interessante storia d’amore con Dale (che nella serie è più un rapporto padre-figlia), ha un reazione davvero troppo rapida alla morte della sorella: le spara appena dopo l’ultimo respiro, per evitare che diventi zombie (almeno in tv c’è un minimo di dubbio!). E poi manca tutta la questione della volontà di suicidio, che nella serie sarà pure tirata troppo per le lunghe, ma che almeno dà al personaggio uno spessore molto maggiore, e rende ancor più significativa la sua trasformazione in combattente coi controcoglioni.
MORGAN E DUANE
Ve li ricordate? Sono i due personaggi, padre e figlioletto, che Rick incontra poco dopo essere uscito dall’ospedale, i primi due sopravvisuti in cui il nostro protagonista si imbatte prima di dirigersi verso Atlanta. Anche nel fumetto spariscono quasi subito (non so se torneranno, no spoiler grazie), ma mentre su carta sono personaggi realmente di contorno, che danno solo una prima, vaga idea del mondo andato a puttane (peraltro inanellando un dialogo banale dietro l’altro), nella serie avevano un episodio tutto loro, che introduceva la questione della madre. Ricordate? La moglie di Morgan era stata zombiezzata, e il marito cercava il coraggio di spararle mentre si aggirava intorno a casa loro, per dare a lei, ma soprattutto a sè e al figlio, una qualche forma di pace. Quella vicenda, così umana e commovente, era uno degli elementi che hanno fatto la fortuna del pilot, di una potenza palpabile. Ovviamente, ancora una volta, nel fumetto non ve n’è traccia, e Morgan e Duane se ne stanno solo lì a parlottare con Rick, dandogli qualche informazione sulla catastrofe e insegnandogli qualche piccolo trucchetto. Utili, ma subito dimenticati.
CARL
Nel fumetto, Carl sembra più piccolo rispetto alla serie (dice di avere sette anni, un po’ meno rispetto a Chandler Riggs). Fa un po’ meno cose, si esprime di meno, uccide Shane ma, come detto, sembra non subirne alcuna conseguenza. Ma anche lui dà il suo contributo alla sfida, ovviamente a favore della serie: in tv viene colpito dalla pallottola di Otis al termine di una scena breve ma molto intensa, in cui la visione di un bellissimo cervo sembra presagire una nuova speranza per i protagonisti, subito spenta dallo sparo e dal rischio di morte. Nel fumetto, invece, Carl viene colpito così, dal nulla, senza alcun guizzo creativo che non sia appunto la scelta dello sparo. E Otis si giustifica dicendo che credeva fossero zombie: come se non si riuscisse a dinstinguere un vivo da un non-morto. Almeno nella serie dicono che stava cercando di sparare al cervo, che gli copriva la visuale sul ragazzo: molto più credibile.
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RICK
Per ultimo Rick, il protagonista, anche se qualcosa su di lui si è già capito. Indubbiamente, anche nel fumetto è un personaggio forte e carismatico, e in questo senso è un eroe “giusto” per un prodotto del genere. Ma è assai più piatto e stereotipato, perché è da subito il buono, da subito quello che tutti seguono, da subito quello che prende le decisioni giuste. Poche domande su di sè e sul proprio futuro, pochi dubbi, poche conseguenze ai traumi che subisce (sempre in relazione al telefilm, sia chiaro). Non so cosa succederà oltre nel fumetto, ma finora il Rick della serie è assai più completo e a tutto tondo, molto più umano e comprensibile, più eroe e meno supereroe.
QUELLO CHE NON C’E’
La serie ha aggiunto molti elementi alla storia del fumetto, ma ha anche tenuto fuori diverse cose. Su carta Rick incontra un numero maggiore di personaggi e vede posti diversi, come il piccolo villaggio che sembra tanto caruccio e sicuro e poi si rivela pieno di zombie. Ma allo stesso tempo non raggiunge il centro di ricerca del finale della prima stagione (che, come detto, per me è uno dei momenti più deboli e buttati lì di tutta la serie).
C’è ad esempio il personaggio di Tyreese, nuovo compagno di Rick dopo la morte di Shane, che si porta dietro la figlia Julie e il fidanzato di lei, Chris. Sono buoni personaggi, tutto sommato, che entrano bene nel tessuto della storia e nelle dinamiche tra i personaggi. Anche se Tyreese si innamora ricambiato di Carol nel giro di tre-vignette-tre (Carol, che su carta è ben più giovane, ne esce come una ninfomane). Ma la cosa che si nota è che questi personaggi si sono resi necessari per il vuoto lasciato dalla morte di Shane, vuoto che non aveva senso di essere creato, viste le potenzialità che il personaggio portava con sè.
CONCLUSIONI (col titolo, come nei temi a scuola)
Basta basta, non andiamo oltre, che il Villa mi fucila. Non ho neanche parlato di Glenn e Maggie, ma vabbe’.
Insomma, mi pare ormai chiaro: gli autori del fumetto hanno inventato un’ottima storia, popolandola di personaggi ad altissimo potenziale. Che non è mica roba da poco, tanto da garantirgli un gran successo e premi vari. Ma c’è voluta la produzione televisiva di AMC, con nuovi autori affiancati ai vecchi e nuove e più potenti modalità espressive, perché quel potenziale venisse sfruttato appieno, come forse non era nemmeno ipotizzabile durante la lettura degli albi. Il telefilm è una sorta di versione 2.0, un miglioramento largamento debitore del passato, ma pur sempre un miglioramento, e questo senza nulla togliere alle molte scene ben orchestrate, che non ho analizzato nel dettaglio non per sordida volontà di mostrare solo i difetti, ma perché comunque anche le migliori scene non appaiono superiori alla loro controparte televisiva.
Come vi dicevo, non sono andato oltre il dodicesimo volume, non posso escludere che il livello si alzi. Anzi, ne sono abbastanza convinto, vedendo quanto i futuri personaggi sono stati apprezzati dal pubblico e dalla critica. Né posso escludere che alcune considerazioni fatte più sopra vadano a scontrarsi con sviluppi che al momento non conosco.
Ma per ora, a parità di storia raccontata, non c’è paragone. Anche se è nell’ordine naturale delle cose che i veri appassionati di fumetti, adoratori della versione originale, possano istintivamente storcere il naso. E’ la cosa più comune del mondo, nel passaggio da un medium all’altro (si pensi a quante volte consideriamo un romanzo superiore al film che ne è stato tratto, anche se quel film è unanimente considerato un capolavoro).
Ma per i serialminder che non stravedono per i comics, e in generale per chi ha iniziato prima la serie, il mio consiglio è questo: se eravate interessati al fumetto ma avevate paura di spoilerarvi troppo la serie, tenete duro fino all’autunno, non vale la pena di rovinarsi la sorpresa.