Loro uccidono – Il Criminal Minds danese di Andrea Palla
Dalla fredda Danimarca, un nuovo poliziesco cupo e affascinante.
Lo ammettiamo, è con imperdonabile ritardo che parliamo di Loro uccidono. L’avevamo lasciata lì, in mezzo alle cose da recuperare, facendocela passare sotto il naso inosservata. E, detto francamente, non se lo meritava.
Poi, un po’ per caso, mi sono imbattuto nella puntata pilota su Sky e ho iniziato a incuriosirmi, esclamando anche con un po’ di timore “toh, una serie tedesca coi poliziotti!”.
E invece no: Loro uccidono (Den som dræber) non è affatto tedesca, anzi viene da più su, da un posto freddo e affascinante come la Danimarca. E prima che possiate rabbrividire al pensiero di una serie poliziesca danese, mi preme ricordarvi il grande successo di The Killing, che proprio di una serie danese (Forbrydelsen) è remake: ciò dimostra in quattro righe quanto questa gente chiara di pelle ci sappia fare con delitti e serial killer.
La trama è molto semplice: l’ispettore Katrina Ries Jensen (Laura Bach) viene chiamata ad indagare su diversi casi di omicidio, e fin dalla prima puntata viene affiancata quasi stabilmente dal professor Thomas Schaeffer (Jakob Cedergren), psichiatra forense chiamato ad aiutarla nella stesura del profilo degli assassini. Ok, nulla di nuovo sotto il sole, se aggiungete pure il modo abbastanza tipico con cui questo psichiatra è tratteggiato: metodico, un po’ solitario, innervosito dall’idea di ritornare a lavorare per la polizia, vista la pesante influenza che questo lavoro ha avuto sulla sua vita familiare, ma al tempo stesso affascinato dalla mente perversa degli assassini, al punto da immedesimarsi in essi. Non è originale più di tanto nemmeno lei: brillante detective, donna determinata, spaventata da un passato che l’ha vista a sua volta vittima. Eppure, se anche le caratteristiche dei nostri personaggi principali pescano da un immaginario collettivo di genere, l’atmosfera complessiva della serie e le dinamiche interne ai protagonisti hanno molte cose da raccontare. Sarà quella patina grigiastra che avvolge gli sfondi, perennemente immersi in un inverno gelido e cupo, o forse quella vena di malinconia che caratterizza la recitazione, fatto sta che Loro uccidono è in grado di conferire ad un crime abbastanza classico un fascino del tutto particolare, che a questo punto ci verrebbe da dire tipico delle serie di provenienza danese.
Lontani dalla lentezza e dall’indagine monolitica dell’originale di The Killing, una sorta di manuale investigativo declinato in più volumi, qui ritroviamo invece un impianto narrativo verticale, con indagini che si concludono al termine di ognuna delle sei puntate da 90 minuti che compongono la prima stagione. L’episodio doppio, su un modello tipico anche della fiction italiana, permette di costruire veri e propri film, dotati di una storia corposa e sufficientemente dettagliata, allontanandosi dal rischio in cui spesso incappano certe serie americane, ovvero quello di accelerare troppo l’indagine e di soffermarsi poco sui personaggi, con l’orrenda necessità a fine episodio di terminare il tutto con spiegoni assurdi. Fortunatamente, in Loro uccidono questo non succede e c’è un buon bilanciamento tra i blocchi narrativi dei singoli episodi. D’altro canto, però, non viene tralasciato nemmeno il racconto orizzontale, che, puntata dopo puntata, permette di conoscere più a fondo i nostri protagonisti, tutt’altro che perfetti e privi di emotività.
I casi trattati non sono banali, né perbenisti; si tratta piuttosto di omicidi efferati e complessi, dove la soluzione non è data tanto da indizi materiali, quanto piuttosto da un attento studio della psicologia degli assassini. In questo, Loro uccidono assomiglia moltissimo a Criminal Minds, anche se, a differenza del telefilm americano, qui non ci affidiamo a una squadra di superesperti, ma all’intuizione di due brillanti investigatori.
La fotografia grigia e l’utilizzo di set claustrofobici, quasi teatrali, conferisce alla serie quella malinconia di cui parlavamo. È un altro aspetto a favore del telefilm, che non ha nulla da invidiare alle produzioni d’oltreoceano, a differenza dei prodotti della televisione di casa nostra. È proprio questa credibilità che mantiene il telefilm su standard elevati, e gli ha concesso di registrare in patria il miglior debutto di tutti i tempi: più di un terzo di danesi incollati alla tv per seguire la puntata d’esordio di questa serie, tratta dai romanzi della giornalista Elsebeth Egholm, scrittrice di successo di thriller nordici – alla Stieg Larsson, per intenderci.
Se un difetto glielo vogliamo trovare, risiede in quella lingua ostica e gutturale che dobbiamo sorbirci nella versione originale, in caso volessimo evitare il doppiaggio. Per il resto, sottigliezze a parte, non ci sono eccessive sbavature in questa prima stagione, e i casi sono tutti interessanti e coinvolgenti. La seconda stagione è già stata confermata. In conclusione, Loro uccidono può essere una valida alternativa all’inflazionato poliziesco americano, grazie alla sua una raffinatezza tutta europea nel mettere in scena caratteri e situazioni.
Perché seguirla: perché la sua provenienza danese le conferisce un fascino del tutto particolare, pur avendo elementi da classico crime.
Perché mollarla: perchè di fatto c’è già Criminal Minds, che è americana coi controcazzi americani. Ammesso che questo sia un bene.