This is England ’88 di Chiara Minetti
Tornano gli skin di This is England
La televisione britannica, oltre ad averci insegnato negli anni l’eccellenza (Sherlock, Little Britain, Shameless, Downton Abbey, The Hour ecc.), ci ha insegnato anche l’autentico, profondo significato dell’espressione “disagio giovanile”. Quando guardo le serie inglesi mi tornano in mente le scaramucce fra Liam e Noel Gallagher: a oggi nient’altro che inutili scorie di un brit pop ormai estinto. A pensarci bene, se paragonati ai protagonisti della prima serie di Skins e Misfits, i fratelli G. sembrano Fabio De Luigi e Michelle Hunziker nell’ormai anch’esse estinta, deo gratias, Love Bugs.
Gli anni passano e le cose cambiano, le band si sciolgono e le serie si chiudono. Alcune, poche, le migliori, si rinnovano.
Shane Meadows aveva 34 anni quando diresse This is England, film che dal 2006 ha vinto premi importanti e che gli ha permesso in questi anni di scrivere e girare due serie tv ambientate rispettivamente tre e sei anni dopo gli eventi raccontati nel lungometraggio.
This is England, This is England ’86 e This is England ’88 parlano tutti della stessa cosa: l’amicizia fra un gruppo di amici appartenenti alla subcultura skinhead, sullo sfondo di un contesto sociale, come diremmo oggi, precario: fatto di disoccupazione, solitudine e mancanza di aspettative. Ma se nel film i protagonisti sono ancora dei teenager, e nella prima stagione della serie sono tre anni più vecchi e alle prese con il salto verso l’età adulta, in quest’ultima sono messi di fronte a ciò che sono diventati.
Devo dire che per la prima volta, dopo tante serie viste, This is England ’88 è forse quella che più ti porta a raschiare il fondo del barile. Non vedi l’ora che finisca e al contempo che non finisca mai. Perché a volte è davvero troppo. Nel 1988 i protagonisti si svegliano ogni giorno soli, anche quando hanno qualcuno con cui dividere il letto, le Dr Martens non sono più la scelta e il simbolo di appartenenza a un gruppo, ma solo metafora di povertà: sono le stesse per tutti, da quando i piedi hanno smesso di crescere, dato che da allora i soldi sono diventati sempre meno. Si sopravvive. Alcuni vivono di rimorsi, altri si sono adeguati, altri ancora passano i loro giorni coltivandosi le ragnatele tatuate sui gomiti, all’interno di pub grigi, vuoti e deprimenti.
This is England ’88 però non è soltanto la fenomenologia del dramma di essere giovani, brutti e pure poveri. Racconta una cosa più interessante, la sopravvivenza.
Nonostante i drammi famigliari, le occasioni perse, gli errori a cui non si può rimediare, i protagonisti scelgono sempre la via più difficile, anche quando la morte è alla porta, pronta a liberarli da tutto. La cosa più difficile da fare e anche quella che fanno peggio: vivere la vita che li aspetta, con tutto il marcio che ha in serbo, compreso un amore, quello di Lol e Woody, che parte al massimo, finisce bruscamente ma non si spegne, e in un modo o nell’altro ritorna sempre.
This is England’ 88 è tutto questo, più qualche rissa e diverse pettinature improbabili. In Inghilterra è andata in onda a Natale, mentre in Italia andava in onda Signorini. Quando si dice andare incontro, con coraggio, al significato profondo, autentico, della nostra esistenza.