Desperate Housewives, gli spoiler, l’ANSA e l’ansia. Ma almeno era un bell’episodio? di Diego Castelli
Parliamo della famosa puntata spoilerata
NON LEGGETE SE NON SIETE IN PARI CON DESPERATE HOUSEWIVES (A MENO CHE NON SIATE RIMASTI FREGATI DELLO SPOILER DELL’ANSA)
Fino a tre giorni fa ero nella ridente Florida a farmi le foto con Capitan America e Winnie The Pooh, ma cercavo ugualmente di tenere d’occhio le faccende di Serial Minds, abilmente gestite dal Villa. E una delle cose più sorprendenti, per me che avevo un accesso limitato alle informazioni, è stata tutta la faccenda del megaspoiler di Desperate Housewives.
Concedetemi qualche piccola e tardiva riga di indignazione nei confronti dell’ANSA.
A monte, sa tutto un po’ di ridicolo, con il serissimo processo a Marc Cherry che diventa teatro per uno spoiler clamoroso che invade subito la rete e rovina un episodio pensato per stupire. Ma fin qui pazienza, un pastrocchio americano che avremmo accolto con un sorrisetto divertito.
Il problema è stata la nostra Ansa, che non ha trovato niente di meglio da fare che spoilerare alla grande l’evento. Attenzione, la notizia era da dare, non questioniamo minimamente il fatto che ci abbiano scritto sopra un articolo. Il problema è titolare quello stesso articolo “Delfino muore in Desperate Housewives”.
Per chi conosce la serie, era evidente che non si stava parlando di qualche abuso sui mammiferi marini!
Scrivere un titolo del genere, che esce tale e quale anche sui feed reader, impedisce ai fan di evitare lo spoiler, perché non c’è modo di accorgersi dell’imminente rivelazione prima di aver letto quelle poche parole.
Anche a me personalmente, qui su Serial Minds, è capitato di spoilerare un po’ troppo senza avvertire, e giustamente mi avete cazziato, ma spiattellare una rivelazione del genere nel titolo è veramente da beoti. E dire che sarebbe bastato un “clamorosa sorpresa nel futuro di Desperate Housewives” per ingolosire comunque chi se ne frega degli spoiler, senza far incazzare tutti gli altri.
Vabbe’, ormai è andata, e il nostro cazziatone l’abbiamo fatto. Ora però torniamo al contenuto, perché a questo punto, con l’episodio incriminato finalmente andato in onda, vale la pena di chiedersi se era effettivamente una bella puntata e se è stata una buona scelta quella di far uscire Mike dalla serie.
Ebbene, in attesa dei prossimi episodi, la mia risposta alla prima domanda è sì, la risposta alla seconda è no.
La puntata in sé era ben costruita. La voce narrante di Mary Alice ha detto fin da subito che qualcuno sarebbe passato a miglior vita entro i successivi quaranta minuti, e gli autori vigliacconi hanno messo in pericolo un sacco di potenziali vittime, per poi salvarle tutte all’ultimo secondo. Tutte tranne Mike, che con grande sorpresa (o aspettativa, se eravate incappati nell’anticipazione) viene freddato a colpi di pistola subito dopo aver detto a Susan quanto l’ama e quanto non riesca a voltare gli occhi quando vede delle ingiustizie.
A livello di regia e sceneggiatura, quindi, niente da dire: episodio ben calibrato, che nonostante molti temi tristi non rinuncia mai alla consueta vena ironica, e che si chiude con un evento che effettivamente sorprende e incolla lo spettatore alla poltrona in attesa dei prossimi appuntamenti.
Ma se mi chiedete se era il caso di scegliere proprio questo evento, la morte di Mike, come sorpresona dell’episodio sedici, allora vi dico di no.
No, perché dopo otto anni che segui un telefilm come questo, l’affetto che provi per i personaggi va oltre le normali dinamiche che quegli stessi personaggi hanno costruito nel corso del tempo. All’inizio della sua avventura a Wisteria Lane, Mike era una figura molto più pesante di quanto non sia stata negli anni successivi, ma ormai era davvero un nostro vicino di casa, uno dei buoni, uno di quelli a cui volevi bene a prescindere, anche se stava un po’ in disparte. E il fatto che sia morto mi fa girare le balle, puro e semplice.
La sua sparizione, in questo contesto, sembra posticcia, puzza di espediente inventato sul momento per creare sorpresa, anche se evidentemente la scelta è stata a lungo ponderata (era ormai da qualche settimana che Mike era impegnato ad aiutare Ben contro il malvagio usuraio). Sembra quasi che nella testa degli autori sia partita la scintilla omicida, e che abbiano spulciato tutti i personaggi più o meno di contorno per decidere chi ammazzare. Probabilmente di solito si fa così, ma cazzarola, non Mike!
In fondo, però, non è nemmeno questo il problema. Perché tutto l’episodio, fin dal titolo “You take for granted”, era costruito sul concetto di non dare le persone per scontato, una riflessione che andava oltre le vicende della trama per investire gli spettatori stessi: nei telefilm come nella vita, troppo spesso finiamo col non accorgerci dell’importanza di chi abbiamo accanto, col rischio di rendercene conto solo quando spariscono. Vero, come è vero che ora Mike è un personaggio “un po’ più importante” di quanto sarebbe stato se fosse rimasto in vita fino alla fine.
Il problema, allora, potrebbe non esistere, se consideriamo questo ragionamento meritevole di essere raccontato, e meritevole di essere supportato da un sacrificio importante e da una serie di rapidi flashback che effettivamente metteva i brividi. Ma la questione, per quanto mi riguarda, diventa l’influenza che questo lutto avrà sui pochi episodi che restano (la serie ci saluterà per sempre il prossimo 13 maggio).
A mio personalissimo giudizio, Desperate Housewives non può finire male. Dove con “male” intendo un finale cupo, disperato, amaro, chiamatelo come volete. Malgrado non sia una serie prettamente comica, ha ormai molte caratteristiche di quelle sitcom che finiscono (anzi, che “devono finire”) con un qualche evento di cesura, ma non troppo drammatico. La scelta più classica è l’abbandono, da parte dei personaggi, dei luoghi in cui la vicenda era ambientata, cosa che potrebbe funzionare anche con Desperate, vista l’importanza del setting nello show.
Ma a questo punto, a pochi giorni/settimane dalla morte di Mike, un finale positivo è possibile? O meglio, visto che certamente una conclusione del genere può essere scritta, riuscirebbe a non suonare ridicola, anche se ormai sappiamo che Wisteria Lane ha un tasso di criminalità più alto dei peggiori angoli del Bronx?
Forse sono io a farmi troppe pippe mentali, e un finale amaro, purché ben scritto, sarebbe valido tanto quanto una conclusione più dolce e consolatoria. Probabilmente è così. Eppure, so che mi spiacerebbe da matti chiudere questi otto anni sotto una cappa di tristezza, e con Mike scomparso così a ridosso della fine sarà dura che le nostre casalinghe ritrovino un convincente sorriso.
Ma non poteva morire Susan, dico io, che quella è irritante tre puntate su quattro?
Bah, ci risentiremo per il finale, e vedremo cosa saranno riusciti a inventarsi, e soprattutto quale strada avranno deciso di imboccare. Sono pronto a ritirare tutte le critiche, ma Cherry & Co. dovranno meritarlo!