Work It – Nuove frontiere dell’inguardabile di Marco Villa
Il Bagaglino sbarca in America
Nuove frontiere, signori. Si toccano nuove frontiere. Finora qui su Serial Minds abbiamo visto serie nate storte, oppure mal sviluppate o anche talmente fatte male da sprecare quanto di buono avevano nei concept. Quando ci siamo accaniti su qualcosa prendendolo a insulti, è stato soprattutto perché si trattava di telefilm non solo fatti da cani, ma anche senza nessun senso di esistere, senza alcun legame con la realtà che volevano raccontare. Prendete tutte queste cose negative, spingetele un passo più in là e cosa otterrete? Nuove frontiere, signori. Oppure Work It, che è un po’ la stessa cosa.
Work It è una serie che ha esordito il 3 gennaio su ABC, in sostituzione di Man Up!, cancellata con infamia dopo otto puntate. Indovinate? Work It è peggio. Ora, ragioniamo: se il pubblico ti ha bocciato una serie su cui puntavi tanto, incentrata sul classicissimo bromance che tanto va di moda, tu cosa fai? Magari cerchi di cambiare un po’ direzione, no? No. ABC ha deciso di sostituire una serie su uomini-eterni-bambini con una che prende quella stessa situazione, la spinge all’estremo in termini narrativi e in più sposta tutto negli anni ’90 per scrittura e regia. Geni. Geni assoluti.
Work It parla infatti di due compagni di bevute di Saint Louis, rimasti disoccupati e con il sussidio di disoccupazione ormai agli sgoccioli. Arrivati a un passo dalla bancarotta, capiscono finalmente qual è la causa della loro non occupazione. Ebbene, trattenete un attimo il fiato, perché siamo di fronte a qualcosa di veramente grosso. Avete presente le nuove frontiere di cui parlavo alla prima riga? Ecco, è il momento in cui vengono toccate. I protagonisti si convincono che non trovano lavoro perché tutti gli impieghi vengono rubati loro dalle donne.
Le donne! Altro che bolla immobiliare, altro che derivati, subprime e speculatori, sono le donne la causa della disoccupazione e della recessione. Questi esseri bipedi che – signora mia, dove finiremo? – hanno abbandonato il focolare, la maglia (vedi foto), indossano pure i pantaloni e la danno via come e quando vogliono. E adesso si sono anche messe in testa di rubare il lavoro agli uomini. I due poveri protagonisti di Work It, quindi, non possono fare altro che vestirsi da donne e fingersi tali per essere assunti come informatori farmaceutici. Magicamente, non appena indossano gonne e parrucche, il lavoro arriva. Per rincarare la dose, ecco il carico da novanta: vengono assunti grazie alle competenze da uomini maturate nella loro vita. Come dire: si saranno anche messi due tette finte, ma è il cervello maschile ad avere trionfato.
Ora, non so se avete afferrato in pieno il totale delirio di questa cosa, ma vi assicuro che è molto peggio di come ve l’ho descritta e il motivo è semplice: il tono della serie non è surreale o grottesco, cosa che avrebbe giustificato premesse così assurde, ma fondamentalmente realistico. Per salvare una cosa del genere, sarebbe servita talmente tanta cattiveria e genialità da far compiere allo spettatore un giro di 360°, frastornandolo fino a fargli dimenticare da dove prende il via l’intera faccenda. Non è così.
Work It è una serie sbagliata, dove con questo termine non si intende un giudizio etico, ma una constatazione del fatto che un telefilm con questi presupposti non può avere cittadinanza nella televisione del 2012, perché è stupido e pensato male. Per giustificare il fatto del travestirsi da donne, gli autori avrebbero potuto inventarsi mille motivazioni. Hanno scelto la peggiore, quella che non strappa risate e fa restare attoniti.
È una presa in giro del pubblico, amplificata poi dal fatto che nei 21 minuti non si ride mai. Ma mai. Piuttosto, si assiste a una scontata rappresentazione stereotipata delle colleghe dei due idioti (la stronza acida, l’ingenua, la zoccoletta), i quali, inevitabilmente, finiranno per imparare tanto dalla frequentazione ravvicinata dell’altro sesso. Un po’ come quelli che vivono a stretto contatto con gli animali e diventano parte del branco.
Ricapitoliamo: nel 2012 vediamo degli omoni vestiti da donne che mettono in scena schemi e giochetti vecchi di 50 anni e una concezione della donna da alto medioevo. Aridatece il Bagaglino e la signora Leonida, please.
Perché seguirlo: perché siete dei sociopatici che non hanno mai avuto interazioni con il sesso opposto.
Perché mollarlo: perché va bene le nuove frontiere, ma questo è troppo. Anche per la dinamica “incidente stradale”.