25 Gennaio 2012 7 commenti

La Versione di Tina – Duello al 30 Rock di La Redazione di Serial Minds

Ma 30 Rock sta perdendo colpi? E’ duello a Serial Minds!

Copertina, Duello, La versione di Tina, On Air

 

30 Rock sucks! di Valentina Vitali

A me non piace litigare.
Soprattutto sui film e sui telefilm.
Perché poi ci sto proprio male emotivamente quando la gente non capisce le mie posizioni, e soprattutto quindi non capisce che HO RAGIONE.
Prendiamo ad esempio 30 Rock, prendiamo la sesta stagione, quella appena appena iniziata.

Lo sapete voi, lo so io, per me Tina è dio. Il dio indiscusso di tutti i telefilm mai esistiti e anche di tutti quelli a venire. Io mi alzo la mattina pregando di poter diventare lei. Uguale uguale. Voglio anche i capelli castani e gli occhialetti con quella montatura urenda.
Quindi immaginatevi cosa significa per me, ora, parlare male di 30 rock. Pensate a quanto mi costa, a quanto ho dovuto rifletterci per poter soppesare in modo corretto il mio giudizio.
Pensateci, e poi datemi ragione.
La cosa secondo me principale, la più affascinante ed esaltante che questa serie AVEVA, è la follia. La follia totale e indiscussa.

Una volta avevo fatto vedere il pilota ad una mia amica:
“Cosa ne pensi?”, le avevo chiesto alla fine.
“….ma… ma sono tutti matti!”.
Esatto! Esatto! Sono tutti matti! E la follia totale e indiscussa di un personaggio si scontrava con la follia totale e indiscussa di un altro personaggio, e quello che generavano era un capolavoro puro e inarrivabile.

Il sacrilegio era costante e continuo, venivano presi per il culo politici, fatti d’attualità, luoghi comuni, altre serie TV… insomma, 30 Rock era un godere unico.
ERA.
Era, e lo dico mentre una lacrima scende.

Per ora sono uscite solo le prime due puntate. E quindi, magari, mi sbaglio. Può essere. Può essere che la gravidanza abbia in qualche modo spostato l’attenzione di Tina, o l’abbia resa più buona. Può darsi. Speriamo. Speriamo che entro puntata 5 le cose tornino come prima.

Però, per come stiamo messi ora, il seme della pazzia si è dileguato. Le battute sono eccessivamente costruite, sono posticcie, non sanno di nulla; iniziano, e tu già sai dove finiranno.

Non c’è nulla di innovativo, quasi che la paura avesse preso il sopravvento, quasi che qualcuno avesse detto “ragazzi c’è andata bene fino adesso, smettiamola di rischiare perché prima o poi qui ci chiudono”.

Ma cos’è dico io? Grey’s Anatomy?

 

30 Rock rocks! di Marco Villa

La Vitali delusa da 30 Rock. Non si può non controbattere. Prima di entrare nel vivo, va detto che siamo in punti diversi della nostra relazione con 30 Rock. Lei lo segue da tanto, io sono reduce da una maratona intensiva conclusa intorno all’Epifania. Quindi: lei è in quella fase della relazione in cui si nota tutto e si prende ogni mancanza come un affronto personale. Io invece sono ancora nell’entusiasmo dei primi mesi, con tutto quello che comporta in termini di trasporto e bisogno di vicinanza.

Dunque no, per me 30 Rock non ha avuto un calo con l’inizio della sesta stagione. Io ho ritrovato tutto al proprio posto: l’idiozia di Kenneth e Tracy, la vera follia di Jenna, l’awesomeness di Jack Donaghy, la lizlemoness di Liz Lemon.

Esempi? Nella prima puntata il dialogo Jack-figlia sull’equivoco money-mammy, nella seconda la battaglia per i diritti degli idioti, la trama che accoppia Jenna e Kenneth e la presenza di Kelsey Grammar. Forse può far storcere un po’ il naso il nuovo fidanzato di Liz, troppo simile a Dennis Duffy nella caratterizzazione “imprenditore improbabile”, ma in fondo ci sta: Liz è un personaggio routinario, che rifarebbe all’infinito le stesse scelte sbagliate, facendo aumentare di volume i “good god” di Jack. Resta da vedere in che modo si evolverà la loro storia: in quello c’è bisogno di un’idea, altrimenti si rischierebbe il deja vu.

Ripensando delle ultime stagioni di 30 Rock, la sensazione, però, è che il rischio sputtanamento, sempre presente in qualsiasi serie che supera le prime stagioni, derivi non tanto da una normalizzazione o da una ripetizione, quanto da un’esagerazione dei personaggi (Jenna e Kenneth in primis), in passato vicini all’essere ritratti come macchiette. Ovvio che, per quanto mi riguarda, siamo ben lontani da questa situazione. Le prime due puntate di 30 Rock confermano infatti il trend generale della serie, che, in un ipotetico grafico, sarebbe rappresentato da una linea stabilmente nelle zone alte, con picchi improvvisi e poi ritorni nella media, che, ribadisco, resta sempre molto elevata. Fatto raro nelle comedy, che tendono ad andare maggiormente a strappi: pensate a Community, che sfida sempre se stessa puntando in alto e ancora in alto e ancora in alto. Oppure How I Met Your Mother, che alterna puntate quasi irritanti per inutilità a colpi di genio che risollevano tutto. Oppure The Big Bang Theory che… No vabbé, non è mai elegante parlare male dei morti.

30 Rock quindi non solo vive, ma dimostra di essere ancora in forma e in grado di avere ottime potenzialità anche per questa sesta stagione. Ovvio, potrebbe sempre precipitare da una puntata all’altra, ma in questi primi due episodi di indizi non ce ne sono.

 

NB (di Valentina Vitali): Villa dice bene. Alla fine si riduce tutto a una questione di lunghezza della relazione.
Forse ci siamo abituati l’uno all’altra, 30 Rock. Forse non ci capiamo più. Forse sono cambiata io, oppure sei cambiato tu.
Però, 30 Rock, io ti amo lo stesso.



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